In Cina e Asia – Pechino promette “misure risolute”, ma vuole trattare con gli Usa

In Notizie Brevi by Redazione

Le notizie di oggi:

  • Pechino promette “misure risolute”, ma vuole trattare con gli Usa
  • Cina-Cambogia, esercitazioni congiunte nella nuova base navale di Ream
  • Myanmar, cresce il bilancio delle vittime. Licenziati funzionari UsAid arrivati nel paese
  • Modi incontra capo ad interim del Bangladesh, poi vola in Sri Lanka 
  • L’Australia intende riacquistare il porto di Darwin dalla cinese Landbridge
  • Trade war: Vietnam e Taiwan provano approccio morbido
  • Taiwan, il G7 condanna le esercitazioni cinesi
Pechino promette “misure risolute”, ma vuole trattare con gli Usa

In un documento pubblicato la sera di sabato 5 aprile, la Cina ha promesso di “continuare a adottare misure risolute” per proteggere i propri interessi da quelle che ha definito tariffe “repressive” imposte dagli Stati Uniti. Si tratta della prima dichiarazione di questo tipo da parte di Pechino, che è stato anche il primo paese a rispondere in modo analogo annunciando nei giorni scorsi tasse aggiuntive del 34% su tutte le importazioni di Washington, oltre a maggiori controlli sulle esportazioni di terre rare e materiali essenziali per i prodotti hi-tech, come i chip. Nel documento, il ministero degli Esteri ha affermato che i dazi Usa hanno “gravemente violato” gli interessi legittimi degli altri paesi e che gli Stati Uniti stanno sovvertendo l’ordine economico e commerciale, dando priorità ai propri interessi sacrificando quelli legittimi degli altri paesi. Pechino ha anche invitato il mondo a “opporsi congiuntamente a tutte le forme di unilateralismo e protezionismo”. Dopo l’annuncio delle contro-tariffe cinesi, i titoli europei e statunitensi sono crollati all’apertura dei mercati nazionali di venerdì 4 aprile per il secondo giorno consecutivo.

Il mercato ha parlato“, ha dichiarato in un messaggio su Facebook il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun chiedendo “una consultazione paritaria”. Un editoriale comparso oggi sul Quotidiano del popolo afferma che Pechino “non sta chiudendo la porta al negoziato”, ma avverte anche che la strategia dei leader cinesi prevede innanzitutto di rafforzare l’economia nazionale proseguendo le riforme annunciate a marzo. Per ora, secondo fonti del Wall Street Journal, il governo cinese non ha mostrato alcun interesse concreto a negoziare né sull’affaire TikTok, né su questioni commerciali o economiche. 

Come effetto dei dazi, oggi le borse asiatiche hanno chiuso in forte calo e i prezzi del petrolio sono crollati.

Cina-Cambogia, esercitazioni congiunte nella nuova base navale di Ream

Il 5 aprile Cina e Cambogia hanno inaugurato le nuove strutture finanziate da Pechino nella base navale di Ream, un’installazione militare della Marina militare cambogiana sulla costa del golfo del Siam. Durante la cerimonia, che ha visto la presenza del primo ministro Hun Manet, i due paesi hanno anche lanciato il sesto ciclo di esercitazioni congiunte Golden Dragon. La base navale dispone ora di un nuovo molo, infrastrutture modernizzate e un centro logistico e di addestramento congiunto Cina-Cambogia. Al Global Times un analista ha detto che è probabile che le esercitazioni Golden Dragons, che finora si sono svolte in un altro luogo, in futuro si terranno sempre nel porto di Ream e che il nuovo centro di addestramento servirà a rafforzare i legami militari tra i due paesi. Secondo alcuni osservatori, la base sarà ad uso esclusivo delle forze cinesi, con crescenti rischi per la sicurezza regionale e per il rispetto della sovranità cambogiana. Il primo ministro Hun Manet ha comunicato che il presidente cinese Xi Jinping visiterà il paese tra due settimane.

Myanmar, cresce il bilancio delle vittime. Licenziati funzionari UsAid arrivati nel paese

Sabato 5 aprile, durante una visita a Mandalay, la seconda città più grande del Myanmar vicino all’epicentro del terremoto del 28 marzo, il sottosegretario generale dell’Onu Tom Fletcher in un post su X ha chiesto al mondo di “schierarsi al fianco del popolo del Myanmar”. Il bilancio delle vittime è salito a oltre 3.500, mentre il numero dei feriti si attesta ad almeno 4.850. Secondo quanto riferito dai media statali, 220 persone risulterebbero ancora disperse. Nei giorni scorsi Cina, India e altre nazioni del Sud-Est asiatico hanno inviato aiuti umanitari, malgrado le associazioni abbiano denunciato che la giunta militare al potere ha limitato l’ingresso di cibo e aiuti nelle comunità colpite dal terremoto che non sostengono il governo. Gli Stati Uniti avevano promesso circa 9 milioni di dollari di aiuti, ma nei giorni scorsi alcuni funzionari dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (UsAid) hanno riferito di essere stati informati di essere stati licenziati dopo aver messo piede in Myanmar.

Trade war: Vietnam e Taiwan provano approccio morbido

Il leader del Vietnam, To Lam, ha chiesto al presidente Trump di ritardare l’imposizione dei dazi del 46% di almeno 45 giorni per evitare una guerra commerciale che minerebbe l’economia vietnamita e aumenterebbe i prezzi per i consumatori americani. Durante una conversazione con l’omologo americano, il presidente vietnamita, tra i primi leader a contattare Trump dopo l’annuncio delle tariffe, ha proposto di ridurre a zero le barriere commerciali sui prodotti in arrivo dagli Usa. Intanto Taiwan, colpita con aliquote del 32%, ha fatto sapere che non adotterà ritorsioni. 

Modi incontra capo ad interim del Bangladesh, poi vola in Sri Lanka 

Il 4 aprile, a margine della sesta edizione del vertice regionale Bimstec (Iniziativa del Golfo del Bengala per la cooperazione tecnica ed economica multisettoriale), che quest’anno si è tenuto a Bangkok, il primo ministro indiano Narendra Modi ha incontrato il capo del governo ad interim del Bangladesh Muhammad Yunus. Oltre ai tre paesi, il Bimstec include anche Myanmar, Nepal, Sri Lanka e Bhutan. Si tratta del primo colloquio tra le parti dallo scorso agosto, quando le relazioni tra Nuova Delhi e Dhaka sono entrate in una fase delicata dopo che l’allora prima ministra bengalese Sheikh Hasina, al governo dal 2009, è fuggita dal paese in seguito alle forti proteste popolari trovando asilo in India.

Il Bangladesh ha descritto lo scambio durato 40 minuto come “produttivo e costruttivo”. I due leader hanno discusso la richiesta di estradizione di Hasina avanzata lo scorso settembre da Dhaka, un mese prima che un tribunale bangladese emettesse un mandato d’arresto nei confronti dell’ex premier per la violenta repressione delle proteste che hanno portato alla sua destituzione. Da Modi è giunto l’invito a “evitare qualsiasi retorica” che possano inficiare i rapporti bilaterali, oltre a proteggere la minoranza indù che abita in Bangldesh e che, secondo le parole del leader indiano, sarebbe presa di mira dalla maggioranza musulmana del paese.

Il 5 aprile Modi si è diretto in Sri Lanka nella prima visita di un leader straniero dalla nomina del nuovo presidente Anura Kumara Dissanayake. Nuova Delhi ha siglato una serie di accordi di cooperazione economica con Colombo, a cui ha fornito circa 4 miliardi di dollari in prestiti per rispondere alla grave crisi finanziaria in cui versa il paese. Durante i colloqui, come dichiarato ai giornalisti dal ministro degli Esteri indiano Vikram Misri, l’India ha confermato l’intenzione di cooperare con gli Emirati Arabi Uniti per costruire un hub energetico nella parte orientale del paese, nella città di Trincomalee. Il progetto prevede la costruzione di un oleodotto multi-prodotto e potrebbe includere l’utilizzo di un parco serbatoi risalente alla Seconda Guerra Mondiale e in parte di proprietà di Indian Oil Corp. Una mossa che rafforza la presenza indiana nel paese e prova a tenere testa alla Cina, il cui colosso energetico statale Sinopec ha firmato negli scorsi mesi un accordo per costruire una raffineria di petrolio da oltre 3 miliardi di dollari a sud del paese.

L’Australia intende riacquistare il porto di Darwin dalla cinese Landbridge

Il 4 aprile, durante un’intervista alla radio Australian Broadcasting Corp, il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che il governo sta lavorando per riportare “in mani australiane” il porto di Darwin, attualmente gestito dalla società cinese Landbridge. L’area vanta una posizione strategica e ospita ogni anno migliaia di marines statunitensi per delle esercitazioni militari. Nel 2015 il governo del Territorio del Nord ha dato in locazione il porto a Landbridge per 99 anni, una decisione fortemente criticata dall’allora amministrazione Obama. Come dichiarato da Albanese, il governo ha da tempo avviato colloqui con fondi pensione privati interessati ad acquisire la struttura, anche a seguito di segnali emersi a fine 2024 che indicano possibili difficoltà finanziarie della società. Il primo ministro ha aggiunto di essere disposto, se necessario, a sollecitare un “intervento diretto del Commonwealth”. Dal canto suo, il direttore non esecutivo di Landbridge in Australia ha risposto di non essere stato informato dal governo e che il porto non è in vendita.

Taiwan, il G7 condanna le esercitazioni cinesi

I ministri degli esteri del G7 hanno definito le recenti esercitazioni militari della Cina attorno a Taiwan “provocatorie e destabilizzanti”, e hanno sollecitato una “risoluzione pacifica dei problemi” attraverso il dialogo. “Queste attività sempre più frequenti e destabilizzanti stanno aumentando le tensioni tra le due sponde dello Stretto e mettono a rischio la sicurezza e la prosperità globali”, recita il comunicato.