I titoli di oggi:
- Pechino lavora al prossimo piano quinquennale
- Bangladesh, proteste e pressioni contro l’amministrazione Yunus
- Francia-Vietnam, siglati accordi su Airbus e satelliti durante la visita di Macron ad Hanoi
- Vertice ASEAN tra dazi Usa, cooperazione economica e crisi in Myanmar
- Cina, settore tech nel mirino della campagna anti-corruzione
- Ucraina: “la Cina ha fornito materiale alla Russia”
Pechino, primi preparativi e indiscrezioni per piano quinquennale 2026-30
Il Partito Comunista Cinese ha avviato una consultazione pubblica, politica e accademica sui possibili contenuti del Piano quinquennale 2026-2030. Il presidente Xi Jinping ha detto che la leadership sta “organizzando la stesura di una proposta” in merito. Prima di concretizzarsi, la proposta dovrà essere approvata durante il quarto plenum, atteso per fine anno, e poi ufficializzata durante le Due Sessioni di marzo 2026. Intanto, la leadership ha iniziato il consueto ciclo di ispezioni nazionali per mettere a fuoco le priorità del prossimo Piano: negli ultimi due mesi, Xi Jinping ha condotto visite a Shanghai, in Guizhou, in Yunnan e in Henan.
Intanto, iniziano a trapelare indiscrezioni sul nuovo Piano, che potrebbe includere una versione alternativa del “Made in China 2025”, la strategia industriale lanciata nel 2015 per trasformare la Cina in una superpotenza tecnologica. Il piano, questa volta, potrebbe concentrarsi su nuove tecnologie strategiche, come i semiconduttori. Potrebbe anche cambiare completamente nome, scrive Bloomberg, onde evitare paragoni e critiche da parte dell’occidente. Un nuovo “Made in China 2025” segnalerebbe la volontà cinese di continuare a puntare sulla produzione industriale come motore della crescita nazionale, nonostante le pressioni americane per un “riequilibrio”; ovvero uno scenario in cui la Cina punta di più sui consumi mentre gli USA aumentano la produzione.
Un’altra opinione sull’approccio alla crescita da adottare nel periodo 2026-30 arriva da Xu Lin, ex funzionario economico cinese di spicco, secondo cui la Cina dovrebbe fissare il suo obiettivo di crescita “intorno al 4%”. “È inopportuno fissare un obiettivo superiore alla crescita potenziale”, ha dichiarato Xu, giustificando la cautela con il declino demografico, l’aumento del debito, i problemi del settore immobiliare e la rivalità con gli Stati Uniti. “Una crescita annuale del PIL del 4% sarebbe molto buona se si riuscisse ad aumentare l’occupazione e a controllare il rapporto debito/PIL”, ha aggiunto, auspicando l’espansione del settore dei servizi e l’attuazione di riforme strutturali, invece che di stimoli a breve termine, lasciando “massima libertà” alle forze di mercato.
Intanto i dati rilasciati stamani dall’Istituto nazionale di statistica attestano una crescita degli utili industriali, aumentati ad aprile del 3,0%, rispetto al +2,6% del mese precedente.
Bangladesh, proteste contro l’amministrazione Yunus
Il primo ministro ad interim del Bangladesh dall’agosto 2024, Muhammad Yunus, si sta trovando ad affrontare una crescente ondata di proteste da parte di insegnanti, funzionari pubblici e forze politiche. Le mobilitazioni si sono intensificate nella giornata di lunedì 26 maggio, quando migliaia di insegnanti delle scuole primarie statali sono scesi in sciopero per chiedere aumenti salariali. Anche i lavoratori della pubblica amministrazione hanno iniziato a manifestare contro un nuovo decreto che consente il licenziamento rapido dei dipendenti per cattiva condotta. Il governo è già stato costretto a ritirare una riforma che avrebbe smantellato l’ente fiscale nazionale proprio a seguito dello sciopero dei suoi lavoratori.
La possibilità che Yunus si dimetta è stata smentita dal suo consigliere alla pianificazione, che ha però ammesso le difficoltà dell’attuale amministrazione. Il nodo resta la data delle elezioni: Yunus propone giugno 2026, ma il Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP) e l’esercito chiedono il voto entro dicembre 2025. L’esclusione dell’Awami League dell’ex premier Sheikh Hasina dalle elezioni, a seguito della sospensione della sua registrazione, ha aggravato la crisi. Yunus ha convocato nel weekend incontri con i principali attori politici, definendo la situazione “simile a una guerra”.
Francia-Vietnam, siglati accordi su Airbus e satelliti durante la visita di Macron ad Hanoi
Lunedì 26 maggio Emmanuel Macron ha firmato diversi accordi bilaterali con il governo vietnamita, tra cui la vendita di 20 aerei Airbus A330neo alla compagnia VietJet, un’intesa sui satelliti e collaborazioni nei settori della difesa, energia nucleare, ferrovie e sanità (inclusi i vaccini Sanofi). Per gli analisti questa visita, la prima di un presidente francese negli ultimi dieci anni, punta a rafforzare la presenza francese in Asia, proponendo Parigi come partner alternativo a Washington e Pechino. Macron ha ribadito il sostegno alla libertà di navigazione nel mar Cinese meridionale, tema cruciale per il Vietnam, che insieme alla Cina rivendica tali aree.
Il presidente vietnamita Luong Cuong ha annunciato un ampliamento della cooperazione in materia di sicurezza, industria della difesa, cybersicurezza e lotta al terrorismo. Il viaggio, che proseguirà in Indonesia e Singapore, si svolge in un contesto di crescenti tensioni commerciali: il Vietnam rischia dazi Usa del 46% e, sotto pressione di Washington, ha promesso importanti acquisti di beni americani, inclusi 250 aerei Boeing. L’Unione Europea ha messo in guardia Hanoi dal compromettere gli interessi europei, vista anche l’importanza dell’accordo di libero scambio in vigore con Bruxelles.
Vertice ASEAN tra dazi Usa, cooperazione economica e crisi in Myanmar
Lunedì 26 maggio è iniziato a Kuala Lumpur il vertice dei paesi ASEAN, l’incontro che vede i leader del gruppo delle dieci nazioni del Sud-Est asiatico insieme per deliberare una strategia comune su politica ed economia della regione. Il premier della Malaysia Anwar Ibrahim ha proposto un incontro tra il presidente Usa Donald Trump e i leader ASEAN per discutere dei dazi minacciati da Washington che colpirebbero le esportazioni dei paesi regionali con tariffe fino al 49%. La richiesta, inviata ufficialmente, riflette le crescenti preoccupazioni per il ritorno al protezionismo statunitense e per la crisi del sistema commerciale multilaterale.
Durante il primo giorno del vertice è stata inoltra lanciata la ASEAN Community Vision 2045, che punta a trasformare la regione nella quarta economia mondiale rafforzando commercio tra i paesi del gruppo e spingendo per l’integrazione nelle supply chain globali. In questo contesto, il ministro degli Esteri thailandese Maris Sangiampongsa ha esortato a collaborare nella produzione di beni complessi come i semiconduttori. Accusati di facilitare l’export di beni cinesi a basso costo, Thailandia e altri paesi cercano accordi bilaterali con la Casa Bianca per ridurre i dazi, offrendo in cambio più importazioni dagli Stati Uniti. Intanto, l’interesse verso i BRICS cresce come possibile contrappeso strategico alle manovre Usa.
In agenda è emerso anche il tema della crisi in Myanmar. L’ASEAN sta valutando la nomina di un inviato speciale permanente per facilitare negoziati tra la giunta e i gruppi armati convolti nella guerra civile. Il premier malaysiano Anwar Ibrahim ha già avuto colloqui separati con entrambe le parti, ma resta il nodo delle elezioni promesse dalla giunta, viste dalle forze di opposizione come una farsa. Il vertice si chiude con incontri con Cina e paesi del Golfo, in un contesto segnato da volatilità commerciale e crescenti tensioni nelle aree contese. “Dobbiamo preservare il sistema multilaterale e assicurarci che il modello geo-economico Asean-Ccg (Consiglio di cooperazione del Golfo)-Cina continui a svolgere un ruolo significativo nel costruire un futuro più inclusivo e sostenibile per la nostra regione e per i nostri popoli”, ha detto Anwar.
Cina, settore tech nel mirino della campagna anti-corruzione
La campagna anti-corruzione della Cina sta colpendo il settore tech, riporta il South China Morning Post. Gli scandali riguardano soprattutto il Guizhou, provincia sud-occidentale su cui Pechino negli ultimi anni ha investito molto per raggiungere l’autosufficienza strategica nel settore dei big data. Tra gli indagati ci sono l’ex ingegnere capo dell’Amministrazione per lo sviluppo dei Big Data del Guizhou Li Gang, gli ex direttori Jing Yaping e Ma Ningyu, e Liu Lan, e la vicesindaca di Guiyang. Colpito anche il settore dei semiconduttori: Zhao Weiguo, ex presidente di Tsinghua Unigroup, è stato condannato a una pena capitale sospesa per appropriazione indebita di fondi statali. Nel mirino anche il settore metallurgico della provincia del Guangxi, dove si indaga su possibili miniere illegali e inquinamento da metalli pesanti.
Ucraina: “la Cina ha fornito materiale bellico alla Russia”
Il capo dei servizi segreti ucraini, Oleh Ivashchenko, ha dichiarato che la Cina sta fornendo materiali chiave, come macchine utensili, polvere da sparo e prodotti chimici, ad almeno 20 fabbriche militari russe. Il funzionario ha inoltre citato le prove di cinque collaborazioni nel settore dell’aviazione e sei grandi spedizioni di prodotti chimici speciali. Ad Aprile, il presidente ucraino Zelensky aveva già accusato la Cina di fornire armi e polvere da sparo alla Russia – accusa che la Cina ha commentato come “priva di fondamento”. Nonostante le smentite, Kiev ha sanzionato tre entità cinesi.