La mia India – Ad ognuno il proprio villaggio

In by Simone

Ad Amsterdam l’amministrazione locale sta pensando di indirizzare i cittadini che disturbano la quiete pubblica in quartieri ad hoc, ghetti per elementi irrequieti. Cosa succederebbe se tale concetto venisse applicato in India? Se lo chiede una combattuta Annie Zaidi.
Avete sentito dei “villaggi della feccia” ad Amsterdam? Pare che, a fronte di oltre 13mila segnalazioni di disturbo della quiete pubblica all’anno, ora stiano pensando di creare dei campi ad hoc dove poter mandare le persone che disturbano, chi ha comportamenti “anti-sociali”.
Le famiglie potranno vivere in roulotte o case molto modeste, sotto monitoraggio continuo della polizia.

Il punto è: chi decide cosa disturba e cosa no? La questione lascia ampio margine di manovra ad ingiustizie ed accanimento verso particolari minoranze politiche o morali, ed è un peccato che Amsterdam stia considerando di intraprendere questo sentiero scivoloso. Nell’articolo si dice che i funzionari municipali sono in grado di identificare i trasgressori meritevoli di “sei mesi di corso obbligatorio”. Il che suona molto come “rieducazione” e riporta alla memoria stati anti-democratici e colonie penali.

C’è una differenza molto sottile tra tenere comportamenti non in linea con la società o non voler obbedire a tutte le leggi del codice civile ed effettivamente disturbare vicini che, incapaci di affrontare o rispondere, potrebbero essere costretti a lasciare le proprie case. Ciò che rende la situazione più pericolosa è l’atteggiamento dei politici. Un leader politico locale ha descritto l’iniziativa come “raccogliere la spazzatura”.

Ritenere o descrivere dei cittadini come “spazzatura” o “feccia” non è salutare: danneggia lo spirito umano. Per questo tutta questa faccenda dei campi per reietti mi mette a disagio.
Eppure, in un angolo della mia testa, c’è questa fantasia: cosa succederebbe se tutti i “disadattati” potessero chiedere un permesso al governo per costruirsi il proprio villaggio? Un po’ di terra dove poter vivere secondo le loro regole, senza interferenze della polizia?

Vogliamo tutti spedire altrove le persone che non ci piacciono, mandarle in un posto dove possano vivere con gente come loro: nei ghetti. Ma cosa succederebbe se l’India fosse divisa basandosi su preferenze di comportamento o linguistiche o religiose?

Ipotesi: unica legge applicabile per tutte le comunità contro aggressione, omicidio e schiavitù; a 16 anni si può decidere se stare coi genitori o andarsene in giro, viaggiare in cerca di una colonia dove si condividono i valori dei residenti locali.

Qualche tempo fa girava un test online. Indovinava la tua provenienza basandosi sui tuoi valori e opinione politica. Saltò fuori che molte delle persone che mi piacciono e amo “vengono” dalla Svezia o dalla Norvegia. Persone tolleranti, liberali, non-violente che credono nella giustizia sociale, nell’eguaglianza tra generi, nella libertà. Eppure, nessuno di noi ha intenzione di lasciare l’India.

Che bello sarebbe se il governo potesse fare un sondaggio psicologico nazionale e scoprire chi vuole un approccio “tolleranza zero” contro gli stupratori, chi preferisce un approccio più soft, chi rivendica il diritto di aggredire uomini, donne, bambini o animali senza rischiare nessuna conseguenza.

Un sondaggio tipo: “Chi crede nel sistema della dote, in questa fila. Chi crede nella purdah, in quest’altra. Chi non crede nell’eredità e nel matrimonio legali, alzi la mano”.

Se solo potessimo tutti trovare il nostri “cittadini gemelli” e andarcene a vivere nei nostri villaggi-feccia con le nostre regole…

[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.