Incendio al tempio in Kerala: cento morti di «rispetto dei sentimenti della comunità religiosa»

In by Simone

Domenica 10 aprile si è consumata l’ennesima «tragedia» indiana, dove «tragedia» indica una di quelle disgrazie inimmaginabili, e quindi non prevedibili, che lasciano in dote decine di morti e nessun responsabile. Un incendio causato da una gara pirotecnica tradizionalmente tenutasi davanti al complesso di templi hindu di Puttingal (nei pressi di Kollam, nello stato meridionale del Kerala) ha ucciso almeno 107 persone, ferendone oltre 380, tra le migliaia che attendevano nella notte lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Spettacolo che tutte le autorità dello stato avevano sconsigliato, rifiutando i permessi, ma che l’amministrazione del tempio ha comunque inscenato, minacciando i funzionari dell’amministrazione keralese di voler «urtare i sentimenti religiosi» dei fedeli hindu.Il lancio di fuochi d’artificio conclude tradizionalmente le festività del tempio per Vishu, la festa di primavera che per i fedeli hindu locali coincide col capodanno. Una tradizione che richiama al tempio centinaia di migliaia di fedeli, con annesse donazioni e dimostrazione di forza dell’amministrazione del complesso templare, legata – secondo la stampa indiana – a diversi politici locali di fede hindu.

Il tempio e la comunità che comprende – esattamente come la chiesa e le parrochie in Italia – rappresentano una base elettorale solida che aumenta il potere contrattuale dell’amministrazione del tempio nei confronti di quella, laica, dello stato. Un fattore del quale è bene tenere in considerazione la dirompenza, ad esempio, quando si valutano permessi di costruzione, licenze, promulgazione di leggi e, come in questo caso, campagne elettorali. Lo stato del Kerala, infatti, andrà alle urne assieme ad altri quattro stati tra il 4 aprile e il 16 maggio. Siamo, quindi, nel pieno della campagna elettorale.

In questo clima, si apprende dall’Indian Express, pare che le autorità competenti in materia di esplosivi e sicurezza pubblica abbiano subìto «forti pressioni» dai politici locali di fede hindu per rivedere l’iniziale rifiuto di concedere i permessi per lo svolgimento dello show pirotecnico, giudicato troppo pericoloso in seguito a un esposto presentato da un residente nei pressi del tempio che, da anni, ogni Vishu subisce danni alla propria abitazione.

I funzionari Shanawaz e Shainamol – entrambi di fede musulmana, sottolinea il quotidiano indiano – hanno mantenuto la propria posizione, confermando lo stop allo spettacolo pirotecnico anche nella serata di sabato, quando la polizia presente fuori dal tempio ha chiesto che fossero presentati i permessi necessari. Cosa che l’amministrazione del tempio non ha fatto, preferendo proseguire col programma predisposto.

Rispettare i sentimenti della comunità religiosa
È interessante notare la commistione di euforia, sentimento religioso e rispetto della legge. Il ministro degli interni del Kerala, intervistato dall’Indian Express, difendendo l’inazione della polizia ha dichiarato che nonostante non ci fossero i permessi, davanti a migliaia di fedeli in attesa dello show, bloccare tutto avrebbe probabilmente creato problemi ben più seri. Il rischio dell’effetto «mob», con centinaia di fedeli furiosi pronti a linciare chi si fosse intromesso nei loro «affari religiosi».

Nelle settimane precedenti alla «tragedia» i due funzionari dello stato del Kerala che avevano negato i permessi all’amministrazione del tempio avrebbero subìto una serie di pressioni e minacce da parte di politici locali hindu, preoccupati per l’effetto deleterio che il mancato rispetto della «tradizione» avrebbe potuto avere sulla loro campagna elettorale. Sempre secondo Indian Express, ai due funzionari musulmani sarebbe stato contestato l’obiettivo di «offendere i sentimenti di una comunità alla quale non appartengono»: la modalità melliflua con cui si indica la comunità hindu.

Al momento le indagini hanno portato a cinque arresti: tutte persone legate ai «contractor» dai quali il tempio aveva acquistato i fuochi d’artificio, presumibilmente illegali e sicuramente custoditi senza rispettare le norme di sicurezza vigenti.

Ai cinque, nella mattinata del 12 aprile, si sono aggiunti altri cinque funzionari del tempio di Puttingal, che si sarebbero consegnati alla polizia dopo due giorni di latitanza. Su di loro pende l’accusa di tentato omicidio.

[Scritto per Eastonline]