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In Cina e Asia – Trade war, la Cina “combatterà fino alla fine”

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli di oggi: 

  • Trade war, la Cina “combatterà fino alla fine”
  • Trade war, Pechino rassicura le aziende Usa
  • Cina, indagato per corruzione il figlio dell’ex vice-premier Liu He
  • Cina, PCC espelle tre alti funzionari
  • Primo think tank cinese chiude centro di ricerca per mancanza di lealtà politica
  • Corea del Nord, prima maratona internazionale dal 2019
  • Kuala Lumpur chiede risposta unitaria dell’ASEAN ai dazi statunitensi
  • Taiwan, al via simulazione in caso di attacco dalla Cina
  • Corea del Sud, le presidenziali si terranno il 3 giugno

La Cina “combatterà fino alla fine”. Così oggi il ministero del Commercio cinese ha risposto alle minacce di Trump che nella giornata di ieri ha ventilato nuovi dazi del 50%, se Pechino non rimuoverà quelle imposte sul made in Usa in risposta alle misure tariffarie annunciate dalle autorità americane il 2 aprile. “La minaccia degli Stati Uniti di aumentare i dazi sulla Cina è un errore dopo un altro errore, che espone ancora una volta la natura ricattatoria degli Stati Uniti”, ha tuonato il dicastero. Sotto costrizione diventa più difficile per Pechino sedersi al tavolo dei negoziati, rischiando di apparire succube. Peraltro il presidente americano sostiene di aver congelato i colloqui fino a rimozione delle ritorsioni cinesi. Intanto le autorità di Pechino stanno continuando a intervenire per supportare l’economia nel breve periodo con interventi valutari e nel mercato dei capitali. 

Anche l’Ue discute una propria strategia che, secondo fonti del South China Morning Post, non implicherà concessioni particolari alla Cina: la priorità resta contenere la sovrapproduzione industriale potenzialmente in arrivo dalla Repubblica popolare nel mercato unico.

Trade war, Pechino rassicura le aziende Usa

La Cina “è stata, è e sarà un terreno di investimento ideale, sicuro e promettente per gli investitori stranieri”. Lo ha detto domenica scorsa il vice ministro del Commercio cinese Ling Ji, durante una tavola rotonda a Pechino con più di 20 aziende statunitensi, tra cui Tesla e GE Healthcare. Ling Ji ha inoltre promesso di proteggere “i diritti e gli interessi delle imprese finanziate dall’estero, in conformità con la legge” e di “promuovere attivamente la risoluzione dei loro problemi”. 

Sui dazi, definiti “abuso di tariffe”, Ling Ji ha esortato le aziende americane ad “essere la voce della ragione” e affrontare il problema “alla radice”, visto che “le tensioni tariffarie hanno origine a Washington”. Ha aggiunto: “Le misure di ritorsione della Cina difendono gli interessi di tutte le imprese – comprese quelle americane – e al contempo sollecitano il rispetto delle regole commerciali multilaterali da parte degli Stati Uniti”.

Cina, primi interventi statali per stabilizzare il mercato azionario 

Central Huijin, che fa parte della “squadra nazionale” di investitori statali cinesi, è intervenuto sui mercati azionari nazionali per stabilizzarli nel mezzo del panico scatenato dall’escalation dei dazi statunitensi. L’investitore si è inoltre impegnato a fornire ulteriore sostegno e “difendere con determinazione le operazioni stabili del mercato dei capitali [cinese]”. La mossa fa seguito ad un commento del Quotidiano del Popolo che assicura che Pechino ha pronti gli strumenti per affrontare le tensioni commerciali, tra cui tagli ai tassi di interesse e al coefficiente di riserva obbligatoria. Secondo il quotidiano ufficiale del partito, la “mega-economia” cinese è in grado di resistere alle pressioni. Più cauti gli economisti di Morgan Stanley e UBS, che avvertono che questo approccio “dente per dente” potrebbe ridurre il PIL cinese di 1,5 punti percentuali, spingendo la Cina a espandere gli stimoli fino all’1,5% del PIL per attutire il colpo.

Intanto stamani diverse holding statali cinesi hanno promesso di aumentare gli investimenti azionari, mentre una serie di società quotate ha annunciato riacquisti azionari.

Primo think tank cinese chiude centro di ricerca per mancanza di lealtà politica

L’Accademia cinese delle scienze sociali (CASS), uno dei principali think tank cinesi, ha annunciato la chiusura del suo centro di ricerca sulle politiche pubbliche, probabilmente per aver dimostrato scarsa “lealtà al partito”, scrive il SCMP. “Qualsiasi attività portata avanti sotto il nome del centro è illegale”, ha comunicato l’Accademia, che ha trasferito tutti i progetti del centro all’Istituto di Economia. Noto per esprimere posizioni economiche piuttosto liberali, il centro era già finito nel mirino l’anno scorso, quando il suo ex capo, l’economista Zhu Hengpeng, era sparito dalla scena pubblica dopo aver criticato le politiche economiche cinesi. Da allora, le priorità del centro erano state ricalibrate sulla nuova direzione generale dell’Accademia, che come ha espresso l’attuale presidente Gao Xiang “è un’istituzione di ricerca scientifica, ma prima di tutto è un organo politico, con la politica come primo attributo e la politica come primo requisito”.

Kuala Lumpur chiede risposta unitaria dell’ASEAN ai dazi statunitensi

La Malaysia punta a coordinare una risposta comune dell’ASEAN ai nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato il primo ministro Anwar Ibrahim, presidente di turno dell’ASEAN, dopo consultazioni con diversi leader regionali. Anwar ha definito la situazione “l’inizio di sfide più gravi” e ha sottolineato la necessità di rafforzare le catene di approvvigionamento regionali. I dazi Usa hanno colpito duramente il gruppo, con picchi significativi in paesi come Cambogia (49%) e Vietnam (46%). I ministri del Commercio dei paesi membri si incontreranno giovedì 10 aprile per definire una posizione condivisa. Anwar ha inoltre incontrato il presidente indonesiano Prabowo Subianto per discutere le ricadute dei dazi e la cooperazione umanitaria in Myanmar. “L’ASEAN, con 640 milioni di abitanti, deve parlare con una sola voce”, ha dichiarato.

Intanto però emergono le prime crepe nel fronte unito. Il Vietnam ha reso noto oggi di aver concordato con Trump alcune esenzioni in cambio dell’acquisto di armi e altri prodotti americani relativi alla sicurezza.

Taiwan, al via simulazione in caso di attacco dalla Cina

Taiwan ha avviato un’esercitazione militare che prevede di simulare un attacco improvviso da parte della Cina durante un’esercitazione dell’Esercito popolare di liberazione (PLA). Il war game da 14 giorni – il più lungo nella storia delle tradizionali esercitazioni militari note come Han Kuang – è iniziato nella giornata di domenica 6 e si concluderà il 18 aprile. Al centro della simulazione, la transizione immediata da tempo di pace a stato di guerra, con particolare attenzione alle cosiddette operazioni di “zona grigia”, attività coercitive sotto la soglia della guerra. Secondo i media locali, è prevista la presenza di personale militare statunitense ad assistere alle operazioni. Il focus include anche minacce ibride, come cyberattacchi e disinformazione. La seconda fase, a fuoco vivo, si terrà dal 9 al 18 luglio.

Cina, indagato per corruzione il figlio dell’ex vice-premier Liu He

Le autorità cinesi hanno avviato le indagini su Liu Tianran, figlio dell’ex vice-premier Liu He, figura chiave della politica economica cinese e vicino al presidente Xi Jinping. Fondatore del fondo Skycus Capital nel 2016, Liu è sospettato di corruzione finanziaria, secondo le fonti consultate da Financial Times, stando alle quali sarebbe già stato arrestato. L’indagine si inserisce nella più ampia strategia di controllo del settore finanziario cinese voluta da Xi, che ha già coinvolto importanti investitori e ha imposto tagli agli stipendi dei banchieri. L’inchiesta su Liu sarebbe partita in relazione all’IPO da 37 miliardi di dollari dell’Ant Group, poi bloccata da Pechino. Durante le indagini sarebbero emerse alcune irregolarità non direttamente collegate all’operazione. L’arresto del “principe rosso” mette potenzialmente in discussione la posizione di suo padre, sempre più defilato dalla scena pubblica. Secondo esperti, Liu He non godrebbe più della protezione politica necessaria per difendere il figlio, segno di un possibile allontanamento da Xi.

PCC espelle ispettore anti-corruzione e alti funzionari

Tre alti funzionari del PCC sono stati espulsi dal partito per “gravi violazioni della disciplina e della legge”, tra cui abuso di potere, corruzione e “perdita di ideali e convinzioni”, scrive il giornale filo-governativo cinese Global Times. Tra gli espulsi c’è anche Li Gang, ex capo di una squadra di ispezione della Commissione centrale cinese per l’ispezione disciplinare (CCDI), lo stesso organo che, insieme alla Commissione nazionale di vigilanza, ha effettuato le indagini. Gli altri funzionari espulsi sono Liu Mancang, ex vicepresidente del Comitato permanente dell’Assemblea popolare provinciale di Henan; e Chen Xiaobo, ex vice capo della commissione di ispezione disciplinare di Hainan. Oltre all’espellere i tre dal partito, il Comitato centrale del PCC ha anche ordinato il loro licenziamento dei tre dalle cariche pubbliche, la confisca dei guadagni illeciti e l’avvio di procedimenti penali

Corea del Nord, riparte dopo pausa Covid la maratona internazionale di Pyongyang

Il 6 aprile la Corea del Nord ha ospitato la maratona internazionale di Pyongyang, accogliendo circa 200 atleti stranieri. La maratona, lanciata nel 1981, si svolgeva ogni anno ad aprile per celebrare la nascita del leader fondatore Kim Il Sung. Prima di quella di domenica l’ultima edizione si era tenuta nel 2019, con la partecipazione di 950 stranieri. La Corea del Nord si era chiusa al mondo l’anno successivo, con l’inizio della pandemia da Covid-19, riaprendo le frontiere ai turisti internazionali solamente a febbraio di quest’anno. La maratona di Pyongyang è considerata una delle rare occasioni in cui gli stranieri, iscritti alle gare, possono interagire semi-liberamente con la popolazione nordcoreana.

Corea del Sud, le presidenziali si terranno il 3 giugno

Il governo della Corea del Sud ha approvato il 3 giugno come data per le elezioni presidenziali anticipate, in seguito alla rimozione dall’incarico di Yoon Suk Yeol per aver imposto la legge marziale il 3 dicembre e aver mobilitato l’esercito per fare irruzione in parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi, resta favorito il leader dell’opposizione democratica Lee Jae-myung.