In Cina e Asia – Pechino boccia i deputati indipendentisti di Hong Kong

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– A Hong Kong tornano gli ombrelli, Pechino «boccia» i deputati indipendentisti
– Approvata la legge sulla cybersicurezza, l’Occidente teme protezionismo e controllo sulla società civile
– In Asia trionfa la Clinton, ma in Cina prevale Trump
– In Cina i millennial fanno volare gli acquisti online
– Inquinamento e proteste in India
A Hong Kong tornano gli ombrelli, Pechino «boccia» i deputati indipendentisti

Fino dalle prime ore della mattina di domenica manifestanti hanno marciato per le strade dell’ex colonia britannica per protestare contro la decisione del parlamento cinese di esprimersi sulla sorte di due deputati indipendentisti eletti lo scorso settembre. Venerdì le autorità locali avevano confermato che l’organo legislativo stava rivedendo l’articolo 104 della Basic Law, la costituzione locale, per decidere se dare ai ragazzi una seconda possibilità nonostante i due abbiano sfidato la sovranità cinesi, storpiando la formula di giuramento necessaria a formalizzare il loro ingresso nel Consiglio Legislativo. Una possibilità che questa mattina l’Assemblea nazionale del popolo ha negato definitivamente dichiarando che «ogni parola o azione che contravviene deliberatamente ai requisiti prescritti, sfidano le procedure di giuramento, o che persino sfrutta la possibilità di insultare il paese e il popolo cinese, deve essere fermata in conformità con la legge» . Il Chief Executive Leung Chun-ying ha affermato che «implementerà pienamente»  quanto deciso del parlamento cinese. Secondo gli esperti. si tratta di un’ingerenza che viola l’autonomia giudiziaria assicurata sulla carta dallo slogan «un paese due sistemi» .

Aspettando l’esito della revisione di Pechino, nel corso della giornata di ieri centinaia di persone si sono riunite a Western Street, nel distretto di Sai Ying Pun, nel tentativo di raggiungere il Beijing’s Liaison Office, mentre in serata il confronto con le forze dell’ordine ha rievocato situazioni da proteste democratiche del 2014 con da una parte la polizia armata di spray al peperoncino e dall’altra i dimostranti a farsi scudo con gli ombrelli.

Approvata la legge sulla cybersicurezza, l’Occidente teme protezionismo e controllo sulla società civile

Il parlamento cinese ha approvato la controversa legge sulla cybersicurezza che fornisce al governo accesso a informazioni in grado di mettere le aziende tecnologiche straniere operanti nella Repubblica popolare in posizione di svantaggio, richiedendo loro di registrare i dati su server in Cina. Lo scopo – dicono da Pechino – è quello di proteggere il paese dal pericolo terrorismo de dai crescenti attacchi hacker. Ma governi stranieri e organizzazioni dei diritti umani ci vedono una svolta protezionistica, nonché un’ulteriore stretta sulla società civile attraverso un controllo sempre più capillare di internet. Sopratutto a causa della vaghezza delle disposizioni «oggetto di interpretazione estensiva da parte delle autorità regolatrici» .
La legge diventerà effettiva dal gennaio 2017.


In Asia trionfa la Clinton, ma in Cina prevale Trump

Secondo un sondaggio del SCMP, la maggior parte della popolazione asiatica preferisce la Clinton a Trump. Tuttavia, le statistiche si ribaltano in Cina, dove i pro-Trump compongono il 39 per cento dei rispondenti contro una media del 13 per cento registrata nel resto del continente. Risultato dovuto sopratutto alle posizioni assertive mantenute della candidata democratica in Asia in funzione anticinese e alle critiche mosse contro Pechino in materia di diritti umani. Per esempio, il sondaggio rivela che i cinesi ritengono che Trump riuscirebbe a gestire meglio alcune questioni sensibili come le schermaglie nel Mar cinese meridionale, il nucleare nordcoreano e le dispute commerciali. Ad aver presa sul pubblico cinese è l’atteggiamento fuori dagli schemi adottato dall’imprenditore – un outsider nel mondo della politica- rispetto alle storiche alleanze di Washington nell’Asia-Pacifico, con possibile futuro disimpegno nella regione.

In Cina i millennial fanno volare gli acquisti online

In Cina le vendite online di beni di largo consumo sono in crescita sette volte più velocemente che negli Stati Uniti grazie agli acquisti del millennial, i nati negli ultimi vent’anni che, conducendo ritmi di vita più convulsi, hanno meno tempo per lo shopping tradizionale. Lo rivela uno studio ripreso dal Financial Times, secondo il quale i 415 milioni di nati nel nuovo millennio comprano oggetti d’uso quotidiano sopratutto tramite smartphone. Nel corso dei cinque anni al 2015, le vendite online di beni di largo consumo (FMCG) sono cresciute ad una media del 78,4 per cento, superando di gran lunga il tasso di crescita del 10,7 per cento degli Stati Uniti, per un valore di 25,3 miliardi di dollari nel solo 2015, più del totale delle vendite degli Stati Uniti e del Regno Unito messi insieme. Gli acquisti sono schizzati in particolare per quanto riguarda biglietti dei cinema, viaggi internazionali, cibo per animali, vino d’importazione, depuratori d’acqua e yogurt probiotico.

Inquinamento e proteste in india

Scuole chiuse per tre giorni, lavori di costruzione e demolizione bloccati per cinque e invito ai cittadini a trascorrere meno tempo possibile all’aperto. Sono alcune delle misure intraprese dal governo di Delhi per far fronte ad una delle ondate di inquinamento peggiori degli ultimi dieci anni. Il livello di PM 2,5, che indica le particelle più dannose per il corpo umano, ha già superato novanta volte i limiti definiti sicuri dalla World Health Organization. Una situazione che nella giornata di domenica ha spinto centinaia di persone a protestaare con il volto coperto da mascherine davanti al monumento Jantar Mantar. Lo stato di salute dell’aria locale è nettamente peggiorato da quando la scorsa settimana si sono tenute le celebrazioni del Diwali, «il Natale indiano», festeggiato con l’esplosione di petardi. Al fumo dei botti si sono aggiunte le esalazioni degli inceneritori e dei rifiuti agricoli, mentre le condizioni climatiche di poco vento hanno acuito il problema. Secondo WHO ogni anno in India 620mila persone muoiono per disturbi causati dall’inquinamento.