In Cina e Asia – Un’app spia gli smartphone dei turisti nel Xinjiang

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Se nell’ultimo anno avete attraversato il confine tra il Kirghizistan e il Xinjiang, e avete uno smartphone con il sistema operativo Android, le vostre attività online potrebbero essere state spiate dalle autorità cinesi. E’ quanto scoperto da un turista che una volta attraversato il passo di  Irkeshtam si è ritrovato installato sul telefono una sospetta app chiamata Fēng cǎi in grado di scansionare i dispositivi e raccogliere le informazioni personali. Secondo il Guardian, che ne ha studiato le funzionalità insieme ad esperti di cybersicurezza, il software – che sarebbe stato installato dai funzionari cinesi durante le lunghe procedure di controllo alla frontiera – serve a rilevare la presenza di una serie di contenuti sensibili riguardati, tra gli altri, l’estremismo islamico, il Dalai Lama e persino la band metal giapponese Unholy Grave. Probabilmente per dimenticanza, l’app non è stata rimossa prima di riconsegnare il dispositivo al proprietario. In passato teatro di attacchi terroristici, il Xinjiang è oggi la zona della Cina viene considerato una specie di laboratorio per la sperimentazione di nuove tecniche di sorveglianza attuabile nel resto del paese. Proprio in questi giorni agenti in divisa sono stati avvistati mentre controllavano cellulari sulle metro di Pechino e Shanghai [fonte: Guardian]

Pechino accelera l’apertura del mercato interno

Pechino aprirà il proprio mercato finanziario ai capitali stranieri prima del previsto. Lo ha annunciato ieri Li Keqiang in occasione del World Economic Forum ospitato dalla città portuale di Dalian. Secondo il premier cinese, “l’obiettivo di abolire i limiti sugli investimenti stranieri in titoli, futures e assicurazioni sulla vita verrà raggiunto entro il 2020, un anno prima rispetto alla scadenza del 2021 proposta nel programma originario.” Il processo di liberalizzazione del mercato interno interesserà anche il settore manifatturiero, compresa l’industria automobilistica, attraverso uno snellimento della “negative list” che limita gli investimenti esteri in alcune aree, scese recentemente da 48 a 40. L’annuncio di ieri sembra inserirsi proprio nel difficile processo di distensione con gli Stati Uniti. Al governo cinese spetta l’arduo compito di soddisfare le aspettative americane senza apparire troppo debole agli occhi della popolazione e delle frange più oltranziste della leadership. Ecco perché la retorica ufficiale continua a incasellare le aperture nell’ambito del processo di riforma nazionale piuttosto che all’interno dei negoziati commerciali con Washington [fonte: Reuters]

La Cina supera per reddito pro capite la media dei middle income countries

Lo scorso anno, il reddito nazionale pro capite cinese ha toccato i 9.732 dollari, superando la media dei paesi a reddito medio. Lo rivela un rapporto pubblicato lunedì dall’Ufficio Nazionale di Statistica e ripreso dal China Daily. Da quando il paese ha iniziato a implementare le riforme economiche nel 1978, l’economia cinese ha mantenuto una crescita sostenuta. Il suo aggregato economico è passato da 1 miliardo di yuan (145,3 miliardi di dollari) nel 1986 ai 90 miliardi dello scorso anno, pari al 16% dell’economia globale. Il report mette in risalto un’incremento della produttività del settore agricolo e l’avanzamento del terziario che nel 2012 ha sorpassato il settore industriale contando per il 45,5%. Ma gli economisti interpellati dalla stampa cinese attribuiscono il successo anche all’attivismo cinese all’estero – grazie alla Belt and Road e all’internazionalizzazione dello yuan –  prevedendo una più rapida transizione dal manifatturiero labor-intensive allo sviluppo di un’industria high-end. La notizia è stata accolta con sarcasmo e diffidenza da parte del popolo della rete che quei 9.000 dollari sostiene di non vederli neanche con il binocolo. [fonte: China Daily]

La nuora di Zhou Yongkang tenuta in ostaggio

A quattro anni dalla condanna, il clamoroso caso di Zhou Yongkang torna improvvisamente sotto i riflettori mediatici a causa dell’attivismo online della nuora. Huang Wan, nata in Cina ma naturalizzata americana, ha accusato le autorità comuniste di tenerla in ostaggio nel paese da quando il marito Zhou Bin è stato arrestato nel 2016 per reati collegati alle attività del padre. Su Twitter la donna ha postato una serie di documenti e testimonianze per dimostrare come il governo cinese stia tentando di trattenerla nel paese con una causa legale “ridicola” su un contratto di leasing. Nell’ultimo anno, diplomatici statunitensi hanno espresso preoccupazione per come Pechino sta strumentalizzando i divieti di uscita nell’ambito di controversie commerciali. Finora, il timore di ritorsioni più severe ha costretto molti al silenzio. Il caso di Miss Huang – sospettata di aver beneficiato della corruzione del suocero – è anche più eclatante se si considera la segretezza dei documenti fatti circolare pubblicamente sul web in aperta sfida alla leadership di Xi Jinping.  Zhou Yongkang è il funzionario di rango più alto ad essere stato condannato per corruzione [fonte: WSJ]

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