In Cina e Asia – Per la Nato la Cina rappresenta una sfida strategica

In Notizie Brevi by Serena Console

Dopo il summit del G7, il presidente Usa Joe Biden incassa un altro consenso sulla Cina. Dal vertice Nato, il bilaterale tra Biden e il segretario generale dell’Alleanza transatlantica Jens Stoltenberg, emerge una posizione forte contro Pechino. Per la prima volta, in 72 anni di storia, la Nato riconosce le crescenti ambizioni militari della Cina come un problema per la sicurezza comune, in quanto rappresenta una “sfida strategica”. È quanto si legge nel comunicato diramato al termine del vertice di Bruxelles, dal quale emerge la preoccupazione dei leader dell’Alleanza nei confronti della Repubblica popolare, in merito al comportamento assertivo della Cina che si pone in contrasto con i valori fondamentali sanciti dal Trattato di Washington. Dal documento ufficiale si sottolinea come Pechino stia rapidamente espandendo il suo arsenale nucleare con più testate e, soprattutto, stia collaborando militarmente con la Russia. Per questo la Nato invita la Cina a rispettare i suoi impegni internazionali e ad agire responsabilmente nel sistema internazionale. Sebbene il linguaggio del comunicato del vertice Usa-Nato sia più duro rispetto a quello del G7 di domenica scorsa, Stoltenberg ha insistito sul fatto che la Cina “non è un avversario”, affermando invece che la strategia emergente era quella di affrontare “le sfide” poste da Pechino. [fonte SCMP]

L’innalzamento delle acque del mare minaccia l’economia del delta dello Yangtze

Il cambiamento climatico rischia di minacciare gli investimenti cinesi. Centinaia di migliaia di dollari investiti in attività economica lungo la costa orientale della Cina, tra cui 974 miliardi di dollari nella sola Shanghai, sono in pericolo per l’innalzamento degli oceani causato dai cambiamenti climatici. La confermano i dati del Climate Central, un’organizzazione no-profit con sede negli Stati Uniti, che prendono in esame il Pil e la crescita della popolazione rispetto alle proiezioni dell’innalzamento degli oceani per l’anno 2100, secondo cui diversi importanti centri cittadini della Cina potrebbero essere colpiti da maree alte e inondazioni, a meno che non vengano fatti tagli drastici sulle emissioni di gas serra. Secondo la ricerca, Shanghai, il principale centro finanziario cinese costruito tra l’estuario del fiume Yangtze e la baia di Hangzhou, è la città più esposta all’innalzamento del livello del mare, con una stima di 973,7 miliardi di dollari del PIL del 2019 a rischio. Altre due città, a 100km a ovest di Shanghai, Suzhou e Jiaxing, si sono classificate al secondo e terzo posto delle 34 città prese in esame per la ricerca, rispettivamente con 330,4 miliardi di dollari e 128,8 miliardi di dollari del PIL del 2019.Oltre ai centri metropolitani densamente popolati, anche altri zone importanti per le catene di approvvigionamento industriale e delle zone di ricerca e sviluppo ad alta tecnologia della Cina affrontano rischi simili. Tra i punti di riferimento industriali che si trovano nelle aree altamente esposte ci sono la sede di Alibaba, la più grande piattaforma di e-commerce della Cina nella città di Hangzhou, il parco industriale di Suzhou che ospita la nuova sede cinese di Panasonic, e la gigantesca fabbrica di Tesla a Shanghai. Sebbene sia improbabile che le maree salgano a livelli tali da far soccombere le infrastrutture, i ricercatori allertano sull’intensificarsi delle inondazioni, sui danni provocati dalle tempeste ed erosione del suolo, nonché sulla riduzione delle riserve di acqua dolce, che minacciano la crescita economica dei centri colpiti. [fonte FT]

La Cina mira all’esplorazione di Giove

La Cina ha una nuova ambizione spaziale: lanciare entro il 2029 una una missione per raggiungere Giove, il più grande pianeta del sistema solare. Lo riporta la China National Space Administration, secondo cui la Cina esplorerà una cometa e raccoglierà più campioni lunari, oltre a raccogliere campioni da Marte e da un asteroide. Per le prossime esplorazioni spaziali, la Cina si concentrerà in gran parte su Marte prima del 2030, dopo aver preso in considerazione le esigenze di sviluppo della tecnologia ingegneristica. Il Paese sta costruendo una propria stazione spaziale per rivaleggiare con la Stazione Spaziale Internazionale e a maggio ha fatto atterrare con successo il suo primo rover, Zhu Rong, su Marte: questi sono tutti progetti e obiettivi che mirano a raggiungere gli Stati Uniti nella tecnologia spaziale. [fonte SCMP]

Rivisti i dati, aumenta la popolazione dello Xinjiang

In base a una revisione dei dati, è cresciuta la popolazione nella regione dello Xinjiang, dove si sospettano gravi violazioni dei diritti umani della minoranza etnica e religiosa degli uiguri. Ma a trainare la crescita della popolazione nello Xinjiang non sono gli uiguri, bensì la popolazione Han, che è cresciuta più velocemente della popolazione della minoranza etnica uigura nell’ultimo decennio. La popolazione della regione è aumentata del 18% ed è arrivata fino a 25,85 milioni nel 2020, di cui 11,62 milioni sono membri della minoranza etnica uigura e 10,92 milioni sono gli Han, che ormai rappresentano il 57% della popolazione locale. Secondo i risultati del censimento nazionale del 2020 e rispetto a quello effettuato dieci anni prima, la popolazione Han nella regione autonoma è cresciuta del 25%, mentre la popolazione uigura è cresciuta del 16%. Un dato che, per il governo cinese, si spiega con il flusso migratorio interno della etnia Han e con la revisione dei dati raccolti. Il governo regionale ha affermato che i risultati del censimento lo hanno spinto a rivedere i dati sulla popolazione uigura tra le 170.000 e le 482.000 persone all’anno per il periodo 2011-2019. In particolare, rispetto al sesto censimento, c’è stato un aumento del 24,86%, o di 2.174.000 persone di etnia Han dal settimo censimento. La popolazione delle minoranze etniche è aumentata di 1.865.000, pari al 14,27 per cento. Tra le minoranze etniche, la popolazione uigura è aumentata di 1.623.000, pari al 16,2 per cento. [fonte GT, scmp]