Un rapporto dell’Onu ha rilevato ben 480 casi tra violenze sessuali e sesso in cambio di favori occorsi durante le missioni dei caschi blu in tutto il mondo tra il 2010 e il 2013. Tra questi, almeno tre degli accusati fanno parte dei contigenti indiani, riportando alla memoria episodi infamanti per l’esercito indiano durante la missione Onu in Congo nel 2008. Il rapporto stilato dallo UN Office of Internal Oversight Services è stato ripreso estensivamente da gran parte della stampa nazionale indiana. Il documento fa riferimento alle indagini interne condotte dai caschi blu impegnati nelle varie missioni di peacekeeping che impegnano le forze internazionali in scenari che vanno dalla Haiti post epidemia al Sud Sudan dilaniato dalla guerra civile.
Dei 480 casi riportati – un conto parziale, considerando la reticenza delle stesse autorità militari ad attuare misure di controllo e denuncia, rilevata nello stesso rapporto – i paesi con più imputati risultano essere Sudafrica (9), Uruguay (8), Nigeria (7) e Pakistan (4). Ma nell’elenco figura anche l’India, con tre casi dei quali non si sa ancora quasi nulla: né dove siano occorsi, né quando.
L’India è tra i primi membri Onu per numero di soldati impiegati in operazioni di Peacekeeping. Ad oggi si contano 7.200 caschi blu indiani in missione, tra le altre, in Congo, Sud Sudan e Libano.
I reati contestati saranno valutati dalla Corte marziale, mentre le autorità militari indiane hanno già annunciato pene esemplari per chi "getta discredito sull’esercito indiano all’estero".
La vicenda ha riportato a galla un altro scandalo che aveva coinvolto i reparti di sicurezza indiani in Congo, accusati di sesso a pagamento e di aver avuto relazioni con donne locali, alcune rimaste incinte.
Secondo le regole di condotta che i caschi blu sono chiamati ad osservare in missione, anche le relazioni consenzienti con donne locali sono vietate, imponendo un rigidissimo codice morale alle forze internazionali.
Un’interessante inchiesta pubblicata anni fa da Outlook India ci aiuta a capire meglio l’entità dei crimini di cui alcuni indiani si sono macchiati durante le operazioni in terra straniera. Il pezzo si concentra sui casi di paternità di alcuni soldati del Reggimento Sikh dispiegato in Congo, tratteggiando relazioni a cavallo tra la prostituzione e l’infatuazione.
Rese publiche le accuse ai soldati indiani, il Reggimento Sikh è stato richiamato in patria ed è stata aperta una commissione d’inchiesta marziale. Tra gli imputati, 12 ufficiali e 39 soldati del Reggimento Sikh, tutti obbligati al test del Dna per determinare la paternità di figli "dai distinti tratti indiani" avuti con donne congolesi.
[Scritto per East online; foto credit: ibnlive.com]