Ogni anno intere regioni dell’India vengono colpite dalla siccità. Un problema che porta con sé delle vittime. Una delle ultime è Parvati Jadhav, morta dopo aver camminato per chilometri in cerca di acqua. Eppure, scrive Annie Zaidi, l’acqua non manca. Sono le politiche di distribuzione a mancare. La causa ufficiale di morte è stata arresto cardiaco, portato da stanchezza e disidratazione.
Parvati Jadhav era stanca, stressata e aveva bisogno di bere più acqua. Un anno fa, Jadhav è morta in un villaggio nelle colline chiamato Dolara, nel distretto di Thane. Secondo le notizie, le persone si rifornivano da cisterne d’acqua fornite dal governo; 1400 persone avevano bisogno di 20 litri d’acqua al giorno, o 28 mila litri. Il governo ha mandato 8 mila litri una sola volta in 4 giorni. Vuol dire un litro e mezzo a testa.
Si può immaginare di sopravvivere con un litro e mezzo d’acqua? La disidratazione è scontata. Le malattie sono dietro l’angolo. Il conflitto è inevitabile. Nel caso di Jadhav, lei non ha preso nulla dalla cisterna, ha dovuto camminare qualche chilometro più in là fino a un pozzo, dove è scoppiata una lite che probabilmente l’ha portata all’arresto cardiaco.
A Dolara, l’unica fonte d’acqua era il pozzo e si dice che l’acqua non fosse veramente potabile. Dal 2012 si sa di acqua venduta in villaggi tribali per 15 rupie a bottiglia. In questo periodo il Maharashtra dovrebbe star facendo fronte alla siccità. Lo stato ha confermato la crisi idrica in 388 vilaggi nel solo distretto di Thane. Ma il piano d’azione, a quanto pare, prevede l’invio di autocisterne in 100 villaggi. Non c’è chiarezza su quanta acqua verrà mandata – un litro e mezzo per persona? – o su cosa succederà agli altri 288 villaggi.
Nel frattempo, pare che il ministro “guardiano” di Thane, Ganesh Naik, abbia dichiarato che non ci sarebbe alcuna crisi idrica. Ci sono anche resoconti di un nuovo flusso di migranti verso le aree urbane del distretto perché le persone stanno scappando dai villaggi dove l’acqua scarseggia. Mumbai soffre perennemente di crisi di sovrappopolazione.
Credo che ora sarebbe un buon periodo per iniziare a farsi qualche domanda. Il distretto di Thane ha due fiumi, l’Ulhas e il Vaitarna, che scorrono attraverso Shahpur e Vada, che sono aree dove l’acqua scarseggia. Com’è possibile che l’acqua venga a mancare in un posto se vi scorrono in mezzo due grandi fiumi? Ci sono almeno sette dighe nel distretto e alcuni laghi artificiali creati per fornire acqua potabile. Eppure Parvati Jadhav è dovuta morire combattendo per l’acqua. E allora chi esattamente ha accesso a quell’acqua?
Negli ultimi tempi, ho sentito una barzelletta alla radio, qualcosa a proposito di un bambino che non capiva la campagna “acqua sicura” e voleva mischiare il sev (del sev-puri) a secchiate d’acqua. Era un gioco di parole. E fin qui tutto bene, mi pare. L’uomo ride, poi parla di bambini che giocano intorno a una fontana. In un complesso residenziale di nuova costruzione. Fondamentalmente era pubblicità. Il che va anche bene. Chi non vorrebbe vivere in un posto con un sacco di spazio e un sacco d’acqua?
Ma la pubblicità mi ha fatto pensare alla nostra ottusa relazione con l’acqua. Anche in aree molto più vicine a Mumbai, come Diva, c’è una crisi. Giungono notizie secondo cui gli abitanti passano ore e ore sui mezzi pubblici per andare a Mumbra, giusto per prendere l’acqua. Eppure, le case sono costruite (spesso illegalmente) e comprate a Diva. L’ipotesi è che l’amministrazione alla fine inizi a fornire abbastanza acqua per tutti.
Nessuno si interessa davvero a dove l’amministrazione prenderà così tanta acqua. Qualche lago o qualche diga, giusto? Ma deviare l’acqua dai fiumi significa che le persone che erano abituate a rifornirsi d’acqua in quegli stessi fiumi saranno lasciate, piuttosto letteralmente, a bocca asciutta. Tutte persone come Parvati Jadhav.
Mumbai e Thane e decine di altre città nello stato vedono crescere nuove periferie. Mi chiedo quante di queste abbiano mai pensato di rendere obbligatoria la raccolta delle acque piovane. Le amministrazioni cittadine hanno piani per l’acqua che non prevedano di togliere l’acqua dai villaggi? Penso che sarebbe un’ottima occasione per porre queste domande.
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.