In Cina e Asia — Trump minaccia dazi per 100 miliardi di dollari

In Uncategorized by Redazione

La nostra rassegna quotidiana


Trump minaccia dazi per 100 miliardi di dollari

Donald Trump alza nuovamente la posta portando Washington ancora più vicina a una guerra commerciale con Pechino. Il presidente ha dato incarico ai responsabili statunitensi per il commercio di individuare prodotti made in China sui quali porre ulteriori dazi per un ammontare fino a 100 miliardi di dollari. Dopo una giornata apparente tranquilla, l’asticella dello scontro tra le prime due economie al mondo si è alzata un altra volta. Trump si muovo all’interno della cosiddetta sezione 301 del Trade Act statunitense. Le tariffe sono una forma di protezione contro quella che è ritenuta una appropriazione indebita di proprietà intellettuale a scapito delle imprese Usa perpetuata dai gruppi cinesi. Le ultime misure sono la risposta di Washington alla pubblicazione di una lista di 106 prodotti sui quali i cinesi intendono porre barriere commerciali fino al 25% per complessivi 50 miliardi e che interesseranno auto, soia, tabacco, prodotti chimici. A sua volta Pechino si era mossa reagendo alle tariffe statunitensi su 1.300 prodotti tecnologici made in China.

I pirati informatici che rubano dati finanziari

Pirati informatici di Stato starebbero aiutando la Cina a entrare in possesso di informazioni finanziarie riguardanti le imprese statunitensi. Non si tratta di furto di proprietà intellettuale. Le intrusioni, rilevate nell’ultimo report di FireEye sarebbero indirizzate a carpire dati rilevanti sui prezzi, gare, contratti, progetti di acquisizione e di fusione. A tutti gli effetti casi di spionaggio finanziario che vanno ad aggiungersi alle indagini statunitensi sulle pratiche scorrette di Pechino per carpire proprietà intellettuale a danno delle aziende Usa. FireEye non ha però indicato casi specifici o fornito numeri. In passato il ministero degli Esteri cinese ha sempre negato ogni coinvolgimento in casi di cyberattacchi.

Gli studenti cinesi che barano per entrare nelle università Usa

L’ultima a dichiararsi colpevole di aver frodato gli Stati Uniti si chiama Leyi Huang, studentessa alla Pennsylvania State University. Ma come lei sono in aumento i giovani cinesi scoperti ad aver barato sulle competenze linguistiche per accedere alle università statunitensi. Una truffa fatta emergere da un’inchiesta dell’Atlantic. I cinesi userebbero passaporti contraffatti per permettere ad altre persone di fare i test necessari all’ammissione al posto di veri candidati. Un comportamento che di fatto costituisce una truffa contro la quale si sta muovendo il dipartimento per la Sicurezza interna.

Park colpevole di abuso di potere

L’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye è stata considerata colpevole di abuso di potere e coercizione. Per la sentenza completa occorreranno ancora ore. Park da 18 mesi in carcere deve fronteggiare 18 capi d’accusa e rischia fino a 30 anni di prigione. All’ex capo di Stato viene imputato di essere stata collusa con la sua confidente Choi Soon-sil per fare pressioni sui grandi conglomerati affinché pagassero tangenti per avere in cambio favori politici.