In Cina e Asia — Pechino critica le nuove misure antidumping dell’Ue

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Pechino critica le nuove misure antidumping dell’Ue

Le nuove misure approvate dall’Ue per sanzionare il dumping “violano le regole della WTO”. Non si è fatto aspettare a lungo il commento della stampa statale cinese alla notizia del raggiunto accordo tra Commissione, Parlamento e Consiglio europei per limitare i rischi causati dall’export cinese a basso costo. Martedì, a Strasburgo, il vertice dell’Ue ha convenuto sull’adozione del principio di “distorsione del mercato” in sostituzione del “analogue country method” utilizzato finora che consiste — nel caso di paesi a cui non è stato riconosciuto lo status di economia di mercato come la Cina — nel prendere come riferimento il prezzo stabilito in un paese terzo anziché nel mercato interno del paese esportatore per verificare la presenza di dumping. Con il nuovo sistema tutti i paesi — a prescindere dal mes — verrebbero giudicati sulla base dei prezzi stabiliti a livello interno. Con l’eccezione, tuttavia, dei casi in cui sussistono “significative distorsioni di mercato”. Una clausola che punta il dito contro il dirigismo economico del Partito-Stato cinese. “L’UE prevede di utilizzare il metodo di “distorsione del mercato” anziché il metodo del paese analogo, ma in realtà non ha effettivamente sostituito il precedente metodo”, commenta la Xinhua, “esso viola le regole della WTO, in quanto secondo l’organizzazione non esiste il concetto di “distorsione dei mercati”. Sotto il vecchio sistema, la Cina è finita sotto indagine in 50 casi di anti-dumping. E se Pechino accusa l’Occidente di protezionismo, Europa e Usa chiedono reciprocità nel mercato cinese dopo l’ondata di acquisizioni cinesi oltremare.

Banca Mondiale: “La crisi nordcoreana minaccia l’economia asiatica”

Le tensioni geopolitiche innescate dalla crisi nordcoreana rischiano di offuscare un quadro economico asiatico altrimenti inaspettatamente roseo grazie a una crescita cinese più promettente del previsto. E’ quanto emerge dall’ultimo report della Banca Mondiale, secondo il quale la minaccia di Pyongyang “rischia di degenerare in un conflitto armato” interrompendo i flussi commerciali e le attività economiche. Raramente la geopolitica è oggetto di analisi da parte dell’istituto internazionale. Ma l’escalation tra la Corea del Nord e gli Usa costituisce un’incognita troppo preoccupante per essere ignorata dal momento che potrebbe causare una fuga di capitali dalle economie regionali, esercitando pressioni sui tassi di cambio e spingendo verso l’alto i tassi di interesse a livello globale. Ciononostante, le aspettative per il 2017 e il 2018 sono migliori di quanto pronosticato. La World Bank ha corretto al rialzo le stime per i prossimi due anni dello 0,1 e dello 0,2% rispettivamente a 6,4% e 6,2%. Complice la ripresa cinese, che nei primi sei mesi dell’anno ha inanellato un tasso di crescita del 6,9% sospinta dai consumi interni e dalle favorevoli condizioni internazionali. Il gigante asiatico potrebbe chiudere il 2017 con un 6,7% superiore alle previsioni governative.

Annullato il debutto di Guo Wengui per attacchi hacker

Il think tank americano Hudson Institute ha inaspettatamente annullato quella che sarebbe dovuta essere la prima comparsa pubblica di Guo Wengui ad appena un giorno dall’evento. Secondo il sito conservatore Free Beacon, la decisione non sarebbe stata presa — come ufficialmente spiegato — per via della cattiva organizzazione, quanto piuttosto a causa di un attacco hacker contro l’istituto attribuito alla famigerata unità di cyberspionaggio 61398 con base a Shanghai. Non è la prima volta che la gola profonda all’origine di una serie di pesanti accuse di corruzione contro la leadership di Xi Jinping viene messa a tacere su pressioni di Pechino. Ad aprile Voice of America è stata costretta a interrompere bruscamente una lunga intervista al businessman cinese -pare- su richiesta del governo cinese. Negli ultimi mesi Guo è stato travolto da una campagna denigratoria che lo ha visto fronteggiare accuse di frode, riciclaggio e persino stupro. Anche lo studio legale che stava curando la sua richiesta di asilo negli Usa ha rinunciato al caso dopo una serie di attacchi informatici.

Pyongyang aggira le sanzioni con l’arte

Da quando le sanzioni internazionali hanno cominciato a mordere l’economia nordcoreana, l’arte è diventata un nuovo canale privilegiato con cui raccogliere valuta forte aggirando i divieti. Il Mansudae Art Studio, guidato dal governo di Pyongyang, è la testa di ponte dell’arte nordcoreana nel mondo, dalla cittadina cinese di frontiera Dandong agli stati africani, dove Mansudae ha costruito non solo statue monumentali ma anche istallazioni militari. Nel 2016 il Consiglio di sicurezza dell’ONU. ha vietato il business delle statue di Mansudae e il 5 agosto, dopo che Pyongyang ha condotto nuovi test missilistici, il Consiglio di Sicurezza ha aggiunto il Mansudae Art Studio alla lista nera, vietandone le attività a livello globale e i viaggio all’estero. Ma le diramazioni del gruppo creativo sono estese e di difficile decifrazione.

Il sito ufficiale dello studio, il Mansudaeartsudio.com, con base in Italia e diretto da Pier Luigi Cecioni, definisce Mansudae “probabilmente il più grande centro di produzione artistica al mondo”. Secondo Cecioni, i pezzi venduti online e alla fiere provengono direttamente dalla sua collezione personale e gli incassi vengono gestiti direttamente dalla sua società. Un panel di investigatori indipendenti incaricati di controllare l’implementazione delle sanzioni internazionali starebbe verificando il caso.