Carne di maiali malati rivenduta ai ristoranti da due funzionari ministeriali. Un business da 370mila euro, rivelato oggi dai media cinesi, che ha suscitato reazioni dei netizen cinesi su corruzione e sicurezza alimentare. Mangiare carne in Cina non è più sicuro. E a risentirne è anche l’economia nazionale. Erano stati assunti dal governo locale per distruggere le carcasse di maiali morti di malattia. Loro, invece, li rivendevano come carne destinata alle tavole dei cinesi.
La polizia del Fujian ha arrestato una donna, soprannominata Lin, che era stata assunta dai funzionari del locale dipartimento dell’Agricoltura affinché ritirasse maiali morti dai contadini, per poi eliminarne le carcasse secondo le procedure standard. A partire dallo scorso mese di agosto, lei ha invece inaugurato una redditizia attività di compravendita. Un altro raccoglitore, soprannominato Wu, ha detto di avere iniziato a fare la stessa cosa dopo aver visto quanti soldi Lin, che era sua vicina di casa, riusciva a guadagnare.
Wu e Lin sono in seguito entrati in società e hanno ampliato la loro attività illegale con la costruzione di un congelatore che – riporta il Global Times – poteva contenere fino a sei tonnellate di suini morti. Hanno anche assunto tre macellai e quindi venduto le carni in confezioni da 20 chilogrammi.
Wu, Lin e un loro aiutante, soprannominato Chen, insieme con il camionista e la guardia della società sono ora incriminati per la vendita di cibo avariato, secondo un comunicato del ministero della Pubblica Sicurezza. Altri collaboratori sono latitanti.
Il South China Morning Post riporta che Lin, 44 anni, e Wu, 33, sono probabilmente riusciti a vendere fino a 40 tonnellate di carne in tre mesi, per un guadagno di 3 milioni di RMB (370mila euro). I due avrebbero dovuto smaltire correttamente i suini uccisi da una malattia virale chiamata “pseudorabbia” (malattia di Aujeszky, in italiano) e dalla sindrome respiratoria e riproduttiva del suino, entrambe patologie diffuse in tutto il mondo. Lin avrebbe cominciato ad acquistare i suini morti dagli agricoltori locali a un prezzo irrisorio, oltre a raccogliere le carcasse abbandonate sui lati delle strade.
Dopo la macellazione e lo stoccaggio nella cella frigorifera, la carne sarebbe stata poi venduta nelle province del Guangdong, Hunan e Jiangxi. Tutta la carne commercializzata è probabilmente già stata consumata nei ristoranti delle tre province, dice il rapporto del ministero. La polizia ha anche rinvenuto circa 32 tonnellate di carcasse in un magazzino e su un camion.
La notizia ha scatenato le proteste online: sui social network molti utenti hanno scritto che i colpevoli dovrebbero essere giustiziati, mentre c’è chi lamenta il fatto che non sia più sicuro mangiare carne nella Cina continentale.
La scorsa settimana la polizia cinese ha comunicato di avere arrestato circa novecento persone nel corso di un giro di vite durato tre mesi contro questo commercio illegale: 63 di queste sono sospettate di aver venduto carne di topo, volpe e visone come carne d’agnello. I media cinesi hanno riferito ieri che le fettine di agnello servite nei ristoranti come spezzatino erano spesso mescolate con carne proveniente da fonti animali sconosciute.
La China Central Television – tv di Stato – ha fornito ieri le informazioni base su come identificare la carne dei suini malati. I fattori chiave, secondo Cctv, sarebbero l’odore, l’elasticità e il colore esterno.
China Daily intervista i membri di una famiglia di Shanghai che hanno ormai eliminato dalla propria dieta le carni di maiale, pollo e montone.
All’origine, gli scandali alimentari che ormai sono sempre più documentati anche dalla stampa cinese. L’impressione è che il governo voglia dare un segnale forte dopo che è emerso che dei circa centomila “incidenti” che si verificano in Cina ogni anno (leggi “rivolte”), quelli per ragioni ambientali o di sicurezza alimentare hanno ormai superato quelli dovuti all’esproprio di terre contadine. Segno di una Cina che cambia e che non prescinde più da un minimo di qualità della vita, ben rappresentata da alimenti sicuri, acqua potabile e aria respirabile (il secondo e il terzo sono problemi che meriterebbero trattazione a parte).
Dopo il caso delle carcasse di maiale galleggianti nei pressi di Shanghai, a marzo – rispetto al quale gli arresti odierni sembrano la classica chiusura del cerchio – ricordiamo che nei giorni scorsi è emerso lo scandalo della carne di topo venduta come coniglio, mentre sul pollame grava l’incognita aviaria. Tra gli stranieri che vivono in Cina è ormai costume diffuso evitare il pollo e anche le uova, anche se non è ben chiaro come si trasmetta il virus che, va detto, ha colpito per ora una percentuale irrisoria della popolazione.
L’agenzia Nuova Cina riporta che il prezzo del maiale, vero e proprio alimento base della cucina cinese e voce del paniere che determina l’andamento dell’inflazione, è al livello più basso degli ultimi tre anni. Sul piano nazionale, la carne suina è scesa del 18 per cento rispetto all’11 febbraio, primo giorno del capodanno cinese e data in cui tradizionalmente i prezzi si impennano. Ma in Hebei, Shanxi, Liaoning, Shandong e nella municipalità di Chongqing, il prezzo è calato anche del 30 per cento.
Da questa ecatombe alimentare sembra per ora esclusa la carne bovina. E infatti – riporta China Daily – i prezzi del vitello salgono.
[Scritto per Lettera43; foto credits: ]