La Commissione di difesa nordcoreana non c’è più

In by Gabriele Battaglia

La potente Commissione  di difesa nazionale, massimo organismo della Corea del Nord, sarà sostituita da una nuova Commissione per gli affari di Stato. Il cambio di nome potrebbe indicare uno slittamento delle priorità dall’ambito militare a quello economico.  All’apparenza è soltanto un cambio di nome. La Commissione  di difesa nazionale cede il posto alla Commissione per gli affari di Stato. Al vertice del nuovo organismo del regime nordcoreano l’Assemblea suprema del popolo, sorta di organo legislativo, è stato nominato il giovane leader Kim Jong Un. Un altro incarico quindi, che rafforza la posizione del Brillante Leader al vertice della Corea del Nord e si somma a quelli di presidente del Partito coreano dei lavoratori e quello di comandante supremo delle Forze armate. Manca in teoria quello di presidente, assegnato per l’eternità al defunto nonno Kim Il Sung, mentre a ricoprire almeno formalmente il ruolo di capo dello Stato è il presidente della stessa Assemplea suprema, Kim Yong Nam.

Con l’ultima nomina Kim, salito al potere nel 2011 alla morte del padre Kim Jong Il è assurto virtualmente al vertice delle principali istituzioni del Paese: il partito, il governo e l’esercito. Meno clamore ha invece fatto il cambio di nome della Commissione nazionale di difesa. Per decenni l’organismo è stato il vero centro di potere del regime. La nuova denominazione potrebbe far presupporre uno slittamento delle priorità nell’agenda del regime, dal militare all’economia. È la politica a doppio binario del byungjin.

Sul piano militare lo sfoggio di forza, da ultimo con i test balistici a medio raggio delle scorse settimane, e le minacce nucleari degli ultimi mesi possono essere servite a dimostrare che la Corea del Nord è vicina agli obiettivi prefissati. Sebbene Due dei quattro test atomici del regime siano stati condotti con il giovane Kim al potere, il programma nucleare è però di fatto una creatura del Caro Leader Kim Jong Il.

Il terzo esponente della dinastia che da oltre mezzo secolo comanda a Nord del 38esimo parallelo «è imprevedibile, forse più dei suoi predecessori, ma non è un pazzo »,spiega Shim Yoon-jie, vice presidente della commissione Affari esteri dell’Assemblea nazionale sudcoreana che China Files ha di recente incontrato a Roma per una conferenza organizzata dal Ce.Si.

Kim «ha il potere di controllare la società nordcoreana in due modi. Facendo leva sull’eredità familiare e attraverso un regno di terrore. Non sono però sicuro per quanto tempo possa andare avanti. È arrivato il tempo di far vedere le sue capacità di governare. Per farlo sfrutta il programma di armamenti e fa leva sullo sviluppo economico. Quest’ultimo punto è proprio ciò che né il nonno né il padre sono riusciti a ottenere».

Nel corso del congresso del Partito che si è svolto a inizio maggio, il primo in 36 anni, è stato lanciato un piano quinquennale di stimolo all’economia, i cui contorni sono però tutt’altro che chiari. Il centro di comando per lo sviluppo economico sarà proprio il governo. Occorre tuttavia capire quanto le sanzioni internazionali, rafforzate in risposta alle ultime provocazioni di Pyongyang, peseranno sui proclami di Kim Jong Un, che tra i primi impegni da leader si ripromise di non far più stringere la cinghia ai nordcoreani.

«Occorrerà vedere l’attuazione delle sanzioni », ricorda Shim convinto che in mancanza di gruppi o organizzazioni non governative che agiscono dall’interno siano l’unico modo di fiaccare il regime, anche perché indirizzate verso la dirigenza. «Se avranno effetto sulla leadership avranno effetto anche sulla società e influenzeranno la trasformazione del regime».