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In Cina e Asia -“Tre isole interamente militarizzate nel Mar cinese meridionale”

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I titoli di oggi:

  • Mar cinese meridionale, gli Usa: “Almeno tre isole interamente militarizzate dalla Cina”
  • Guerra in Ucraina, Kyiv chiede l’appoggio della Cina
  • Aereo caduto in Cina, si cercano sopravvissuti
  • Rohingya, per Washington è genocidio
  • Hong Kong, il Covid arretra e le restrizioni diminuiscono
  • Terremoto in Giappone, arriva l’allerta blackout 
Mar cinese meridionale, gli Usa: “almeno tre isole interamente militarizzate dalla Cina”

L’ammiraglio statunitense John C. Aquilino ha affermato che sarebbero almeno tre le isole del Mar cinese meridionale completamente militarizzate dall’Esercito cinese. La notizia è stata diffusa dall’agenzia Associated Press, che ha intervistato l’uomo durante una ricognizione delle forze armate Usa nel Pacifico. “Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito alla più grande crescita militare da parte della Cina dal secondo Dopoguerra”, ha raccontato Aquilino. “Pechino ha sviluppato rapidamente il proprio arsenale, è una manovra estremamente destabilizzante per la regione“.

Cosa significa militarizzare le isole nel Mar cinese meridionale? Secondo i rilevamenti della Marina e dell’Aeronautica statunitensi, la Cina ha costruito numerose infrastrutture su Mischief Reef, Subi Reef e Fiery Cross: si tratterebbe di edifici a più piani, capaci di ospitare uomini e mezzi. Ma si rileva anche la presenza di hangar per aerei, arsenali missilistici e radar. In questo modo, ha detto l’ammiraglio, “la Cina minaccia le nazioni che operano nelle vicinanze, nonché tutto lo spazio marittimo e aereo internazionale”.

Il commento di Aquilino fa notizia perché contraddice le affermazioni del presidente Xi Jinping in merito allo sfruttamento degli atolli nel Mar cinese meridionale. La Cina ha promesso, in passato, di non trasformare gli isolotti in basi militari. Ancora assenti i commenti dei funzionari cinesi in merito alla denuncia dell’Esercito Usa stanziato nel Pacifico: la risposta tradizionale che Pechino offre riguarda il diritto alla difesa della propria sovranità sull’area.

Guerra in Ucraina, Kyiv chiede l’appoggio della Cina

“Per decenni le relazioni tra Ucraina e Cina si sono basate sul rispetto, la comprensione e il beneficio reciproci. Condividiamo la posizione di Pechino nel voler trovare una soluzione politica sulla guerra contro l’Ucraina, e chiediamo che la Cina giochi un ruolo importante in quanto potenza globale”. Sono le ultime parole affidate dal funzionario Dmytro Kuleba, che attraverso un Tweet ha esplicitato per la seconda volta l’intenzione di coinvolgere Pechino nei negoziati con la Russia.

“La Cina è parte della soluzione e non del problema”: queste sono invece le parole dell’ambasciatore cinese negli Usa Qin Gang, invitato a parlare durante il programma “Face the nation”. Il funzionario si trova a Washington da meno di un anno e dopo la lunga permanenza del predecessore Cui Tiankai. “La Cina ha buone relazioni con la Russia, e ha anche buone relazioni con l’Ucraina. E la Cina mantiene strette comunicazioni con gli Stati Uniti e con l’Europa. Ciò permette alla Cina di raggiungere tutte le parti coinvolte nella crisi”, ha commentato. Pechino continua a mantenere la retorica delle ultime settimane, senza rivelare ancora particolari iniziative sul piano diplomatico.

“Traballante” – come l’ha definita il presidente Usa Joe Biden – anche la posizione dell’India. Lunedì 21 marzo il primo ministro australiano Scott Morrison ha incontrato il premier indiano Narendra Modi, e ha affermato che “la posizione dell’India sull’Ucraina, riflette la nostra stessa situazione, le nostre stesse considerazioni”. Ma all’interno del Quad, l’alleanza indopacifica voluta da Biden, Nuova Delhi ha lanciato segni meno forti rispetto alla “dura risposta di Giappone e Australia”. L’India sta, inoltre, valutando l’acquisto di petrolio russo a prezzo scontato: è il terzo importatore di petrolio al mondo, e il boom dei prezzi sui carburanti rappresenta ora una forte preoccupazione e motivo di instabilità sui mercati finanziari.

Aereo caduto in Cina, si cercano sopravvissuti

Nella mattinata di martedì 22 marzo (fuso di Pechino) non sono state ancora trovate tracce di eventuali sopravvissuti allo schianto del volo della China Eastern Airlines MU5735. Migliaia di professionisti sono ora dislocati nell’area, mentre il vicepremier Liu He e il consigliere di Stato Wang Hong sono stati incaricati di supervisionare i soccorsi. Ancora assenti le scatole nere del velivolo, che potrebbero aiutare a fare luce sul primo incidente aereo in Cina degli ultimi 20 anni. Intanto, secondo VaryFligh, è stato cancellato il 74% dei voli in programma per oggi.

Rohingya, per Washington è genocidio

La Casa Bianca ha dichiarato che le aggressioni nei confronti della minoranza Rohingya in Myanmar costituiscono un caso di omicidio. Si tratta del primo annuncio ufficiale in questi termini, avvenuto nella giornata di lunedì 21 in occasione della visita del segretario di Stato Anthony Blinken al museo dell’Olocausto a Washington. Prima di allora, diversi funzionari e legali statunitensi avevano cercato di portare le prove delle violenze all’amministrazione Trump, che alla fine non aveva preso una posizione sul tema (preferendo l’espressione, priva di valore sul piano del diritto internazionale, “pulizia etnica”). L’apice della violenza risale al 2017, quando decine di migliaia di Rohingya hanno dovuto lasciare il Myanmar davanti alle violenze delle forze di sicurezza birmane e alla stretta sui diritti politici e civili.

Secondo l’annuncio di Blinken, l’ufficializzazione della condanna Usa “migliorerà la nostra posizione mentre cerchiamo di creare supporto internazionale per prevenire ulteriori atrocità e condannare coloro che ne sono responsabili”. Anche per le associazioni in difesa dei diritti umani questa mossa potrebbe segnalare una posizione più forte nei confronti del regime militare, instauratosi nel paese dopo il colpo di Stato del 1° febbraio 2021.

Hong Kong, il Covid arretra e le restrizioni diminuiscono

Lundì 21 marzo la capo esecutivo di Hong Kong Carrie Lam ha annunciato l’allentamento delle restrizioni per l’emergenza Covid. Nell’ex colonia britannica i casi giornalieri si sono stabilizzati per tre giorni consecutivi, rimanendo sotto la soglia limite dei 20 mila casi. Il 1° aprile verrà rimosso il divieto ai voli da e per nove paesi considerati prima “a rischio” (Australia, Gran Bretagna, Canada, Francia, India, Nepal, Pakistan, Filippine e Stati Uniti). I cittadini di Hong Kong al rientro dall’estero o dalla Cina continentale potranno trascorrere – in presenza di due dosi di vaccino –  sette giorni di quarantena nelle strutture designate dal governo, e altri sette in quarantena fiduciaria a casa.

L’annuncio è stato accolto con entusiasmo dai netizen locali. I ristoranti potranno tornare a servire i pasti fino alle 22:00 (prima la chiusura era alle 18:00 e la cucina aperta solo per l’asporto). Riapriranno i centri sportivi, i musei e le biblioteche. Prevista inoltre una fase 2 per il ritorno alla normalità, che alzerà il limite degli assembramenti in pubblico (8 persone) e la riapertura dei locali notturni. Nella fase 3, infine, verranno richiesti solo la mascherina e il tracciamento tramite la app LeaveHomeSafe. Nessun obbligo vaccinale previsto ma, invita l’amministrazione, fortemente consigliato per gli over 70 (ad oggi vaccinati al 70%).

Terremoto in Giappone, arriva l’allerta blackout

Il governo giapponese ha lanciato un segnale di allerta ufficiale nell’area metropolitana di Tokyo. Il rischio, afferma il comunicato, è quello di possibili blackout in seguito al violento terremoto del 16 marzo. Le scosse avrebbero infatti provocato dei danni alle centrali termoelettriche che portano l’elettricità a circa 45 milioni di abitanti. Il comunicato invita imprese e cittadini a limitare l’uso dell’elettricità. Il minimo sovraccarico potrebbe, infatti, far collassare la rete. Le riserve di energia sono ora sotto la soglia d’allarme del 3%. “Il fatto che l’allerta sia stata emessa suggerisce che i danni del terremoto potrebbero essere maggiori di quanto ammesso dalle autorità, ha commentato Yuriy Humber, fondatore della società di consulenza energetica Japan NRG.

A cura di Sabrina Moles