La mia India – Pochi pagano per le notizie

In by Gabriele Battaglia

Ci sono due tipi di corruzione, spiega Annie Zaidi. Il primo è quello della politica e dell’amministrazione pubblica. Il secondo è di chi guarda gli altri combattere contro queste e non fa nulla per dare una mano. Così per molti è più facile acquistare i giornali pieni di pubblicità che giornali che danno notizie "scomode". Anna Hazare è in pellegrinaggio democratico in questi giorni. Un tour per tutto il paese che durerà 18 mesi e mira a rovesciare l’attuale governo. E mi chiedo che cosa significhi veramente. Che cosa ci sarà dopo che l’Upa sarà spazzato via? Ad ogni modo, sono d’accordo con Hazare su un punto. Lui parla di movimenti di massa come soluzione al marciume del nostro sistema.

Sono d’accordo perché parte della corruzione affonda le sue radici nelle masse. Inoltre, ci sono due tipi di corruzione. Uno è quello contro cui si protesta, solitamente legato al governo – saccheggio di denaro pubblico e/o risorse naturali. L’altra è la corruzione del silenzio – guardare qualcun altro combattere ma rifiutarsi di fare qualsiasi cosa per aiutarlo.

Una ragione per cui credo in tutto ciò è TA Rajendran. Non ho avuto notizie di lui fino alla sua morte. Rajendran aveva fondato un quotidiano chiamato Nawab, dove rivelava la corruzione finché non ha iniziato a essere chiamato Nawab Rajendran. Ma è stato arrestato, picchiato e ha dovuto chiudere il giornale. Per tutta la sua vita ha combattuto contro la corruzione, archiviando casi di Azione di pubblico interesse (pil), compresi alcuni contro l’ex primo ministro Kannoth Karunakaran. Eppure, non aveva nemmeno una casa o un indirizzo fisso. Pare che le persone gli scrivessero delle lettere, con l’indirizzo del tribunale di Kochi come destinatario. A causa della sua fama, Rajendran è morto povero nel 2003. Senza riuscire a risollevare e sostenere un giornale indipendente.

Esiste un dibattito sull’etica dei media e perciò parlo di questo argomento. La Commissione per le elezioni in India si stia muovendo per controllare le notizie a pagamento attraverso un Comitato di certificazione e controllo dei media. Si crede che lavori sia a livello di Stato che di distretto durante le prossime elezioni in Karnataka. Ci sono comitati simili in Haryana e Gujarat.

Il problema è che la corruzione è incorporata nel nostro sistema mediatico. I canali Tv e i quotidiani dipendono dalla pubblicità del governo e delle aziende private. Questo assicura profitti ma significa anche che non possono scopravvivere senza pubblicità.

L’alternativa è che i cittadini paghino abbastanza perché i redattori e giornalisti rimangano indipendenti. Non so quante persone ritengono necessario per il funzionamento della nostra società, ma la gran parte degli indiani non paga abbastanza per le notizie. È per questo che i giornali e i siti indipendenti chiudono. Le persone che li gestiscono devono pagare l’affitto, mangiare, dormire, andare a lavoro, mandare i figli a scuola. È troppo chiedere che lavorino per la verità, quando la società non pare darle il giusto valore.

Qualche volta penso che la corruzione sia come il bullismo. Un bullo picchia qualcun altro. Se la cava così. Lo fa di nuovo. Gli altri se ne accorgono. Anche loro iniziano a fare bullismo. Gli insegnanti possono intervenire, ma i ragazzi bulli sono probabilmente ricchi; le loro rette permettono i salari. I parenti delle vittime non intervengono per paura che il loro bambino possa essere punito o segregato. Così il bullismo prosegue. 

Una soluzione si ha quando i genitori iniziano a protestare. Ma devono anche sapere che devono supportare gli insegnanti che intervengono. Questo significa pagare i salari quando serve.

Lo stesso principio vale per i media. Non possiamo avere una democrazia reale se le persone come Nawab Raejendran subiscono violenze mentre cercano di esporre il problema della corruzione, mentre il resto di noi si abbona ai quotidiani pieni di publicità, dedicandoci alla vita privata delle stelle del cinema.

[Articolo originale su Daily News and Analysis]

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine.Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia