Due fratelli di umili origini divenuti rivali, un impero tentacolare e miliardario fondato sugli alcolici, gli agganci politici,le guardie del corpo armate fino ai denti, l’obbedienza alla mamma, la fede sikh e un epilogo tragico: Scarface a New Delhi a ritmo di bhangra.
Qualche pallottola era già volata tra le due fazioni avverse lo scorso 5 ottobre nella casa familiare di un tempo a Moradabad, in Uttar Pradesh, ma quella volta non si era fatto male nessuno. La ruggine doveva però aver corroso ormai irrimediabilmente le relazioni tra i due fratelli Ponty e Hardeep Singh Chadha, costretti per di più a vivere gomito a gomito per volere inappellabile della madre in una delle loro molte proprietà a Sud di Delhi, dove risiedeva secondo tradizione l’intera famiglia allargata.
Fino a sabato scorso, quando mezz’ora di fuoco incrociato ha posto fine alla vita dei due in un’altra lussuosa proprietà della famiglia a Chattarpur, nell’area di Mehrauli.
Pare che i rapporti tra i due fratelli, divenuti già pessimi a causa delle dispute sorte sulla spartizione dell’impero ereditato dal padre l’anno scorso assieme al terzo di loro, Rajinder, fossero definitivamente degenerati proprio per colpa della scenografica tenuta di Chattarpur, assurta nella vicenda a proverbiale goccia in un vaso evidentemente già più che pronto a traboccare.
La proprietà era stata appena assegnata ad Hardeep, detto Satnam, il secondogenito, dopo mesi di battaglie legali, mentre il maggiore, Gurdeep detto Ponty, si dice l’avesse intanto già promessa in dono a qualcun altro. Pare che un cartello Vendesi fosse stato già apposto al suo esterno da Hardeep, o che forse Ponty avesse fatto coprire con vernice nera il nome del fratello sull’insegna che ne indicava l’entrata in sfregio.
Le versioni, come sempre in India, sono varie e discordanti. Ma intanto la polizia rende noto che un altro commando di Ponty, contemporaneamente all’accaduto alla tenuta di Chattarpur, aveva cercato di prendere possesso con la forza anche di un’altra proprietà contesa nelle vicinanze, a Bijwasan.
L’unica certezza è che dopo un’ennesima discussione avvenuta tra i due il giorno precedente, Ponty, accompagnato da un suo amico deputato dell’Uttarakhand, dagli uomini della scorta del politico e dai suoi propri, si era presentato sabato sul posto, costringendo il personale di Hardeep ad abbandonare la villa. Informato dai suoi uomini, il fratello si era precipitato coi rinforzi alla tenuta ed è allora che si è scatenato l’inferno che è costato la vita a entrambi.
Toccherà ora agli esperti di balistica stabilire chi abbia aperto il fuoco per primo e chi abbia ucciso chi: durante le autopsie sono state rinvenute quindici pallottole nel corpo di Ponty e quattro in quello di Hardeep, mentre solo una tra le bodyguard presenti è risultata ferita.
Le scorte di entrambi erano in buona parte formate da membri della polizia di Stato del Punjab, che curiosamente garantiva protezione ai due fratelli anche al di fuori della propria giurisdizione territoriale.
Sicuramente però non può essere stato Ponty in persona a cominciare a sparare: secondo la famiglia, un incidente occorso in tenera età l’aveva lasciato gravemente disabile, secondo altri era stato invece mutilato in gioventù da una banda rivale, ma comunque sia andata i risultati della disabilità di Ponty erano accomunabili alla focomelia ad entrambe le braccia, a giudicare dalle rarissime foto disponibili dell’uomo.
La stampa indiana lo chiamava "L’uomo invisibile" per la gelosia con la quale aveva sempre protetto la propria immagine e l’aura di mistero che lo circondava, dal quale trapelava solo la sua passione per i capi firmati Armani, le generose donazioni alle istituzioni religiose sikh e il rifiuto di concedere interviste.
Si narra che il padre, Kulwant Singh Chadha, emigrato dall’odierno Pakistan dopo la Partition del 1947, vendesse negli anni ’60 cibo di strada davanti a un negozio di liquori a Moradabad e che fosse riuscito col tempo ad ottenere per sé la licenza di quella rivendita.
Coi proventi delle vendite avrebbe poi acquistato una trituratrice per la canna da zucchero per distillare in proprio. Poi un’altra per produrre invece sabbia da costruzione, allargando i propri orizzonti commerciali.
Ponty l’avrebbe affiancato da subito negli affari, diventando velocemente il boss assoluto della bottiglia, mentre il padre si occupava di piccoli appalti nelle opere pubbliche, commesse che diventarono rapidamente sempre più importanti e ricche.
Oggi il Wave Group, che riunisce le numerosissime attività dei Chadha, è un impero valutato a seconda dei conteggi da uno a dieci miliardi di dollari e che copre dalle distillerie al settore immobiliare di pregio, dai cinema multiplex agli zuccherifici, dai pasti nelle scuole pubbliche alle cartiere, dalle produzioni cinematografiche ai soft drinks.
Ma nessuno sa dire esattamente come sia stato possibile che un venditore ambulante di snack e i suoi figli scarsamente scolarizzati siano riusciti ad entrare tanto velocemente nel club dei tycoon miliardari indiani.
Certamente gli affari dei Chadha ricevettero enorme impulso grazie ad agganci e amicizie politiche e sulla stampa indiana si sottolinea particolarmente la vicinanza di Ponty con la pirotecnica ex premier dell’Uttar Pradesh Mayawati.
Ma in realtà il colpo grosso i Chadha l’avevano fatto circa dieci anni prima in Punjab, cuore della comunità sikh alla quale appartiene la famiglia, quando grazie all’affiliazione e alla protezione del governo locale, allora guidato dal partito a forte connotazione religiosa Akali Dal, nel 1997 Ponty era entrato per la prima volta nel giro locale della distribuzione all’ingrosso di alcolici, rompendo quello che fino ad allora era stato nella zona monopolio del gruppo Garcha, di Ludhiana.
I cambi al vertice non impensieriscono mai i veri uomini d’affari e così Ponty era già diventato il miglior amico di Amarinder Singh prima ancora che il Congress, per il quale questi correva da premier in Punjab, avesse strappato il governo dello Stato all’Akali Dal nel 2002. Una volta insediatosi, anch’egli aveva garantito il monopolio nello Stato a Chadha fino al 2006, quando la legge locale sugli alcolici cambiò in senso restrittivo.
Ma per allora Ponty era già stato incoronato re nel suo Stato natale, in quel momento governato da Mulayam Singh dello Samajwadi Party, che nel 2005 gli aveva assegnato un gigantesco appalto per la preparazione e distribuzione delle razioni statali ai bambini malnutriti in quello che è lo Stato più popoloso del Paese e uno dei più poveri, nell’ambito del programma alimentare lanciato in India a partire dal 1975, tra i più vasti del genere al mondo.
Un appalto poi riconfermato da Mayawati, che gli aveva garantito nel 2008 anche il monopolio della distribuzione all’ingrosso degli alcolici per i circa 200 milioni di loro concittadini.
Appena vinte le elezioni lo scorso marzo, Akhilesh Yadav, nuovo premier dell’Uttar Pradesh tornato a targa Samajwadi Party dopo la parentesi Mayawati, aveva dichiarato di voler istituire una commissione d’inchiesta per investigare sulle attività dei Chadha e sugli intrecci politici che li avevano largamente favoriti a discapito della comunità durante il governo precedente, ma poi non se ne fece nulla di serio.
L’ondata di indignazione popolare verso la corruzione imperante, unita ai blitz del fisco indiano, che aveva perquisito svariate proprietà della famiglia solo il mese precedente a caccia di tesori nascosti e documenti scottanti, avevano probabilmente reso opportuna una qualche presa di posizione pubblica in merito al mistero dei fratelli Chadha.
Ai quali sopravvivono ora Rajinder, l’incognita vera della vicenda, e il figlio di Ponty, il 30enne Manpreet, detto Monty; l’appalto per l’esclusiva della distribuzione degli alcolici in Uttar Pradesh scadrà il prossimo 31 marzo 2013 e starà quindi a loro riuscire a rinnovare la vera gallina dalle uova d’oro della compagnia, mentre all’inizio di novembre l’appalto per la distribuzione dei pasti era già stato riconfermato dal governo per i prossimi tre anni.
Nel settembre 2011, papà Ponty aveva introdotto ufficialmente il figliolo nel CdA della Wave Inc. indicandolo apertamente come successore a capo della compagnia, ed è probabile che fosse stata quella una delle cause principali del risentimento del fratello cadetto e, chissà, forse anche di quello del silente e fino ad ora realmente invisibile terzo fratello, Rajinder.
E mentre Mumbai si fermava dopo la morte annunciata di Bal Thackeray, a New Delhi e in Uttar Pradesh le rivendite di liquori e i cinema chiudevano in lutto per quella del tutto inattesa dei fratelli Chadha, cremati domenica sera fianco a fianco come non volevano più stare in vita, ancora una volta per volere dell’anziana madre.
[Anche su GuidaIndia; foto credit: dailymail.co.uk]
*Alessandra Loffredo è fondatrice e redattrice di GuidaIndia