La mia India – I pericoli di una passeggiata

In by Gabriele Battaglia

Camminare sulle strade cittadine in India – ma non solo – sembra un’impresa facile. Eppure ci si ritrova in spazi angusti, con il rischio di essere investiti e ferirsi, oppure, addirittura, morire. Dove poi non ci sono auto, bisogna avere a che fare con l’immondizia. Le città sembrano non essere a misura di pedone. Ho provato a camminare almeno due volte a settimana. Non è che cammini fino a non avere più fiato, ma provo ad andare a piedi invece di spostarmi in macchina, così risparmio sul tempo o sui combustibili fossili non rinnovabili.

Ora che cammino, mi torna di nuovo in mente quanto sia difficile la città per i pedoni. La maggior parte dei marciapiedi è così stretta che due adulti insieme non possono camminare l’uno a fianco dell’altro. Se qualcuno cammina in senso opposto al tuo, uno dei due dovrà scendere dal marciapiede. C’è pochissima ombra o verde. Inoltre, i marciapiedi sono rotti in più punti. A volte si cade in un fosso per nessuna ragione. E, ovviamente, ti prendi il peggio dell’inquinamento; il che è ironico e irritante al tempo stesso, dal momento che cerchi di fare la tua parte per un ambiente più pulito.

Pur ignorando il rumore e i fumi di scarico, passa oltre un terreno non edificato e ti ritrovi a dover avere che fare con l’immondizia. Pile e pile di immondizia. Ogni volta che passo vicino a queste discariche, mi chiedo cosa potrebbe succedere se un simile cumulo di spazzatura fosse tenuto nel bel mezzo della strada, nel percorso di auto e camion. Sarebbe lasciato lì per mesi? Forse che la municipalità (o qualunque privato sia padrone di una striscia di terra vuota) non sa di così tanti rifiuti accumulati? Nessuno se n’è lamentato?

Gli unici a risentire della sporcizia, però, sono i passanti o i senzatetto che dormono sul marciapiede. E chi mai farebbe qualcosa dopo qualche lamentela di un senzatetto?

Tutti questi problemi macchiano il mio piacere nel passeggiare. Eppure cammino. E mi ritrovo a correre rischi perché spesso non ci sono attraversamenti o interruzioni nelle barriere divisorie tra le carreggiate per più di un chilometro.

L’altra sera, stavo camminando con un amico. A un incrocio affollato, due poliziotti dirigevano il traffico nell’una e nell’altra direzione. Abbiamo aspettato, pazientemente, sperando che ci notassero. Ma questi non fermavano il traffico per far passare i pedoni. Alla fine, mi sono sbracciata furiosamente verso uno degli agenti. Questo mi ha indicato uno spazio (un intervallo durato circa 3 secondi) tra le macchine in corsa e mi ha fatto segno che potevamo attraversare. Ci siamo riusciti, ma non ce l’ho fatta a non urlargli contro la mia rabbia.

Di recente abbiamo appreso che a Mumbai, la maggioranza dei feriti in incidenti stradali – circa il 57 per cento – sono pedoni. Studi più vecchi hanno dimostrato che in gran parte delle città indiane, circa un terzo delle morti in seguito agli incidenti sono quelle dei pedoni. Ed ecco un’altra statistica: tra il 1981 e il 2001 la popolazione umana di sei metropoli è cresciuta di 1,9 volte, ma la "popolazione a motore" di 7,7 volte. Un decennio più tardi, gli studi indicano che le auto sono aumentate di 9 volte in più rispetto all’aumento di popolazione.

Ciò nonostante, pedoni e ciclisti valgono per il 30 per cento degli spostamenti in città. Ma secondo uno studio del 2008, che ha raccolto dati in 30 città indiane, solo il 30 per cento delle strade ha un percorso pedonabile. Tali statistiche aggiungono che milioni di indiani rimangono feriti o muoiono solo camminando su strade piene di auto e bici. Non lo fanno perché sono stupidi o hanno manie suicide, ma perché non hanno alternative. Qualsiasi piccola traccia di sicurezza ci si possa aspettare camminando sui bordi delle strade è spazzata via perfino dalle macchine parcheggiate in seconda fila.

E così, sono felice sentire che qualcuno ha annuciato un piano civico nazionale per la creazione di percorsi pedonali. Non un piano nel senso che non riceve finanziamenti, ma che ha una missione: riprendersi una parte della strada e rifiutare una politica che favorisce le auto invece di pedoni e ciclisti. Naturalmente io cammino al loro fianco.

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine.Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.