In Cina e Asia — Summit Apec tra protezionismo Usa e globalizzazione cinese

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E ora Trump si toglie i guanti di velluto. Giunto a Danang, in Vietnam, per il vertice Apec, forte del sostegno apparente del presidente Xi Jinping nel dettare un “nuovo programma” per le relazioni sino-americane, l’inquilino della Casa Bianca dovrà convincere i partner dell’Asia-Pacifico ad accettare la propria visione “americanocentrica” con tutte le sue declinazioni protezionistiche. Facendo suo il nuovo termine “Indo-Pacific”, il presidente Usa ha detto di voler basare le relazioni tra i player regionali sui valori della “reciprocità e della correttezza”: gli Stati Uniti “cercano amicizia non dominazione”, ma non tollereranno più di “essere sfruttati a vantaggio di altri” attraverso l’apertura del proprio mercato senza precondizioni.

L’arrivo di Trump allo Studio Ovale ha già creato non poco scompiglio sullo scacchiere asiatico: una delle prime iniziative intraprese, una volta assunto l’incarico, è stata quella di liberare gli Stati Uniti dagli impegni precedentemente presi nell’ambito delle contrattazione per la Trans-pacific partnership. Senza gli Usa la stessa sopravvivenza del trattato commerciale è a rischio. Proprio in queste ore i rimanenti 11 membri stanno faticosamente cercando di trovare un nuovo equilibrio, sotto la guida del Giappone, il paese più interessato a portare avanti i negoziati. In tutta risposta, il presidente cinese Xi Jinping ha utilizzato il suo discorso di apertura per ricordare ai paesi Apec l’impegno di Pechino nel portare avanti la su alternativa alla Tpp (la Regional Comprehensive Economic Partnership) e nel sostenere un mondo multipolare sempre più aperto e globalizzato. Ben altri toni rispetto a Trump.

Il mercato finanziario cinese apre agli investimenti esteri

Nei prossimi cinque anni la Cina aprirà quasi totalmente il settore dei servizi finanziari a soggetti esteri, che saranno così in grado di detenere quote di maggioranza nelle joint venture con partner locali, mentre il limite del 25% imposto sulla partecipazione di banche straniere in istituti di credito cinesi verrà eliminato. Lo ha dichiarato quest’oggi il viceministro delle Finanze Zhu Guangyao, a poche ore dalla visita di Trump in Cina mirata proprio a strappare concessione sull’accesso al mercato interno. L’annuncio arriva dopo mesi di speculazione su una riforma work in progress del settore, prevalentemente dominato dai player statali.

Nel 2015, la joint venture sino-estera a posizionarsi meglio tra le società di investimento in termini di profitti netti è stata UBS Securities: soltanto 95esima in termini assoluti, secondo i dati della Securities Association of China. In un articolo apparso oggi sul People’s Daily, il vicepremier Wang Yang, recentemente promosso nel comitato permanente del Politburo, ha affermato che la Cina “deve proteggere la proprietà intellettuale, non richiedere il trasferimento di tecnologia come condizione per l’ottenimento dell’accesso al mercato, e dovrebbe trattare in modo equo le imprese nazionali e straniere negli appalti pubblici e nel piano “China 2025” per migliorare il proprio settore manifatturiero”.

Pechino ha accolto Trump con un nuovo test missilistico

Appena due giorni prima dell’arrivo di Trump in Cina, Pechino pare abbia testato un missile balistico intercontinentale in grado di colpire gli Stati Uniti: il vettore DF-41, con una gittata di 12mila chilometri. La notizia, non confermata, è stata ricostruita dal Scmp sulla base di un indizio: la chiusura, lunedì, per 53 minuti, dello spazio aereo in corrispondenza con un’area del deserto del Gobi precedentemente utilizzata per il lancio di missili. Il presunto test cinese segue il lancio dell’ICBM russo Satan 2 alla fine di ottobre, mentre ad agosto erano stati gli Usa a testare il loro Minuteman 3 in California. Difficile dire se la prossimità all’arrivo di Trump sia stata casuale o voluta. Di certo, i venti di guerra che spirano dalla penisola coreana devono essere stati d’ispirazione.

La Cina si prepara al Singles’ Day

Come ogni 11 novembre (il famigerato Singles’ Day), anche sabato prossimo il colosso dell’e-commerce Alibaba affronterà una nuova sfida: battere il record di vendite dello scorso anno, ovvero superare 17,8 miliardi di dollari in 24 ore. Quest’anno saranno 60mila i marchi internazionali — da Adidas a Zara — ad essere ospitati sulla piattaforma cinese. Ma c’è una novità. Mentre oltre la Muraglia il commercio elettronico è sempre più spesso terreno di competizione tra vecchi e nuovi player, Alibaba punta a reinventarsi estendendo il proprio business al retail tradizionale. L’11 novembre saranno 50 gli shopping mall in 12 città diverse a ospitare punti vendita temporanei e promozioni. E secondo un sondaggio di Fung Global l’abbigliamento sarà l’articolo più richiesto. 158 miliardi di dollari è quanto Citigroup stima verrà incassato.

L’attrice Zhao Wei interdetta dal mercato azionario

La Consob cinese ha interdetto per cinque anni l’attrice Zhao Wei e il marito Huang Youlong per aver ingannato il mercato annunciando l’acquisizione di uno studio d’animazione, senza avere le risorse necessarie per l’operazione. Lo scorso dicembre la società di Zhao, la Longwei Culture & Media, si era detta pronta a investire 3 miliardi di yuan. A febbraio, dopo una lettera dei regolatori che chiedevano maggiori informazioni e il no delle banche a finanziare l’operazione, avevano fatto un passo indietro. 
Perché ci interessa? Huang è anche il principale azionista di Teamway, la società con sede alle Cayman e quotata a Hong Kong che lo scorso agosto ha finanziato con 8 milioni di dollari il patron milanista Li Yonghong (al 14% di interessi).