Le direttive dell’ultimo Comitato centrale in Cina, hanno aperto un’ampia discussione sulla stampa locale sulla necessità di migliorare l’immagine della Cina all’estero. Il South China Morning Post del 24 ottobre racconta i tentativi di restyling del Dragone.
L’immagine della Cina all’estero è basata su stereotipi ed allusioni che la descrivono spesso come un paese misterioso, quando non pericoloso per il benessere del mondo occidentale. Così la descriviamo: fabbrica del mondo, paese in cui ancora vige la censura, patria di ipotetiche e ancora esistenti guardie rosse. Insomma, una nazione fortemente controllata e priva di dialogo o riflessioni interne.
Questa immagine della Cina è fortemente contrastata all’interno del paese, grazie alla grande opera di propaganda del Partito che al pubblico cinese offre spesso editoriali e commenti contrastanti la vulgata occidentale. Ora, però, secondo i cinesi è giunto il momento di intervenire direttamente nei dibattiti stranieri: con voci e personalità cinesi in grado di cambiare la percezione degli stranieri nei confronto del colosso asiatico.
Oltre ad ospitare grandi eventi internazionali come le Olimpiadi e l’Expo, “i funzionari cinesi – ha scritto il South China Morning Post – sono ora più disponibili a pubblicare articoli su pubblicazioni straniere”. Gli analisti ritengono che questa manovra mostri un entusiasmo da parte di Pechino per rendere le sue politiche comprensibili in altre parti del mondo.
“Il governo cinese ormai vuole mandare i suoi messaggi in modo diretto”, ha detto James McGregor, un consulente della società di pubbliche relazioni Apco Worldwide, aggiungendo che i sospetti nei confronti della Cina da parte dei media occidentali sono il risultato dell‘ascesa del paese, spingendo di conseguenza i funzionari a essere più reattivi.
Uno degli ultimi esempi è arrivato dal consigliere di Stato Dai Bingguo, che ha scritto sul The Daily Telegraph il mese scorso, durante la sua visita nel Regno Unito, un articolo circa la crescita “pacifica” della Cina. Dai Bingguo ha spiegato in modo molto netto che “i cinesi hanno sofferto l’aggressione straniera e non sono intenzionati ad infliggere tali sofferenze ad altri popoli”.
Il 23 giugno scorso, anche il premier Wen Jiabao ha scritto un articolo sul Financial Times durante la sua visita in Ungheria, Regno Unito e Germania spiegando di essere sicuro circa le possibilità cinesi di contenere l’inflazione interna.
Lai Hongyi, professore di storia contemporanea cinese presso l’Università di Nottingham, ha confermato come la Cina sia ormai concentrata più verso “una campagna internazionale di pubbliche relazioni”, attraverso la richiesta ai suoi funzionari all’estero di essere più interattivi con i media internazionali.
Una mancanza di trasparenza ha portato ad una percezione comune che tutto in Cina venga risolto “sotto al tavolo”, influenzando così una percezione sbagliata del paese, ha spiegato Lai al South China Morning Post: “non penso che i temi affrontati oggi dai funzionari cinesi e dai loro predecessori abbiano molte differenze con il passato, ma i funzionari oggi sono più attivi. Se non altro oggi danno l’impressione di volere rispondere e partecipare a discussioni internazionali”.