Kim vuole dimostrare di non essere soltanto «nipote di»

In by Gabriele Battaglia

L’annuncio del riuscito test della prima bomba all’idrogeno nordcoreana, più che un messaggio al mondo, sembra rivolto dal giovane Kim Jong Un all’interno della Corea, spiega la professoressa Ideo. Nuove sanzioni sono però all’orizzonte, mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu denuncia l’escalation di Pyongyang. Una provocazione che lascia molto scetticismo. La Corea del Nord ha annunciato di aver testato con successo la sua prima bomba all’idrogeno. La speaker dell’emittente ufficiale Kctv ha dato la notizia in tono solenne quando erano trascorse alcune ore dal rilevamento di un terremoto di magnitudo 5.1, scatenato da cause artificiali, localizzato non distante dal sito per test nucleari di Punggye-ri, qualche centinaio di chilometri a sud del confine con la Cina. E a stretto giro è arrivato il comunicato della Kcna, l’agenzia giornalistica del regime, che ha definito l’esperimento atomico – il quarto condotto da Pyongyang dal 2006 e il secondo nell’era Kim Jong Un – un fatto «spettacolare» possibile grazie alla «saggezza e alla tecnologia locale».

La Corea del Nord, prosegue la nota, entra così nel ristretto novero di stati che possiedono la bomba all’idrogeno, «il popolo coreano potrà dimostrare lo spirito di una nazione equipaggiata con il più potente deterrente nucleare». Le celebrazioni per il successo tecnologico si sommano alle minacce contro gli Stati Uniti, su cui comunque Pyongyang ha scaricato ogni responsabilità sul rischio di future tensioni nucleari nella penisola coreana e nei paesi limitrofi.

Messo in secondo piano dalle crisi in altri scacchieri del globo, il regime nordcoreano torna a batter un colpo. «La strategia è già stata seguita in passato da Kim Jong Il», spiega al manifesto, Rosella Ideo, coreanista ed esperta di relazioni internazionali dell’Asia orientale, secondo la quale però l’intera vicenda va analizzata puntando l’attenzione sulle cause interne e sulla volontà di Kim Jong Un di far valere la propria statura di leader, con un occhio al congresso del Partito dei lavoratori convocato per maggio. Il conclave del partito unico al potere, tornerà a riunirsi per la prima volta in 36 anni.

I lavori dovrebbero sancire un ricambio generazionale, ma proprio la sfida nucleare che Kim ha apparentemente rivolto al mondo «pare un messaggio indirizzato all’interno». Il giovane leader, prosegue la professoressa Ideo, ha portato avanti un ricambio nelle file regime. «La sua posizione potrebbe tuttavia non essere ancora così solida». E un esempio in tal senso potrebbe essere il repentino passaggio dagli altari all’epurazione di alcuni alti funzionari. L’ultimo in ordine di tempo a riapparire è stato Choe Ryong Hae, già uomo di punta del nuovo corso dopo l’esecuzione di Jiang Song Thaek (lo zio del giovane Kim, nonché uomo di collegamento con Pechino), mandato lo scorso novembre in rieducazione e protagonista negli ultimi due anni di una carriera altalenante.

All’entusiasmo del regime per il test, si contrappongono le reazioni della comunità internazionale. Provocazione è la parola che ricorre con più frequenza. A Seul, partecipando a una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, la presidentessa Park Geun-hye ha lanciato un esortazione a collaborare con gli alleati «per punire la Corea del Nord». Il governo sudcoreano ha messo in allerta i militari. Soltanto cinque mesi fa i due Paesi, tecnicamente ancora in stato di guerra, sono infatti usciti dalla peggiore crisi bilaterale dall’esperimento atomico di febbraio 2013, con tanto di scambi di colpi alla frontiera.

Dopo l’annuncio di Pyogyang è partita l’immediata richiesta di convocare il Consiglio di sicurezza dell’Onu, che si è riunito nel pomeriggio. I componenti permanenti a stretto giro dall’annuncio avevano già tutti detto la loro. Gli Stati Uniti hanno condannato la violazione delle risoluzioni che vietano a Pyongyang test atomici e balistici. La Cina ha rimarcato la sua ferma condanna, ha convocato l’ambasciatore nordcoreano e non ha nascosto l’irritazione per non essere stata avvisate prima dell’esperimento. «Mosca è profondamente preoccupata dalle notizie sull’esperimento nucleare», ha ammesso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Francia e Gran Bretagna hanno chiesto fermezza. E al momento in cui questo articolo è andato in pagina fa fede la dichiarazione del rappresentate britannico al Palazzo di Vetro: «Lavoreremo con gli altri a una risoluzione su ulteriori sanzioni».

Condanne sono arrivate anche da Nato e Unione europea. Mentre per il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, il test nucleare, se confermato, «rappresenta una grave violazione del diritto internazionale». Di «minaccia alla sicurezza nazionale» ha parlato il premier giapponese Shinzo Abe; parole che vanno lette tenendo a mente che la crisi è la prima dall’approvazione della nuova legge sulla sicurezza che amplia le possibilità di intervento all’estero dei militari nipponici.

Allo stesso tempo la pretesa nordcoreana di essere in possesso della bomba H è stata accolta con scetticismo. La magnitudo del terremoto provocato dal test è paragonabile a quella degli altri esperimenti condotti senza utilizzare l’ordigno all’idrogeno. Le obiezioni sollevate dall’analista della Rand Corporation, Bruce Bennett, troverebbero conferme nei dubbi degli 007 sudcoreani. L’intelligence di Seul ritiene comunque che l’intera operazione sia stata pianificata con cura dal leader.

Già lo scorso dicembre il giovane Kim aveva dichiarato che il regime era in possesso della bomba all’idrogeno. Il leader nordcoreano «vuole dimostrare di non essere semplicemente figlio di e nipote di», aggiunge la professoressa Ideo, guardando anche all’altro possibile tema del congresso: le riforme economiche.

[Scritto per il manifesto; foto credit: businessinsider.com]