I titoli di oggi:
- La Malaysia si schiera con la Cina sul commercio durante la visita di Xi a Kuala Lumpur
- Nvidia denuncia: “Le limitazioni all’export in Cina ci costeranno 5,5 miliardi”
- La UE chiede alla Cina di rivedere le sue politiche industriali
- Le poste di Hong Kong sospendono l’invio di pacchi verso gli Usa
- Trump riceve il rappresentante per il commercio del Giappone
La Malaysia si schiera con la Cina in materia commerciale. Lo ha dichiarato il primo ministro Anwar Ibrahim in un’intervista all’emittente statale cinese CGTN, in occasione della visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping, in tour nel Sud-est asiatico. I due paesi hanno firmato una serie di accordi per rafforzare gli scambi commerciali, in particolare nell’export malaysiano di olio di palma e durian, e per aumentare il numero di turisti e studenti cinesi nel Sud-est asiatico. In agenda anche collaborazioni in ambito energetico, con particolare attenzione alle tecnologie cinesi nel settore delle rinnovabili. Xi, accolto con gli onori di Stato a Kuala Lumpur, ha incontrato il premier malaysiano Anwar e il re Ibrahim Sultan Iskandar. La Malaysia è la seconda tappa di un tour diplomatico che toccherà anche la Cambogia, con l’obiettivo di rafforzare i legami con i partner del Sud-est asiatico e consolidare il ruolo di Pechino come guida regionale, in un contesto segnato dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Ma una maggiore vicinanza politica di Kuala Lumpur a Pechino, però, potrebbe attirare critiche o reazioni da parte di Washington. Intanto Xi oggi è arrivato in Cambogia, ultima tappa del viaggio asiatico che terminerà domani.
Nvidia denuncia: “Le limitazioni all’export in Cina ci costeranno 5,5 miliardi”
Il colosso dei microchip Nvidia ha reso noto che le nuove restrizioni imposte dell’amministrazione Trump alle esportazioni dei suoi chip H20 in Cina le costeranno 5,5 miliardi di dollari nel primo trimestre, come riporta il Wall Street Journal. Il governo di Washington lunedì ha informato Nvidia che gli H20 richiederanno una licenza per essere esportati in Cina per un “tempo indeterminato”, ha reso noto il colosso dei semiconduttori. Secondo i funzionari americani le nuove regole sono state decise per limitare i timori che i chip possano essere usati per la realizzazione di supercomputer in Cina. L’azienda aveva progettato i chip H20 per consentirne la vendita proprio nella Repubblica popolare, perché hanno una potenza di elaborazione molto inferiore rispetto ai più recenti processori Nvidia di fascia alta. Intanto, secondo fonti giornalistiche, Washington starebbe pensando ad altre misure per restringere le forniture di tecnologia americana a DeepSeek.
La UE chiede alla Cina di rivedere le sue politiche industriali
La Cina deve riconsiderare le proprie politiche industriali se vuole rafforzare i legami economici internazionali ed evitare un ulteriore isolamento, secondo la Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina. In un momento in cui le tariffe introdotte da Donald Trump stanno ridefinendo l’ordine commerciale globale, Pechino dovrebbe dimostrare maggiore apertura verso l’Europa, ha dichiarato il presidente della Camera Jens Eskelund. L’appello è arrivato alla vigilia della pubblicazione di un rapporto sulla strategia “Made in China 2025”, il piano decennale con cui la Cina ha conquistato posizioni di leadership in settori chiave come pannelli solari, batterie al litio e treni ad alta velocità.
Tuttavia, secondo il gruppo europeo – che rappresenta oltre 1.700 aziende – questo successo ha avuto impatti negativi sui mercati esteri, spesso invasi da prodotti cinesi a basso costo. Il rapporto sollecita Pechino ad abbandonare l’approccio centralizzato alla politica industriale e a tornare a riforme orientate al mercato, in grado di garantire condizioni di concorrenza eque anche per le imprese straniere. Tra le raccomandazioni, si evidenziano la necessità di ridurre gli squilibri commerciali con l’Ue e di favorire investimenti a lungo termine da parte delle aziende europee in Cina.
Le poste di Hong Kong sospendono l’invio di pacchi verso gli Usa
Il servizio postale nazionale di Hong Kong ha annunciato la sospensione delle spedizioni di pacchi verso gli Stati Uniti, in risposta agli aumenti dei dazi doganali da parte del presidente americano Donald Trump. Questa misura ha effetto immediato per i pacchi spediti via mare ed entrerà in vigore il 27 aprile per il trasporto aereo. Per quanto riguarda i pacchi già consegnati al servizio postale, ma non ancora spediti, le poste hanno dichiarato che contatteranno i mittenti per restituirli e rimborsare loro le spese a partire dal 22 aprile. Con questo provvedimento – da cui sono escluse le lettere – le aziende e i privati di Hong Kong dovranno pagare corrieri privati come FedEx e DHL per la consegna dei pacchi, facendo così aumentare ulteriormente i costi per i consumatori.
La mossa segue l’ordine esecutivo del presidente Trump sul blocco dell’esenzione doganale americana per i piccoli pacchi provenienti dalla Cina (la clausola ‘de minimis’) di valore pari o inferiore a 800 dollari, che entrerà in vigore il prossimo 2 maggio.
Trump riceve il rappresentante per il commercio del Giappone
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso soddisfazione dopo l’incontro avuto ieri alla Casa Bianca con l’inviato commerciale giapponese, il Ministro delle Politiche Economiche e Fiscali Ryosei Akazawa. “Un grande onore aver appena incontrato la delegazione giapponese per il commercio. Un grande progresso!” ha scritto Trump sulla piattaforma Truth Social. Akazawa, da parte sua, ha affermato di aver esortato fermamente Washington a rivedere le misure tariffarie che tuttavia restano lì nell’attesa di un altro round di colloqui questo mese. Il ministro si è rifiutato di fornire dettagli sulle interlocuzioni di mercoledì, ma ha chiarito che non si è parlato della questione valutaria. Intanto le imposte su acciaio e alluminio e un dazio del 25% sulle auto stanno già colpendo duramente l’economia giapponese.