I titoli della rassegna odierna:
– Obama a Hiroshima
– Maoisti online
– Gli investitori protestano online
– I due figli di un marine Usa che difendono Kim
– Gli squadroni della morte filippini
Obama a Hiroshima
Niente scuse, ma un appello alla non proliferazione nucleare. Il giorno della prima storica visita di un presidente statunitense al memoriale di Hiroshima la termine del vertice del G7 voluto dal governo giapponese nella città dove fu sganciata la prima bomba atomica è arrivato. La visita di Obama è stata accompagnata dal dibattito se il capo di Stato Usa debba o non debba chiedere perdono e scusa per il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki.
Ma alla vigilia della storica cerimonia Obama è stato accompagnato anche dalle proteste dei cittadini di Okinawa per l’omicidio di una donna per mano di un ex marine statunitense che ha riacceso il malcontento contro la presenza militare Usa sull’isola.
Maoisti cinesi online
Trascorsi quattro anni dalla notorietà, quando l’ormai deposto Bo Xilai era sulla cresta dell’onda della politica cinese, il sito maoista Utopia tenta il rilancio. I visitatori sono i diminuzione.
Negli ultimi anni la redazione ha dovuto cambiare più volte ufficio, alle prese con problemi economici e con un declino, secondo molti commentatori, dell’influenza della sinistra cinese. La resistenza di Utopia si accompagna però alla nascita di nuovi siti e portali a maoisti. Circa 40 negli ultimi anni secondo il Global Times, impegnati a promuovere il marxismo e difendere il pensiero di Mao Zedong.
Gli investitori cinesi protestano online
Gli investitori cinesi si stanno attrezzando per aggirare la censura online e riversare su Twitter e Facebook la propria rabbia. Sono in centinaia, in gran parte risparmiatori rimasti scottati quando la Fanya, una società che trattava metalli, non è riuscita a ripagare quanto investito per miliardi di dollari. Accadeva nei giorni della crisi delle borse cinesi nella scorsa estate.
All’epoca scesero anche in piazza senza successo. Ora cercano di far conoscere la loro storia a un pubblico più ampio, sfidando la censura sui social.
I figli del marine Usa che difendono Kim
Si chiamano James e Ted. Sono il nuovo volto della propaganda nordcoreana. Con un’intervista a un sito filo-Pyongyang diffusa su Youtube stanno guadagnando l’attenzione dei siti statunitensi. Anche perché il padre è un disertore Usa, che decise di schierarsi a favore del regime e cui venne data in sposa un’artista rumena fatta rapire a Roma. James e Ted sono ora coreani. Parlano coreano, raccontano della loro vita, criticano gli Stati Uniti, definiti imperialisti, accusati per la divisione della penisola coreana e cui viene imputato di non poter parlare di difesa dei diritti umani.
Gli squadroni della morte filippini
La loro esistenza ha segnato la campagna elettorale del neopresidente Rogrido Duterte, già sindaco di Davao. Gli squadroni della morte che impazzano in città contro le gang non sembrano essersi fatti da parte con la vittoria elettorale del Giustiziere. Già nei giorni successivi al voto incappucciati armati di pistole sono entrati in azione nelle periferia della città.
Human Rights Watch ha a più riprese denunciato la pratica. Sarebbero migliaia i morti. Duterte da parte sua ha sempre negato di essere legato ai giustizieri, ma mai ha abbandonato i toni da vigilante, ribaditi anche durante la corsa alla presidenza.