I titoli di oggi:
- Xi e Scholz al telefono per una “pragmatica” relazione bilaterale
- Professore di Harvard ha mentito sui suoi legami con la Cina
- Pechino colpisce l’informazione religiosa
- Portaerei cinesi in azione nel Pacifico
- Xi’an alle prese con casi di Covid e febbre emorragica
- Il Giappone aumenta la spesa per i militari statunitensi nel paese
Pechino chiama, Berlino risponde. Il presidente cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz, in quella che è la prima conversazione tra i due leader dopo che Scholz è entrato formalmente in carica l’8 dicembre scorso. Diversi i temi affrontati. La Cina ha chiesto alla Germania una “visione di lungo termine” e di raggiungere “nuovi sviluppi” nelle relazioni bilaterali. Il presidente Xi ha definito la cooperazione sino-tedesca “l’avanguardia” della relazione Cina-Ue, auspicando che la Germania si unisca alla Repubblica popolare nel contrastare “gli atti egemonici e la mentalità da Guerra fredda” nell’arena internazionale. Xi ha quindi invitato la controparte ad investire nel rapporto bilaterale con “atteggiamento attivo e pragmatico”. Con l’auspicio che la Germania continui a lavorare all’interno dell’Unione europea per garantire la stabilità dei legami con la Cina, Xi ha invitato le due parti a promuovere la cooperazione reciproca in nuove aree di cooperazione come l’energia, l’economia verde e il digitale, liberando il potenziale di crescita del commercio di servizi. Porte aperte quindi per le aziende tedesche che, secondo quanto affermato dal presidente cinese, possono “cogliere le opportunità offerte dall’apertura commerciale della Cina”, nella speranza che la Germania crei un ambiente commerciale equo per gli investitori cinesi. Al centro del colloquio, secondo Berlino, c’è stato un “approfondimento della partnership bilaterale e delle relazioni economiche”, lo “sviluppo delle relazioni Ue-Cina” e questioni internazionali. Nessuna eccezione sui diritti umani. Scholz ha affermato che il nuovo governo tedesco “non chiuderà gli occhi sulle violazioni dei diritti umani in Cina”, anche se considera la Cina è un importante partner economico. Il cancelliere tedesco ha inoltre espresso la speranza che l’accordo sugli investimenti Ue-Cina venga approvato prima del 2022, anno del 50mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra le parti. E su quest’ultimo punto, Pechino si rasserena. Xi spera quindi che sia direttamente Scholz a determinare il corso della politica tedesca nei confronti della Cina, proseguendo nel solco di Angela Merkel e rubando la scena alla ministra degli Esteri Anna Baerbock, che ha annunciato maggiore durezza da parte del governo federale verso Pechino.
Professore di Harvard ha mentito sui suoi legami con la Cina
Colpevole. E’ il verdetto della corte federale di Boston che conferma le accuse a carico di Charles Lieber, 62 anni, l’ex presidente del dipartimento di Chimica e Biologia chimica di Harvard. Sei i capi d’imputazione, tra cui falso in atto pubblico ed evasione fiscale, per non aver dichiarato alle autorità americane un conto bancario in Cina. Il caso ruota intorno al controverso “Piano dei mille talenti“, il programma lanciato da Pechino nel dicembre 2008 per reclutare esperti stranieri di alto profilo in diverse discipline scientifiche per importare nel Paese asiatico il know-how occidentale. Nello specifico Lieber avrebbe acconsentito nel 2011 a diventare uno “scienziato strategico” della Wuhan University of Technology mentre contemporaneamente lavorava a ricerche scientifiche negli Stati Uniti. La collaborazione con le autorità cinesi gli sarebbe fruttata ben 50mila dollari al mese più 158mila dollari di rimborsi spese, e oltre 1,5 milioni di dollari di assegni di ricerca. Quello di Lieber è uno dei casi di più alto profilo della “China Initiative”, la campagna avviata da Donald Trump per combattere il presunto spionaggio economico cinese attraverso collaborazioni accademiche. Centinaia di docenti di Stanford, Yale, Berkeley, Princeton, e Temple hanno scritto al procuratore generale degli Stati Uniti, Merrick Garland, per chiedere la fine dell’iniziativa, accusata di razzismo nonché di intralciare la collaborazione scientifica tra i due Paesi
Pechino colpisce l’informazione religiosa
Pechino vara un’ulteriore stretta sull’informazione religiosa sul web. Secondo le nuove misure emanate congiuntamente da cinque dipartimenti cinesi e in vigore dal 1° marzo 2022, le organizzazioni e le persone straniere non sono autorizzate a gestire servizi di informazione religiosa online all’interno del territorio cinese. Le organizzazioni cinesi che gestiscono servizi di informazione religiosa online devono invece presentare domanda ai dipartimenti provinciali per gli affari religiosi. Tra le misure previste, anche l’autorizzazione concessa a gruppi religiosi, templi, chiese e collegi religiosi che svolgono le prediche sul web. Lo scopo è standardizzare la voce informativa religiosa e garantire la libertà di credo religioso dei cittadini. Ma, soprattutto, predicare dottrine online che portano i credenti ad abbracciare l’armonia sociale, il patriottismo e il rispetto della legge. I partecipanti devono registrarsi utilizzando i loro veri nomi. Sono vietati i contenuti religiosi online che incitano al sovvertimento del potere statale, violano il principio di indipendenza e di autogestione nelle imprese religiose, e inducono i minori a credere nella religione. I dipartimenti di sicurezza dello Stato preverranno e gestiranno le organizzazioni nazionali e gli individui che colludono con quelli stranieri con lo scopo di usare la religione per condurre attività che mettono in pericolo la sicurezza nazionale su Internet.
Portaerei cinesi in azione nel Pacifico
Due portaerei della marina cinese sono state dispiegate per esercitazioni separate nel Mar Cinese Meridionale e nell’Oceano Pacifico. La Shandong ha lasciato il porto di Sanya, nella provincia di Hainan per “esercitazioni orientate al combattimento” nel Mar Cinese Meridionale. Le esercitazioni includeranno atterraggi di jet da combattimento, controllo dei danni e ricerca e soccorso in mare. La missione è avvolta dal mistero: finora non è stato reso noto il luogo esatto delle esercitazioni né quando si svolgeranno. L’altra nave, la Liaoning, ha guidato il suo gruppo d’attacco attraverso lo stretto di Miyako, in Giappone, verso il Pacifico lo scorso mercoledì. Tokyo, in risposta, ha inviato la sua portaerei leggera, la Izumo, e navi di scorta per seguire e monitorare il gruppo d’attacco cinese. Secondo quanto dichiarato dal ministero della Difesa giapponese, la Liaoning è accompagnata da un grande cacciatorpediniere, una fregata e una nave da rifornimento completa e ha condotto operazioni di volo che coinvolgono elicotteri e aerei da combattimento nel Mar Cinese Orientale e nell’Oceano Pacifico. Non è la prima volta che le due portaerei cinesi effettuano esercitazioni contemporaneamente: a maggio, la Shandong era stata nel Mar Cinese Meridionale, mentre la Liaoning aveva svolto esercitazioni nel Pacifico occidentale. Ma i movimenti dell’esercito cinese preoccupano. Gli osservatori militari sostengono che l’Esercito Popolare di Liberazione stia cercando di far lavorare insieme le due portaerei per migliorare la capacità della marina cinese di colpire obiettivi interni e rendere possibili attacchi coordinati da direzioni diverse su uno stesso obiettivo, come Taiwan. Pechino mostra anche i muscoli. Il PLA ha recentemente rivelato i dettagli dell’elicottero d’attacco Z-10 sviluppato a livello nazionale. Come primo tipo di elicottero d’attacco sviluppato a livello nazionale, lo Z-10 ha un’autonomia di 1.120 chilometri e pesa circa 5.100 chilogrammi. L’elicottero ha quattro punti di attacco esterni che possono trasportare missili aria-terra e aria-aria, nonché razzi, oltre a una pistola revolver calibro 23 millimetri. Lo Z-10 può essere armato con un massimo di 16 missili anticarro, quattro lanciarazzi multipli da 7 barili o due lanciarazzi multipli da 32 barili. Lo Z-10 risulta quindi più facile da controllare e più efficiente rispetto alle sue controparti straniere, come l’Eurocopter Tiger.
Xi’an alle prese con casi di Covid e febbre emorragica
E’ stato di allerta a Xi’an, dove i casi di Covid hanno superato quota 90. Nella giornata di ieri le autorità hanno chiuso scuole e grandi centri ricreativi al coperto, compreso il museo che ospita il famoso Esercito di terracotta. I residenti sono stati incoraggiato a restare a casa e a evitare gli assembramenti, mentre è stata avviata una campagna di screening su tutta la popolazione. Il nuovo focolaio, introdotto il 9 dicembre da alcuni viaggiatori in arrivo dal Pakistan, sta mettendo a dura prova l’app sanitaria richiesta per accedere ai servizi pubblici. Dopo aver riportato un sovraccaricamento del sistema, le autorità locali hanno invitato i cittadini a utilizzare la piattaforma con parsimonia, scatenando la reazione stizzita degli utenti. Il coronavirus torna a colpire proprio mentre l’ex capitale imperiale è alle prese con un’ondata di casi di febbre emorragica, malattia trasmessa dai roditori che ha già causato alcuni decessi nella provincia dello Shaanxi.
Il Giappone aumenta la spesa per i militari statunitensi nel paese
Il governo giapponese aumenterà il fondo finanziario destinato alle forze statunitensi di stanza nel paese: il governo di Tokyo mette sul piatto 1,05 mila miliardi di yen, cioè 9,2 miliardi di dollari, per i prossimi cinque anni. In base al nuovo accordo quinquennale, che partirà probabilmente nell’aprile 2022, ci sarà un incremento di 75 miliardi di yen rispetto al precedente accordo quinquennale del valore totale di 980,1 miliardi di yen. Il governo di Tokyo spenderà annualmente circa 211 miliardi di yen per rafforzare la cooperazione bilaterale nell’ambito dell’alleanza di sicurezza e fare fronte al crescente peso militare della Cina. Il budget annuale, che copre, tra l’altro, i costi delle utenze e gli stipendi del personale giapponese nelle basi militari statunitensi, è inferiore ai 201,7 miliardi di yen dell’anno fiscale in corso. La somma del 2021 è frutto di un accordo provvisorio, della durata di un anno, siglato in virtù della transizione presidenziale degli Stati Uniti. Durante i prossimi cinque anni, quindi, saranno spesi fino a 20 miliardi di yen per procurarsi un sistema all’avanguardia che consentirà alle forze di autodifesa giapponesi di unirsi virtualmente all’addestramento militare su larga scala tenuto nel continente americano, facendo uso dell’intelligenza artificiale. L’aumento della spesa militare è il risultato delle richieste avanzate dall’ex presidente Usa Donald Trump sulla condivisione dei costi militari. L’ex inquilino della Casa Bianca aveva chiesto al Giappone di pagare 8 miliardi di dollari all’anno per sostenere le forze militari statunitensi nel paese nipponico.
Di Serena Console; ha collaborato Alessandra Colarizi
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.