I titoli di oggi:
- Trade war, la Cina blocca l’export di terre rare strategiche
- Dazi, il Vietnam guarda a Cina e Corea del Sud
- Tensioni tra Londra e Pechino dopo la nazionalizzazione di British Steel
- Malaysia, membro dell’opposizione denuncia sorveglianza dello Stato
- Giappone, calo record della popolazione nel 2024
- Bangladesh-India, sale la tensione commerciale: Dhaka chiude porti, Delhi revoca diritti di transito
Guerra dei dazi, la Cina blocca l’export di sei terre rare strategiche
Il governo cinese ha bloccato le esportazioni di sei metalli e magneti di terre rare, della cui produzione la Cina detiene pressocché il monopolio, fondamentali per industrie come quella automobilistica, aerospaziale, dei semiconduttori e della difesa. La mossa fa parte della risposta di Pechino contro le nuove politiche tariffarie degli USA. Dal 4 aprile, i materiali coinvolti nella stretta governativa possono essere esportati solo tramite licenze speciali. Secondo il New York Times, tuttavia, la Cina non ha ancora ultimato il sistema di autorizzazione, causando ritardi nei porti e sollevando preoccupazioni a livello globale per la carenza di forniture. Nonostante il blocco riguardi l’export dei materiali verso tutte le destinazioni, la sua applicazione per ora è stata poco omogenea, con controlli portuali spesso meno severi sui carichi non destinati verso gli USA.
Dazi, il Vietnam guarda a Cina e Corea del Sud
Intanto, sempre ad Hanoi, il presidente cinese Xi Jinping ha dato il via a un tour nel Sud-Est asiatico con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione con i paesi dell’area. Durante la visita di lunedì 14 aprile in Vietnam, i rappresentanti dei due paesi hanno firmato circa 40 accordi, inclusi quelli su catene di approvvigionamento e ferrovie. In un articolo pubblicato su Nhan Dan, il quotidiano ufficiale del Partito comunista vietnamita, Xi ha criticato il protezionismo e i dazi americani, definendo la Cina un partner stabile e strategico per Hanoi. A oggi Pechino resta il principale partner commerciale del Vietnam. Mentre Washington ha concesso ad Hanoi una sospensione di 90 giorni per negoziare, il Vietnam si ritrova in un momento delicato per le proprie relazioni diplomatiche. E Trump ha commentato la visita di Xi: “stanno cercando di capire come possono rovinare gli Stati Uniti d’America?”, ha dichiarato il presidente americano.
La Cina non è l’unico paese asiatico a cercare un coordinamento con Hanoi. La Corea del Sud ha siglato proprio ieri con il Vietnam nuovi accordi per rafforzare la cooperazione economica, fissando come obiettivo di arrivare a 150 miliardi di dollari di scambi bilaterali entro il 2030. Mentre entrambi i paesi cercano di mitigare l’impatto dei dazi Usa (rispettivamente del 25% per Seul e 46% per Hanoi). Il ministro dell’Industria sudcoreano Ahn Duk-geun, in visita ad Hanoi, ha incontrato aziende come Samsung, LG e Hyundai, promettendo un dialogo continuo con Stati Uniti e Vietnam. Samsung produce oltre il 60% dei suoi smartphone in Vietnam.
Tensioni tra Londra e Pechino per British Steel
Il governo britannico ha approvato una legge d’emergenza per prendere il controllo di British Steel, ultimo produttore di acciaio del Regno Unito, dopo il fallimento dei negoziati con la cinese Jingye Group, proprietaria dell’impianto di Scunthorpe. Pechino, tramite l’ambasciata a Londra, ha invitato Downing Street a negoziare “con equità” e ha criticato il rischio di discriminazione. Il ministro per le Attività produttive Jonathan Reynolds ha chiarito che Jingye chiedeva più del doppio dei 500 milioni di sterline offerti dal governo e voleva chiudere gli altoforni per importare acciaio dalla Cina. Londra sta valutando la nazionalizzazione dell’azienda siderurgica e annuncia una linea più cauta verso gli investimenti cinesi nei settori strategici, come già avvenuto con il caso Huawei e il progetto nucleare Sizewell C.
Malaysia, membro dell’opposizione denuncia sorveglianza dello Stato
Ahmad Samsuri Mokhtar, vicepresidente del partito islamista malese di opposizione PAS e ministro dello stato di Terengganu, sostiene di essere sotto sorveglianza da parte dello Stato e che il suo telefono è sotto controllo. Samsuri, che ha descritto la situazione come un “palese abuso delle risorse governative come arma politica,” sostiene anche di essere soggetto a restrizioni di viaggio dalla fine del 2024, e di essere seguito anche durante le uscite personali. Il ministro dell’Interno malaysiano Saifuddin Nasution ha negato le affermazioni, dichiarando che Samsuri riceve solo una scorta di sicurezza standard per un ministro capo di Stato e che tutti i “VVIP” sono monitorati per la sicurezza generale, non per motivi politici.
Giappone, calo record della popolazione nel 2024
Secondo dati ufficiali pubblicati il 14 aprile, nel 2024 la popolazione giapponese ha subito un calo record di 898.000 persone, scendendo a 120,3 milioni a ottobre. Si tratta del 14° calo annuale consecutivo, il più brusco registrato almeno dal 1950. Includendo i cittadini stranieri, la popolazione si attesta a 123,8 milioni, ed il calo è di 550.000 unità. Il calo delle nascite significa anche una diminuzione della forza lavoro e dei consumatori. “Siamo consapevoli che il calo delle nascite persiste perché molte persone che vogliono avere figli non hanno modo di soddisfare i loro desideri”, ha dichiarato il Segretario di Gabinetto Yoshimasa Hayashi, aggiungendo che il governo continuerà ad attivarsi per sostenere i giovani e creare una società “dove chiunque desideri avere figli possa averli e crescerli in serenità”.
Tensioni commerciali tra India e Bangladesh
Le tensioni commerciali tra Bangladesh e India si stanno acuendo. Il governo provvisorio di Dhaka, guidato da Md Yunus, ha chiuso tre porti terrestri con l’India e sospeso le importazioni di filati via terra, citando una presunta “inadeguatezza delle infrastrutture”. Forte l’opposizione da parte delle camere di commercio del Bangladesh, che hanno definito la mossa “suicida”. I filati sono fondamentali per l‘industria dell’abbigliamento locale, che è la principale fonte di export bangladese. Le nuove misure interrompono una catena di approvvigionamento reciprocamente vantaggiosa, minacciando le imprese bangladesi che dipendono dalla materia prima indiana. In alternativa, il Bangladesh potrebbe iniziare a importare i filati dal Pakistan, nonostante i costi più elevati. Intanto, l’India ha risposto revocando un’importante agevolazione di transito che permetteva al Bangladesh di esportare merci verso Paesi terzi attraverso le dogane terrestri indiane, anche se per il momento il commercio con Bhutan e Nepal è esente da questa decisione.