In Giappone la convivenza tra civili e militari è in crisi

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Un elicottero precipita vicino a un centro abitato e getta nuove ombre sulla sicurezza dell’esercito, che Abe vorrebbe sempre più attivo e robusto. E lo scontro sulle basi si infiamma a Okinawa, fulcro della strategia militare nel Pacifico degli Stati Uniti.


«Abbiamo sentito un rumore come di rami che si spezzavano. Abbiamo guardato fuori per capire cosa stesse succedendo. Ho visto la fusoliera dell’elicottero perdere stabilità e poi venire giù in obliquo. L’elicottero è precipitato ad appena 200 metri dall’asilo».

Così una testimone, impiegata in un asilo di Kanzaki, provincia di Saga, ha descritto alla tv nazionale giapponese Nhk le ultime fasi della caduta di un elicottero militare impegnato in un’esercitazione poco sopra i cieli della città del Giappone sudoccidentale.

Il mezzo, un elicottero Apache Ah64, costruito dall’americana Boeing, è precipitato intorno alle 17 locali. Morti i due militari a bordo del velivolo. Incolumi i bambini dell’asilo, così come gli altri residenti della zona. L’incidente ha comunque provocato un incendio che si è diffuso ad alcune abitazioni e ha provocato un denso fumo nero. Probabilmente in seguito allo scoppio dell’incendio, uno studente elementare è rimasto lievemente ferito.

«Ho visto una casa di due piani prendere fuoco. Era stata costruita da poco», ha spiegato ancora un residente. «Ho avuto paura che le fiamme raggiungessero casa mia, così sono uscito subito». Il primo ministro Abe ha subito chiesto al ministro della Difesa.

Un altro elicottero precipita vicino a un centro abitato e getta nuove ombre sulla sicurezza dell’esercito, che Abe vorrebbe sempre più attivo e robusto. E lo scontro sulle basi si infiamma a Okinawa, fulcro della presenza militare in Asia degli Stati Uniti

Itsunori Onodera un’indagine per accertare le cause dell’incidente.

In un articolo del portale di approfondimento Withnews Naotaka Fujita, giornalista dell’Asahi Shimbun, fa delle ipotesi sull’incidente — tra cui la mancanza di manutenzione del mezzo e l’errore umano — adducendo anche la causa dello “stress” dei militari in un periodo di tensioni internazionali.

L’incidente di Kanzaki non è infatti il primo da due anni a questa parte. Ad agosto e ottobre dello scorso anno altri due elicotteri delle Forze di autodifesa erano precipitati nel corso di esercitazioni, il primo a largo di Aomori, nel nord del Paese e il secondo ad Hamamatsu, nella provincia di Shizuoka, a sudovest di Tokyo. In entrambi i casi i militari a bordo erano rimasti uccisi.

Secondo Fujita, la costante allerta — accentuata a partire da fine 2017 con i missili nordcoreani che hanno sorvolato il nord del Giappone — in cui sono tenuti i militari giapponesi e che impedisce loro di riequilibrare i periodi di attività con quelli di riposo sarebbe alla base dei tre incidenti.

«È necessaria un’indagine approfondita», conclude Fujita.

Sotto inchiesta finiranno probabilmente anche i mezzi in dotazione alle Forze di autodifesa che l’amministrazione Abe vorrebbe sempre più impegnate sugli scenari internazionali. Di recente, unità giapponesi hanno scortato una portaerei americana a largo di Okinawa, in applicazione delle leggi di sicurezza nazionale del 2015.

Non solo: il caso di Kanzaki ha nuovamente messo in discussione la (difficile) convivenza tra popolazioni civili e strutture militari.

Ad Okinawa, l’appendice più meridionale dell’arcipelago giapponese, dove le basi militari americane occupano circa il 20 per cento della superficie totale del territorio, la gente lo sa bene. L’ultimo incidente — che, casualmente, ha coinvolto ancora una volta un elicottero — risale a dicembre dello scorso anno. Il finestrino di un Ch53, l’elicottero più grande e pesante in dotazione alla marina americana si stacca e piomba su una scuola poco lontano dalla base aerea di Futenma, situata in una periferia densamente popolata della capitale prefetturale, Naha, provocando il ferimento di un bambino.

Da anni, a Okinawa, fulcro della strategia sicuritaria di Washington nel Pacifico dalla fine della seconda guerra mondiale — qui sono stanziati circa 26mila militari americani — e oggi primo cordone di “controllo” sull’attivismo militare cinese e sulla Corea del Nord, ferve il dibattito sulla presenza militare americana e sulla sua effettiva necessità.

Dagli anni ’90, incidenti stradali, casi di stupro e violenza soprattutto contro le donne locali sono stati portati all’attenzione dell’opinione pubblica giapponese e, negli anni, hanno portato i vertici militari Usa ad adottare contromisure contro le intemperanze di alcuni marine — come coprifuochi e divieti di consumo di bevande alcoliche.

L’attuale governatore della prefettura, il politico anti-basi Takeshi Onaga, è dal 2014 in aperto conflitto con il governo centrale che invece difende la necessità della presenza americana su suolo giapponese. Subito dopo la sua elezione Onaga ha fermato i lavori di costruzione della nuova base aerea Usa di Henoko, già approvati dal governo centrale e dalla precedente amministrazione prefetturale. Il governo Abe è ricorso alla Corte suprema che ha dato ragione a Tokyo. I lavori di costruzione della base sono quindi ricominciati tra le proteste di parte della popolazione locale.

Ad accentuare il cortocircuito istituzionale, è intervenuta negli ultimi giorni, l’elezione del sindaco di Nago — la città che dovrà ospitare la nuova base aerea Usa di Henoko — a trionfare sulla piattaforma antibase guidata da Susumu Inamine, è stato Taketoyo Toguchi, supportato dal partito liberaldemocratico del premier Shinzo Abe.

Città contro prefettura e prefettura contro Stato: una frattura dura a sanarsi. Così come quella interna alla popolazione locale — tra gli attivisti pacifisti e chi, come i proprietari di terreni ad uso militare, invece dalle basi trae profitti — spaventata dai rischi che la base potrebbe comportare.@Ondariva

di Marco Zappa

[Pubblicato su Eastwest]