In Cina e Asia – Pechino verso 5 o 6 milioni di licenziamenti entro 2019

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– In Cina tra i cinque e i sei milioni di licenziamenti entro il 2019
– Movimento Lgbt cinese contro legge sulla violenza domestica
– La Cina metterà in pratica le risoluzioni Onu contro Pyongyang
– Nuova auto-immolazione in Sichuan
– Indagato per molestie sessuali a New Delhi l’ex presidente dell’agenzia Onu per il clima
– In Mongolia la crisi peggiora dopo il gelo invernaleIn Cina tra i cinque e i sei milioni di licenziamenti entro il 2019

Nell’ambito di un’enorme riforma strutturale della propria economia, la Cina prevede di licenziare tra i cinque e i sei milioni di lavoratori nei prossimi due-tre anni. Per ammortizzare l’ecatombe di posti di lavoro, Pechino ha deciso di stanziare almeno 23 miliardi di dollari. La ristrutturazione dell’economia è necessaria per ridurre l’eccesso di capacità industriale e l’inquinamento, si tratta del più audace programma di ridimensionamento che Pechino attua da quasi vent’anni.

Movimento Lgbt cinese contro legge sulla violenza domestica

Discrimina. È questo il principio per cui parte del movimento Lgbt cinese contesta la legge contro le violenze domestiche approvata lo scorso dicembre. La normativa prevede che anche nel caso di coppie non sposate ricorra la protezione di uno dei partner in caso di violenza subita dall’altro ma, a esplicita domanda, uno dei legislatori ha detto che non riguarda le coppie Lgbt, perché «non si è mai sentito di violenze tra coppie gay». Questo ha fatto insorgere le organizzazioni del vasto arcipelago Lgbt che ora vogliono ricorrere a vie legali per far inserire anche la propria condizione nella casistica.

La Cina metterà in pratica le risoluzioni Onu contro Pyongyang

Mentre si attende la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Corea del Nord, la Cina dichiara che, in caso venisse adottata, attuerà le sanzioni ivi previste. L’ha dichiarato ieri il portavoce del ministero degli esteri Hong Lei. Hong ha detto esplicitamente che la Cina ritiene necessaria una nuova risoluzione che ostacoli la capacità della Corea del Nord di sviluppare programmi nucleari e missilistici.


Nuova auto-immolazione in Sichuan

Un monaco tibetano si è dato alle fiamme ed è morto lunedì nella provincia sud-occidentale del Sichuan. Lo riporta Radio Free Asia. È la prima auto-immolazione di quest’anno.
Kalsang Wangdu, un monaco del monastero di Retsokha Aryaling, si è dato fuoco il 29 febbraio nei pressi del suo monastero nella contea di Nyagrong (in cinese Xinlong), che fa parte della prefettura autonoma tibetana di Kardze (in cinese, Ganzi). Salgono quindi a 144 le auto-immolazioni avvenute in Cina dal 2009, anno della rivolta di Lhasa.
Intanto, anche dall’India giunge notizia che un giovane studente tibetano si è dato fuoco lunedì per protestare contro il controllo cinese delle zone tibetane.


Indagato per molestie sessuali a New Delhi l’ex presidente dell’agenzia Onu per il clima

La polizia indiana ha accusato l’ex presidente del «U.N. climate panel», Rajendra Pachauri, di molestie sessuali nei confronti di una donna con cui ha lavorato in un istituto di energia a Nuova Delhi. La polizia ha sottoposto ieri il caso a un tribunale di Delhi, dopo aver esaminato la denuncia di una collega di Pachauri all’Energy Research Institute, dove l’ex funzionario ONU presiedeva il think tank sull’ambiente.

In Mongolia la crisi peggiora dopo il gelo invernale

La Mongolia chiede milioni di dollari in aiuti internazionali dopo che lo «dzud», il gelo invernale, ha decimato le sue greggi. Dopo diversi inverni miti e programmi di governo che negli ultimi anni hanno incentivato i pastori ad aumentare le greggi, il parco animali del paese ha raggiunto numeri record. Ora, con circa l’80 per cento dei pascoli degradati per il gelo, molte aree del paese stanno vivendo una spirale verso il basso, perché i pastori hanno bisogno di più animali per mantenere il proprio reddito, danneggiando ulteriormente i pascoli. La minaccia economico-ambientale arriva proprio mentre il paese è alle prese con la fine del ciclo delle materie prime, che ha impoverito le entrate statali e spinto la valuta locale a livelli bassissimi.