I titoli di oggi:
- Cyberattacchi, l’Ue punta il dito contro la Cina
- Gli Usa revocheranno i visti per gli studenti cinesi
- Procuratori brasiliani fanno causa a BYD per la violazione dei diritti dei lavoratori
- Stretta dell’India sull’industria della videosorveglianza
- La Cina promette supporto alle isole del Pacifico contro il cambiamento climatico
- Miliardario cinese tra i principali investitori nel memecoin di Trump
- La Cina ha aumentato le esercitazioni navali nella regione asiatica
- Spari al confine tra gli eserciti di Cambogia e Thailandia
- Macron in Indonesia, focus sull’industria bellica
L’Unione europea e la Repubblica Ceca hanno accusato il gruppo APT31, considerato vicino al ministero della sicurezza dello Stato cinese, di aver condotto una “campagna informatica ostile” per aver preso di mira una delle reti di comunicazione del ministero degli Esteri ceco. Secondo le autorità di Praga, l’attacco informatico è iniziato nel 2022 e ha colpito una struttura designata come parte dell’infrastruttura critica nazionale, senza però specificare quale ente o sistema sia stato compromesso.
La vicenda ha innescato una dura reazione diplomatica: Bruxelles ha espresso pieno sostegno alla Repubblica Ceca (Paese membro dell’UE e della NATO con 10,9 milioni di abitanti) e ha condannato l’azione come una violazione del comportamento responsabile degli Stati nel cyberspazio. Il capo della diplomazia ceco, Jan Lipavsky, ha aggiunto sul social X di aver convocato l’ambasciatore cinese a Praga “per fargli capire che tali azioni ostili hanno gravi conseguenze per le nostre relazioni bilaterali”, e che è stato realizzato un nuovo sistema di comunicazione più sicuro. Secondo l’Alta rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, le attività riconducibili alla Cina sono in aumento e l’Ue aveva già richiamato Pechino nel 2021 a contrastare questi comportamenti. Da allora, diversi Stati membri hanno segnalato episodi simili sul proprio territorio.
Gli Usa revocheranno i visti per gli studenti cinesi
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato mercoledì che gli Stati Uniti inizieranno a revocare “aggressivamente” i visti rilasciati agli studenti cinesi e “intensificheranno il controllo” delle domande provenienti dalla Cina continentale e da Hong Kong. “Sotto la guida del Presidente [Donald] Trump, il Dipartimento di Stato americano collaborerà con il Dipartimento per la Sicurezza Interna per revocare in modo aggressivo i visti per gli studenti cinesi, compresi quelli con legami con il Partito Comunista Cinese o che studiano in settori critici”, ha affermato Rubio in una nota. E ha aggiunto: “Rivedremo inoltre i criteri per i visti per migliorare il controllo di tutte le future domande di visto provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese e da Hong Kong”. Limitare l’accesso degli studenti internazionali – quelli cinesi rappresentano oltre il 20% del totale – servirebbe a prevenire presunte minacce alla sicurezza nazionale, sostiene Washington.
La Cina promette supporto alle isole del Pacifico contro il cambiamento climatico
La Cina fornirà supporto alle isole del Pacifico per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Lo ha annunciato ieri il ministro degli Esteri cinese Wang Yi durante un forum ospitato a Xiamen per rilanciare i rapporti con la regione. Nei prossimi tre anni Pechino intraprenderà 100 progetti “piccoli ma splendidi” negli stati insulari, almeno in quegli 11 con cui sono in essere relazioni diplomatici ufficiali. Pechino investirà inoltre 2 milioni di dollari nei settori dell’energia pulita, della pesca, degli oceani, delle infrastrutture a basse emissioni di carbonio e del turismo locale. L’interesse di Pechino per le isole del Pacifico non è solo economico. Il quadrante è diventato scenario della crescente competizione con Taiwan, che storicamente ha esercitato una discreta influenza sui governi locali anche a fronte della progressiva emarginazione internazionale. ma ormai solo Repubblica delle Isole Marshall, Tuvalu e Palau, riconoscono formalmente il governo di Taipei.
Procuratori brasiliani fanno causa a BYD per la violazione dei diritti dei lavoratori
Prosegue lo scontro legale tra il governo brasiliano e la casa automobilistica cinese BYD. I procuratori del lavoro del Brasile hanno avviato un’azione giudiziaria contro l’azienda, accusandola di traffico di esseri umani e sfruttamento lavorativo assimilabile alla schiavitù nella costruzione di un impianto produttivo nello stato di Bahia, dove BYD ha avviato il suo principale progetto industriale al di fuori della Cina, stando a quanto riporta Bloomberg.
Secondo l’accusa, i lavoratori – almeno 220, tutti di nazionalità cinese – sarebbero stati impiegati in condizioni “degradanti” presso le strutture gestite da BYD insieme alle società appaltatrici China JinJiang Construction Brazil e Tonghe Equipamentos Inteligentes do Brasil Co., quest’ultima ora ribattezzata Tecmonta Equipamentos Inteligentes Brasil Co.
Oltre alle condizioni lavorative, le autorità denunciano gravi irregolarità nei visti con cui i dipendenti sarebbero stati introdotti nel Paese, nonché la confisca dei passaporti da parte dei datori di lavoro, pratica considerata un indicatore di possibile riduzione in schiavitù.
Il procedimento legale, depositato nei giorni scorsi, prevede una richiesta di risarcimenti e sanzioni pari a 257 milioni di reais – circa 45 milioni di dollari – per le violazioni delle norme sul lavoro. BYD ha dichiarato di rispettare i diritti umani e le leggi brasiliane, collaborando con le autorità e difendendosi in tribunale. A dicembre erano emerse condizioni di lavoro abusive per 220 lavoratori cinesi impiegati tramite appaltatori nello stato di Bahia.
Stretta dell’India sull’industria della videosorveglianza
I principali produttori globali di tecnologie per la sorveglianza sono in rotta di collisione con il governo indiano a causa di nuove regole che impongono il controllo obbligatorio di hardware, software e persino del codice sorgente delle videocamere di sorveglianza nei laboratori statali. Lo rivelano documenti ufficiali e scambi email tra aziende e autorità, visionati dalla Reuters.
La misura, in vigore dal 9 aprile, è stata presentata come parte di un piano per rafforzare la cybersicurezza dei sistemi di sorveglianza nel paese. Secondo un alto funzionario coinvolto nel processo decisionale, la stretta normativa è motivata anche dalle crescenti preoccupazioni del governo indiano riguardo alle capacità di sorveglianza della Cina. Nel 2021, l’allora viceministro dell’IT aveva riferito al parlamento che oltre un milione di videocamere installate in strutture pubbliche provenivano da aziende cinesi, e che esistevano vulnerabilità legate al trasferimento di dati video verso server situati all’estero. Il nuovo regolamento coinvolge produttori come le cinesi Hikvision, Xiaomi e Dahua, la sudcoreana Hanwha e l’americana Motorola Solutions. Tutti i modelli di telecamere connesse a Internet, prodotti o importati dopo il 9 aprile, devono essere sottoposti a certificazione presso laboratori governativi prima di poter essere commercializzati in India.
Miliardario cinese tra i principali investitori nel memecoin di Trump
Il miliardario delle criptovalute Justin Sun per anni non ha voluto mettere piede negli Stati Uniti per paura di essere arrestato. Il magnate di origine cinese, sotto esame da parte delle autorità statunitensi perché accusato di aver manipolato il mercato secondario delle criptovalute, ha cambiato idea la scorsa settimana. Il motivo? Partecipare a una cena con Donald Trump come ospite VIP che c’è stata lo scorso 23 maggio nel golf club del presidente Usa in Virginia.
L’appuntamento ha riunito i 220 maggiori investitori nel memecoin $TRUMP, la criptovaluta lanciata dal presidente americano. Sun non poteva mancare quindi all’evento di gala. Conosciuto per essere il fondatore della blockchain Tron (e anche per aver acquistato la banana di Maurizio Cattelan al prezzo record di 6,2 milioni di dollari, prima di mangiarla come gesto artistico), il miliardario – che ha un patrimonio netto di 8,5 miliardi di dollari, secondo Forbes – è il maggiore detentore del memecoin $TRUMP del presidente: possiede circa 1,4 milioni di token, del valore di circa 19 milioni di dollari al prezzo di mercato.
La Cina ha aumentato le esercitazioni navali in Asia
La Cina ha dato prova della sua potenza militare inviando un numero insolitamente elevato di navi da guerra e unità della guardia costiera nelle acque che bagnano diversi Paesi della regione asiatica. Secondo tre funzionari della sicurezza regionale e documenti militari esaminati da Reuters, dall’inizio di maggio la Cina ha schierato flotte più consistenti del solito, tra cui navi da guerra, unità della guardia costiera e altre imbarcazioni, nei pressi di Taiwan, delle isole meridionali del Giappone e nelle acque del Mar Cinese Orientale e Meridionale. Il 21 e il 27 maggio, ad esempio, sono state schierate rispettivamente tra le 60 e 70 navi militari, tra cui fregate lanciamissili, cacciatorpediniere e mezzi della guardia costiera. Sono presenti anche due gruppi di portaerei: la Shandong, attualmente nel mar Cinese Meridionale, e la Liaoning, al largo della costa sud-orientale di Taiwan.
Questi dispiegamenti rientrano nell’ambito di esercitazioni militari, tra cui quelle a fuoco vivo che si sono tenute la scorsa settimana nelle acque cinesi rivolte verso la parte sud-occidentale di Taiwan. L’ultima esercitazione conferma la tesi del think tank britannico International Institute for Strategic Studies (IISS), secondo cui un attacco dell’Esercito Popolare di Liberazione a Taiwan è “improbabile nel prossimo futuro”, ma “non impossibile”. Nella sua ultima valutazione sulla sicurezza nella regione Asia-Pacifico, il centro studi ha evidenziato anche le relazioni tra Stati Uniti e Cina, che hanno raggiunto un livello di tensione mai toccato nel XXI secolo.
Spari al confine tra gli eserciti di Cambogia e Thailandia
La premier della Thailandia, Paetongtarn Shinawatra, ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo della Cambogia, Hun Manet, nel tentativo di allentare le tensioni dopo lo scontro a fuoco avvenuto il 28 maggio al confine tra i due Paesi, in cui ha perso la vita un soldato cambogiano. Secondo quanto riferito da fonti militari, lo scontro è avvenuto nella zona della collina 496, un’area contesa tra Thailandia e Cambogia. La parte cambogiana ha confermato la morte del sergente Suan Roan, 48 anni, mentre le forze armate thailandesi hanno precisato che non ci sono state vittime tra i loro effettivi.
Ieri le due parti avevano presentato due versioni differenti della storia. L’esercito thailandese ha accusato i cambogiani di aver oltrepassato il confine e di aver aperto il fuoco per primi, ordinando ai propri militari di mantenere uno stato di allerta elevato, mentre l’ex premier cambogiano e presidente del Senato Hun Sen ha parlato di “atto di aggressione” e dei soldati thailandesi come “invasori”. Lo scontro giunge dopo settimane di crescenti tensioni, in particolare nella zona di Chong Bok, nella provincia thailandese di Ubon Ratchathani, dove soldati thailandesi hanno accusato i militari cambogiani di aver incendiato un padiglione dell’amicizia costruito da Bangkok. Incidenti si sono verificati anche nei pressi del tempio di Ta Moan Thom, rivendicato da entrambi i Paesi.
Macron in Indonesia, focus sull’industria bellica
Dopo la prima tappa in Vietnam, Emmanuel Macron ha continuato il suo viaggio asiatico in Indonesia. Mercoledì il presidente francese ha incontrato l’omologo indonesiano Prabowo Subianto, con cui ha finalizzato nuovi accordi militari, che si aggiungono all’ordine per 42 caccia Dassault Rafale del gennaio 2024. La prima consegna degli aerei è prevista per l’inizio del 2026. Il Paese asiatico ha anche annunciato l’acquisto di due sottomarini Scorpene Evolved e di 13 radar di intercettazione a controllo terrestre di Thales. Cinque dei sistemi radar dovrebbero essere installati nella nuova capitale dell’Indonesia, Nusantara. La trasferta di Macron ha inoltre interessato il settore minerario con la firma di 20 memorandum da 11 miliardi di dollari.