In Cina e Asia – Xi Jinping lancia un appello patriottico a Hong Kong

In Notizie Brevi by Serena Console

I patrioti devono governare Hong Kong per mantenere la stabilità sociale e politica della Regione Amministrativa Speciale. E’ questo il consiglio, anzi il monito, lanciato dal presidente cinese Xi Jinping alla Chief executive di Carrie Lam nel corso della videoconferenza che si è tenuta nella giornata di ieri, in sostituzione del consueto appuntamento annuale programmato ogni dicembre a Pechino quando il leader dell’ex colonia britannica presenta la sua relazione politica della città. La conversazione tra Xi e Lam apre un nuovo scenario della politica della città portuale. Se i temi della conversazione sono stati la gestione della pandemia, la crisi economica, nonché le proteste che hanno animato la vita politica di Hong Kong nel 2019, il leader cinese ha voluto anche rivolgere parole specifiche a chi ricopre le alte cariche del governo locale. Secondo quanto riportato dai media cinesi, ma anche da quelli di Hong Kong, Xi ha sottolineato l’importanza di avere una stabilità sociale e politica nella città, garantita dalla legge sulla sicurezza nazionale. La tempistica dei commenti è quanto mai sospetta: pochi giorni fa, il governo di Hong Kong ha affermato che presenterà un emendamento di un disegno di legge che definisce le disposizioni del giuramento di fedeltà alla RAS per i funzionari. Il governo di Hong Kong certamente vuole ascoltare e attuare le parole del leader di Pechino: Tam Yiu-chung, l’unico delegato di Hong Kong che siede nel Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo, vuole pensare a delle misure per impedire ai cittadini di Hong Kong, in possesso di passaporti British National (Overseas), di ricoprire cariche pubbliche. Sarà forse una mossa per selezionare i nomi dei candidati alle future elezioni del capo del governo di Hong Kong? Al di là delle indiscrezioni, come precedentemente anticipato da Reuters, il presidente cinese ha anche elogiato l’operato della Chief Executive Lam per aver mantenuto una posizione ferma su questioni importanti come la sicurezza nazionale: un atteggiamento interpretato come profondo sentimento e senso di responsabilità per la “madrepatria e Hong Kong”. Xi, inoltre, ha voluto mandare un messaggio di solidarietà ai funzionari di Hong Kong colpiti dalle “irragionevoli” sanzioni degli Stati Uniti. Il capo del Partito comunista cinese ha anche espresso profonda preoccupazione per l’emergenza sanitaria di coronavirus nell’ex colonia britannica, affermando pieno sostegno nella lotta contro la Covid-19. [Xinhua  Rthk, Scmp]

L’India rende permanente il blocco delle 59 app cinesi

Il ministero dell’Elettronica e della tecnologia indiano ha deciso di rendere permanente il blocco di 59 app cinesi, perché insoddisfatto dei chiarimenti forniti dalle aziende produttrici. Quando ha imposto il divieto per la prima volta, il 29 giugno 2020 per motivi di sicurezza relativi al furto e alla trasmissione impropria dei dati degli utenti, il governo indiano ha dato la possibilità alle aziende di spiegare la loro posizione sul rispetto dei requisiti di privacy e sicurezza. Il dicastero indiano ha deciso di intervenire in base alla sezione 69A della legge Information Technology Act del 2009 e delle successive norme Information Technology Rules del 2009. A essere finite nel mirino di New Delhi sono diverse app cinesi, tra cui TikTok, Uc Browser, WeChat, Weibo, Baidu Map e Xender. Non si è fatta attendere la dura risposta di Pechino, che ha definito la decisione del governo indiano una violazione delle regole di equità del commercio dell’Organizzazione mondiale del commercio, in grado di danneggiare le aziende cinesi. Ma la Cina, che vede i rapporti diplomatici con l’India incrinati a causa della contesa dei confini, non ci sta e invita il governo guidato da Narendra Modi a correggere immediatamente “le sue misure discriminatorie ed evitare di causare ulteriori danni alla cooperazione bilaterale”. [Al Jazeera Reuters]

Ant Group di Jack Ma pianifica di diventare una holding finanziaria

Ant Group, la compagnia di pagamenti online affiliata al colosso cinese dell’e-commerce Alibaba, fondata dal miliardario cinese Jack Ma, ha in programma di ristrutturarsi come holding finanziaria supervisionata dalla banca centrale cinese entro il prossimo Capodanno lunare. Lo riporta il Wall Street Journal, secondo cui la mossa darebbe alle autorità di regolamentazione la supervisione di tutte le attività di Ant, la cui Ipo è stata sospesa lo scorso novembre. Sarebbero stati proprio i regolatori cinesi ad aver chiesto di far diventare Ant una holding finanziaria nella sua interezza, sottoponendo la compagnia a requisiti di capitale più rigorosi. La compagnia dell’inprenditore Ma ha pertanto presentato alle autorità cinesi una bozza di piano di ristrutturazione, nonostante non fosse una mossa prevista dai dirigenti e dalle parti interessate dell’azienda; tuttavia ogni passaggio deve vedere il semaforo verde acceso del Comitato per la stabilità e lo sviluppo finanziario, il regolatore presieduto dal vicepremier cinese Liu He. Nel suo prospetto di quotazione dello scorso anno, Ant aveva annunciato l’intenzione di trasformare in holding finanziaria solo una delle sue controllate. [fonte WSJ]

Biden pensa a un’alleanza anti cinese in chiave tecnologica

Le prime mosse e dichiarazioni della nuova amministrazione Usa sulla Cina suggeriscono che il neo presidente Biden potrebbe continuare alcune delle politiche più assertive introdotte da Trump, in particolare in chiave tecnologia. Una indicazione arriva dall’intervento di lunedì scorso della portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, secondo cui la Cina è impegnata in una condotta che ferisce i lavoratori americani, smussa il vantaggio tecnologico Usa e minaccia le alleanze e la influenza di Washington nelle organizzazioni internazionali. Nell’amministrazione Biden circola diverse proposte da parte di legislatori bipartisan e di leader dell’industria tecnologica, per cui si vogliono dividere alcuni settori tecnologici statunitensi da quelli cinesi. Lo riporta Axios, che ha ottenuto il rapporto intitolato “Asymmetric Competition: A Strategy for China & Technology”, all’interno del quale sono presentate “politiche che portano gli Stati Uniti a superare la concorrenza con la Cina, evitando scontri, ritorsioni o conflitti non intenzionali”.
Ma l’alleanza anticinese in chiave tecnologica è considerata anche da 70 legislatori dei paesi del G7, che hanno invitato i capi di stato e di governo a prendere una posizione dura sulla Cina. I legislatori hanno infatti individuato nella tecnologia, nell’intelligenza artificiale e nel 5G gli elementi per evitare una dipendenza dalla Cina. Il vertice diplomatico, che si terrà il prossimo giugno nel Regno Unito, sarà il primo a cui parteciperà il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Gli altri membri sono Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Ue. Per la prima volta hanno sono state invitate anche Australia, India e Corea del Sud in una mossa vista come un tentativo di contenere la Cina a livello globale. Il contenimento dell’ascesa cinese è stato anche il tema della telefonata che c’è stata ieri tra il presidente Usa Joe Biden e il premier giapponese Yoshihide Suga. Secondo quanto emerso dal colloquio telefonico, i due paesi sono pronti a rafforzare la loro alleanza per contenere il crescente potere economico e militare della Cina nella regione asiatica, impegnandosi soprattutto per la difesa delle Senkaku, l’arcipelago di isole nel Mar cinese orientale rivendicato tanto da Tokyo quanto da Pechino. [fonte Politico, Axios, Nikkei]

China Files propone alle aziende italiane interessate alla Cina servizi di comunicazione quali: newsletter, aggiornamenti su specifici settori, oltre a progetti formativi e approfondimenti ad hoc. Contattaci a info@china-files.com