I titoli di oggi:
- Trump annuncia dazi, Pechino minaccia contromisura
- Myanmar: la giunta spara contro un convoglio della Croce Rossa cinese
- Cina: scambio di ruoli tra i capi dei dipartimenti chiave del Partito comunista
- Il nuovo commissario di polizia di Hong Kong minimizza l’impatto delle sanzioni USA
- Gli Usa rafforzano la difesa della “seconda catena di isole” con investimenti in Micronesia
“La Cina adotterà contromisure per salvaguardare i propri diritti e interessi”. A stretto giro dall’annuncio delle nuove tariffe di Trump, il ministero del Commercio cinese promette ritorsioni, aggiungendo che “non ci sono vincitori in una guerra commerciale e il protezionismo non porta da nessuna parte”. La Cina esorta Washington “a risolvere le divergenze con i partner commerciali attraverso il dialogo”, ha affermato il dicastero in una nota ripresa dai media statali.
Il 2 aprile – “per riportare posti di lavoro e le fabbriche a ruggire nel nostro Paese” – Trump ha annunciato che la Repubblica popolare verrà colpita da tariffe del 34 per cento, in aggiunta alle misure del 20 per cento precedentemente imposte all’inizio di quest’anno. Il totale delle nuove aliquote sale così al 54 per cento, vicino a quel 60 per cento minacciato in campagna elettorale. Gli esportatori cinesi dovranno affrontare una tariffa di base del 10 per cento (applicata da Trump a tutti i paesi) su quasi ogni bene di consumo da sabato, prima che le rimanenti “tariffe reciproche” più elevate entrino in vigore dal 9 aprile. Il presidente ha anche firmato un ordine esecutivo che interrompe l’esenzione dai dazi per le importazioni sotto la soglia “de minimis” (800 dollari), di cui hanno beneficiato i prodotti acquistati sulle piattaforme di e-commerce Temu e Shein.
Ma in realtà è un po’ tutta l’Asia a tremare: i dazi non risparmiano neanche i principali alleati americani nella regione. Più contenuti quelli comminati a Giappone, Corea del Sud, e India (24 ,25 e 26%), più pesanti le barriere per Cambogia, Vietnam e Taiwan (49, 46 e 32%). Negli ultimi anni Asia meridionale e Sud-Est hanno accolto molte delle multinazionali intenzionate a diversificare la propria produzione fuori dalla Cina proprio per schivare le ricadute della trade war.
Myanmar: la giunta spara contro un convoglio della Croce Rossa cinese
La giunta militare al potere in Myanmar ha ammesso che le sue truppe hanno sparato colpi di avvertimento a un convoglio della Croce Rossa cinese che cercava di attraversare un’area di conflitto nello Stato di Shan. Il convoglio di nove veicoli, in avvicinamento al villaggio di Ommati e diretto a Mandalay, non si è fermato quando i soldati lo hanno intimato. In risposta la Cina ha chiesto al Myanmar di garantire la sicurezza del personale di soccorso, mentre il governo militare ha accusato la Croce Rossa cinese di entrare in una zona di conflitto senza autorizzazione.
Nel frattempo, per agevolare l’aiuto alle zone colpite dal recente devastante terremoto, la giunta ha annunciato un cessate-il-fuoco temporaneo dopo gli incessanti bombardamenti. Il capo della giunta, Min Aung Hlaing, parteciperà oggi a Bangkok a un vertice regionale con i leader dei Paesi dell’Asia meridionale, oltre a Myanmar e Thailandia, per discutere la risposta al sisma che ha ucciso quasi 3.000 persone.
Proprio a Bangkok, l’ambasciata cinese ha esortato le aziende della Repubblica popolare operanti all’estero a rispettare le leggi locali. L’invito è arrivato dopo che una ditta di costruzioni cinese è finita sotto inchiesta per il crollo nella capitale thailandese di un grattacielo di 30 piani, ancora in costruzione, seguito dalla forte scossa di terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Myanmar. Le autorità tailandesi hanno avviato un’indagine sulle imprese coinvolte, sospettando che siano state utilizzate barre di acciaio di scarsa qualità nella struttura. Il progetto era stato affidato a una joint venture tra l’azienda italo-tailandese Italian-Thai Development Plc e il gruppo cinese China Railway No.10 Engineering Group, operante sotto la grande statale China Railway Engineering Corporation (CREC), una delle maggiori società di ingegneria e costruzione al mondo.
Cina: scambio di ruoli tra i capi dei dipartimenti chiave del Partito comunista
In un avvicendamento senza precedenti, si è verificato uno scambio di ruoli ai vertici dei principali organi del Partito Comunista Cinese. Li Ganjie è stato nominato nuovo capo del Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito, mentre Shi Taifeng assume la direzione del Dipartimento dell’Organizzazione, come confermato dai media ufficiali e da una dichiarazione rilasciata mercoledì.
Nel suo nuovo ruolo, Shi avrà la responsabilità di sovrintendere alla nomina e promozione dei funzionari di alto livello. Li, invece, si occuperà di un dipartimento che ha il compito di intensificare la propaganda tra i cinesi non iscritti partito, oltre a gestire le organizzazioni religiose e i gruppi politici, sia all’interno che all’esterno della Cina. Un altro dei suoi compiti sarà quello di rafforzare le relazioni con Hong Kong, Macao, Taiwan e con la diaspora cinese.
L’avvicendamento di Li Ganjie e Shi Taifeng, entrambi membri del Politburo, rappresenta un caso senza precedenti: in generale, il mandato per le posizioni di questo livello ha una durata di cinque anni.
Il nuovo commissario di polizia di Hong Kong minimizza l’impatto delle sanzioni USA
Il nuovo commissario di polizia di Hong Kong, Joe Chow, ha minimizzato l’impatto delle recenti sanzioni statunitensi contro funzionari cinesi e della città, definendole “barbare” e affermando che dimostrano l’efficacia delle misure di sicurezza nazionale adottate dal governo locale. Ha aggiunto che il suo obiettivo non è preoccuparsi delle sanzioni, ma fare ancora di più per garantire la sicurezza. Gli Stati Uniti hanno sanzionato sei alti funzionari cinesi e di Hong Kong, accusandoli di “repressione transnazionale” e di aver ulteriormente eroso l’autonomia della città. Chow ha sostituito di recente Raymond Siu, uno dei funzionari sanzionati dagli Stati Uniti per per aver offerto ricompense da 1 milione di HK$ (128.500 dollari) per ottenere informazioni su 19 attivisti di Hong Kong rifugiati all’estero, incluso alcuni negli Stati Uniti.
Gli Usa rafforzano la difesa della “seconda catena di isole” con investimenti in Micronesia
Durante la sua visita nell’Indo-Pacifico, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha ribadito l’impegno degli USA per la deterrenza nella regione, con particolare attenzione alla difesa dello Stretto di Taiwan. Una delle principali novità è stato l’annuncio di un piano per potenziare la “seconda catena di isole” con un investimento di oltre 2 miliardi di dollari in Micronesia, stando quanto riporta il Nikkei Asia. In collaborazione con il presidente della Micronesia, Wesley Simina, Hegseth ha annunciato la pianificazione di infrastrutture strategiche nello stato di Yap, a 850 km da Guam.
La “seconda catena di isole” include un arco di isole che va dal Giappone a Guam, passando per Micronesia, e si trova più lontano dalla Cina rispetto alla “prima catena di isole”, che comprende territori vulnerabili come Okinawa e Taiwan. Gli esperti ritengono che l’investimento riflette l’importanza crescente di questa zona strategica per contrastare la crescente capacità missilistica della Cina. Il piano include anche la modernizzazione di aeroporti, miglioramenti nei porti e la costruzione di infrastrutture nei vari stati della Micronesia, rafforzando così la presenza militare americana nell’area.