Si avvicina il Capodanno e centinaia di milioni di cinesi tornano a casa. Si tratta della migrazione annuale più grande della storia dell’umanità. Contraddizioni di un paese che è insieme ancora in via di sviluppo e seconda potenza economica mondiale.
La più grande migrazione dell’umanità è iniziata la seconda settimana di gennaio e si concluderà intorno al 16 febbraio. Come ogni anno centinaia di milioni di lavoratori migranti e di studenti (per non contare i cinesi che vivono all’estero) tornano a casa per il Capodanno cinese, l’unica vacanza garantita per legge.
Quest’anno, l’apertura dell’anno lunare in Cina cade il 23 gennaio, quando si entra nel segno del drago, uno dei dodici animali mitologici dello zodiaco cinese. Uno tra i più importanti, dato che i cinesi si considerano suoi discendenti.
Per questa data ci si aspetta che tutte le famiglie siano riunite attorno a una tavola imbandita a festa perché spesso si tratta dell’unica occasione durante tutto l’anno in cui i genitori possono trascorrere del tempo con i propri figli.
In questi giorni aeroporti, stazioni dei treni e dei pullman sono stracolme di gente in cerca del biglietto per tornare a casa. Carichi di borse di enormi dimensioni e di molte confezioni di spaghetti istantanei si preparano al lungo e difficile viaggio verso verso casa.
L’immaginario è quello che ci restituisce il pluripremiato documentario Last Train Home di Fan Lixin. Il regista ha infatti raccolto le immagini e le testimonianze dello sterminato popolo degli operai a sfruttamento intensivo seguendo una coppia cinese che ogni anno, da quasi venti, attraversa il grande stato-continente per tornare dalla famiglia.
Quest’anno, il portavoce del Ministro dei Trasporti, He Jianzhong, ha dichiarato che la Cina è preparata a 3,2 miliardi di singoli viaggi in soli 40 giorni. Significa che si è calcolato che l’intera popolazione cinese (1,4 miliardi di persone) si sposterà almeno due volte: una per raggiungere il paese natale e una per tornare nella città in cui lavora.
La stampa locale ha stimato che 80 milioni di persone al giorno saranno in viaggio su treni, autobus, aerei e barche; un aumento del 9,1% rispetto allo scorso anno.
Ci si aspetta che quasi il 90 per cento dei viaggiatori si sposterà in autobus (840mila nuove vetture verranno messe su strada per l’occasione), ma visto che il redditto da lavoro è aumentato rispetto agli anni precedenti, per la prima volta saranno in molti anche a prendere l’aereo (quasi 39 milioni secondo le stime ufficiali, il 7 per cento in più rispetto allo scorso anno).
Ma è la rete ferroviara quella che viene messa a dura prova, perché il treno rimane il mezzo più pratico ed economico per tornare a casa. Tanto che le ferrovie hanno inaugurato un nuovo sistema di prenotazione online per smaltire le enormi code. L’idea era buona ma ha provocato subito polemiche.
Intanto ha messo nuovamente in luce le due velocità della Cina. Se in molti quest’anno hanno potuto permettersi un biglietto aereo, è solo meno di un terzo della popolazione che accede ad internet, e si tratta di una popolazione giovane, che vive in città, ed ha un livello di scolarizzazione medio alto.
Molti dei lavoratori migranti più poveri quindi non hanno avuto modo di usufruire del nuovo servizio. Servizio che in ogni caso è andato in tilt, per il numero troppo alto di richieste di biglietti, creando più caos che benefici.
Negli ultimi anni, inoltre, c’è una nuova tendenza. L’annuale ritorno a casa sempre più spesso diventa un viaggio di solo andata. All’inizio del 2011, infatti, dopo il Capodanno dello scorso anno, le industrie labour intensive delle ricche regioni costiere del sud est, si sono trovate per la prima volta a corto di centinaia di migliaia di lavoratori.
La ragione va ricercata principalmente nel miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita delle regioni più interne della Cina. E quest’anno le previsioni di perdita di forza lavoro per queste regioni sono addirittura più alte. La possibilità di vivere e lavorare dignitosamente vicino casa spinge sempre più cinesi ad allontanarsi sempre meno dai paesi natii.
Paradossalmente anche gli aumenti salariali (l’anno scorso il salario minimo è cresciuto del 22 per cento di media) potrebbero essere una delle ragioni che spingeranno i migranti a non tornare nella città costiere nel 2012. Questi ultimi sono infatti collegati all’aumento dell’inflazione e a l’alto costo della vita nelle città.
Inoltre anche i grandi cantieri edili si stanno sempre più spostando verso città più piccole e nelle zone della Cina interna, facilitando i lavoratori migranti a trovare lavoro anche in zone meno sviluppate.
In ultimo, la forza lavoro cinese sta diventando sempre più specializzata e consapevole. Nell’ultimo anno non solo sono aumentati considerevolmente gli scioperi e le richieste dell’applicazione di diritti quali le ferie, gli aumenti salariali e un giusto trattamento dei lavoratori, ma la scelta del faticoso lavoro fisico non è più per molti l’unica soluzione. La mobilità sociale in Cina è alta e solo nell’ultimo anno il 18 per cento dei lavoratori ha migliorato le proprie condizioni di lavoro.
Insomma, se quest’anno il Ministero dei Trasporti teme che ci sia una differenza ancora importante tra “le domande dei passeggeri e la capacità ferroviaria” della rete esistente, è possibile che nei prossimi anni vedremo questa differenza assottigliarsi. Non per meriti del Ministero, però. Perché piano piano il benessere in Cina si sta diffondendo in maniera più omogenea.
[Scritto per Lettera43; Foto credits: mayleechai.wordpress.com]