La Cina e gli attacchi di Parigi

In by Simone

Sull’onda degli attentati parigini, anche la Cina ha aumentato la propria allerta. Come riportato dalla stampa nazionale, «Pechino ha aumentato il suo livello di allerta terrorismo per coprire l’intero paese». E allo stesso tempo la Cina ne approfitta, segnalando l’esistenza di gruppi terroristici nella regione occidentale dello Xinjiang, recuperando così una storica battaglia di Pechino, alla ricerca del riconoscimento «internazionale» di queste forme di «terrorismo». E i media scoprono l’esistenza di un corpo speciale di cui si sa pochissimo.«Sulla scia degli attacchi che hanno attraversato la capitale francese, province e città in Cina hanno emesso nuovi ordini ed esercitazioni antiterrorismo», racconta il Global Times, spin off dell’ufficialissimo Quotidiano del Popolo.

Le procedure sono attive, secondo quanto riportato dai media cinesi: il capo della polizia della regione della Mongolia interna, ad esempio, ha fatto appello a un più forte senso di urgenza e responsabilità da parte di tutti i funzionari, e «ha sottolineato l’importanza di salvaguardare la stabilità della Cina settentrionale. Ha anche sottolineato il dovere, la cooperazione e la vigilanza in tutta l’impresa».

Domenica nella provincia dello Shanxi, nella Cina del nord, l’antiterrorismo ha tenuto una conferenza di emergenza simile, «con il capo del gruppo che ha chiesto contromisure e una preparazione migliore».

Anche a Shanghai, forze speciali della polizia armata hanno intrapreso domenica delle esercitazioni antiterroristiche per migliorare la loro capacità di affrontare le emergenze, mentre Pechino è blindata come al solito, come accade quotidianamente.

Inoltre, il People’s Daily ha condiviso istruzioni su Weibo, il Twitter cinese, informando il pubblico su cosa fare nel caso dovessero essere coinvolti in un attentato terroristico.

Perché tutta questa emergenza? La Cina è da tempo una società iper controllata, dove il Partito teme qualsiasi sconvolgimento interno, ma i recenti attacchi di Parigi hanno senza dubbio risvegliato la paura di attentati da parte di forze separatiste nelle regioni più sensibili del paese. Forze che hanno dimostrato – nel tempo – di saper colpire anche in zone centrali, come accaduto a Pechino sulla Tian’anmen.

E così, domenica, si è scoperto il poco conosciuto corpo antiterrorismo della Xinjiang Production and Construction Corps (XPCC). Si tratta di un’organizzazione semi-militare gestita dallo stato cinese che ha come ruolo quello di realizzare sistemi di sicurezza e prevenzione contro il terrorismo.

La Xinhua ha riportato che funzionari del «gruppo dell’anti-terrorismo del XPCC hanno partecipato ad una videoconferenza con il gruppo dirigente nazionale della lotta al terrorismo e il Ministero di Pubblica Sicurezza».

Si tratta di un corpo di cui si sa pochissimo, ma «gli esperti dicono che il gruppo esiste da tempo come parte dei crescenti sforzi nel paese per combattere il terrorismo».

Domenica parlando ad Antalya, in Turchia, a margine del vertice del G20, il ministro degli Esteri Wang Yi ha detto che la lotta contro i militanti islamici nel Xinjiang dovrebbe diventare una parte importante della guerra mondiale contro il terrorismo, in seguito agli attacchi terroristici mortali a Parigi di venerdì sera.

La Cina quindi prova a tirare acqua al proprio mulino, come già fatto in sede internazionale sulla Siria. Appoggiare l’Occidente, a fronte del riconoscimento del terrorismo internazionale del Xinjiang, una partita che evidentemente non è mai stata considerata chiusa da Pechino.

[Scritto per East online; foto credit: telegraph.co.uk]