In Cina e Asia – Onu contro le torture di Pechino

In by Gabriele Battaglia

Appello delle Nazioni Unite per mettere fine alla tortura e alle morti di stato in Cina. A Pechino le mascherine anti smog – spesso inutili – si vendono più dei preservativi, e la tv di stato raccomanda di «sorridere e bere té». India e Pakistan sembrano pronti per aprire un nuovo tavolo delle trattative che comprenda anche la questione kashmira, mentre in Thailandia le autorità prendono di mira l’ambasciatore Usa: «Ha offeso il re».L’Onu chiede alla Cina la fine della tortura

Il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha chiesto alla Cina di mettere fine al crescente ricorso a metodi violenti nelle prigioni e, al contempo, ha chiesto di allentare la morsa sugli avvocati e attivisti per i diritti civili. Il rapporto del gruppo arriva al termine di due giorni di udienze – le prime dal 2008 – che hanno coinvolto alcuni funzionari del governo di Pechino e cita casi documentati di «tortura, morte in custodia, detenzione arbitraria e sparizioni di tibetani».

La Cina si difende e cita i passi in avanti fatti negli ultimi anni verso l’istituzione dello stato di diritto. La notizia arriva una settimana dopo le rivelazioni di Radio Free Asia sulla «scomparsa» dell’avvocato per i diritti civili Gao Zhisheng e del Guardian su quella dell’editore di Hong Kong Gui Minhai, responsabile della pubblicazione di alcuni titoli critici nei confronti della leadership.


Smog, Cctv: «Sorridete e bevete té»; ma su Taobao è boom di vendite di mascherine

Con lo smog che perdura da ormai due giorni nella capitale, le mascherine facciali vendono più dei preservativi. Il dato è stato compilato da newrank.cn, un portale che si occupa di analisi di dati a fini commerciali. Dalla fine di novembre l’aria a Pechino registra un’alta concentrazione di PM 2.5, particelle potenzialmente dannose per la salute – in alcuni momenti si sarebbe registrata la quota record di 1000 microgrammi per metro cubo.

Anche se gran parte delle marche sul mercato non filtrerebbero le particelle e sarebbero quindi inutili. Intanto mentre le autorità cercano di colpire le aziende inquinanti che non rispettano la chiusura di 3 giorni ordinata dal governo, la tv di stato Cctv invita i pechinesi a «sorridere» e «bere più té».

In Cina in arrivo poteri limitati per i ministeri e altre riforme

Presto i ministeri del Consiglio di Stato – il governo cinese – potrebbero dotarsi di liste che elencano le proprie prerogative, ponendo di fatto un limite ai poteri dei funzionari, una mossa senza precedenti che rientra in un piano più ampio di riforme presentato oggi a un tavolo presieduto dal presidente Xi Jinping che proietta il paese verso il 13esimo piano quinquennale che ha l’obiettivo di «una società moderatamente prospera».

Tra le riforme più importanti spiccano però quella di un’assicurazione sanitaria di base per i residenti urbani e delle aree rurali e possibilità di ottenere lo hukou – il registro di famiglia – per le famiglie non registrate.

India e Pakistan si parlano di nuovo

New Delhi e Islamabad hanno trovato un accordo per una nuova tornata di colloqui di pace, la prima negli ultimi due anni. L’annuncio è arrivato ieri per bocca della ministra degli esteri indiana Sushma Swaraj che ha confermato di aver raggiunto un accordo con la sua controparte pakistana per un dialogo su pace e sicurezza che dovrebbe riguadare anche il Kashmir, regione contesa da oltre 40 anni.

La svolta coglie molti «di sorpresa», dopo che ad agosto dello scorso anno, il premier indiano Narendra Modi aveva cancellato un processo segreto di dialogo Delhi-Islamabad proprio sulla questione kashmira.

Inchiesta per «lesa maestà» sull’ambasciatore Usa in Thailandia

La campagna del governo di Bangkok contro chi infama il re o la famiglia reale si estende fino all’inviato di Washington. Glyn Davis, parlando ai giornalisti del Club dei corrispondenti stranieri di Thailandia, avrebbe criticato la legge sulla diffamazione del re, che negli ultimi mesi è stata usata più volte per comminare pene carcerarie contro civili per presunta lesa maestà.

Ora però gli investigatori dell’amministrazione militare thai puntano contro Davis e hanno chiesto al Club dei corrispondenti stranieri di collaborare. In caso fosse trovato colpevole di lesa maestà, Davis, la cui immunità diplomatica può essere revocata da Bangkok, rischia fino a 15 anni di carcere