In Cina e Asia – Myanmar: chi ha ucciso U Ko Ni?

In Notizie Brevi by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– La Cina comprende le «ragionevoli preoccupazioni» dei Paesi banditi da Trump
– La Cina può raggiungere i suoi obiettivi di qualità dell’aria nel 2017?
– Myanmar: chi ha ucciso U Ko Ni?
– Il Bangladesh ricolloca i rohingya su un’isola
– Vietnam, la nuove Tigre asiatica
La Cina comprende le «ragionevoli preoccupazioni» dei Paesi banditi da Trump

«La Cina ritiene che la gestione delle politiche sull’immigrazione e sull’entrata e l’uscita riguardi la sovranità di ogni Paese», dice il ministero degli Esteri cinese. «Ma allo stesso tempo, ogni iniziativa deve prendere in considerazione anche le ragionevoli preoccupazioni dei Paesi interessati».
Blanda critica cinese alla scelta di Donald Trump di vietare l’ingresso negli Usa ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana. Pechino in realtà dà un colpo al cerchio e uno alla botte perché fa della non intromissione nelle vicende interne degli altri Paesi uno degli assunti fondamentali della propria politica estera. La «democrazia sovrana», già teorizzata da Putin, vede le autorità cinesi del tutto allineate, perché anche la Cina non vuole che potenze straniere si impiccino dei suoi conflitti interni e perché ciò le permette di fare affari con qualsiasi governo straniero, a prescindere da giudizi di merito. D’altra parte, però, Pechino sta avendo un ruolo sempre più importante in Medio Oriente e ha contatti privilegiati con due dei Paesi inseriti nella lista nera di Trump: Iran e Sudan.

La Cina può raggiungere i suoi obiettivi di qualità dell’aria nel 2017?

Nel 2013, la Cina ha lanciato un pano quinquennale chiamato «Piano d’Azione Anti-Inquinamento» e, mentre si entra nel suo ultimo anno d’attuazione, ci si chiede se realizzerà i suoi obiettivi. Anticipiamo la risposta: no. Secondo un articolo del sito Chinadialogue, ci sono stati dei progressi, sì, ma lenti. Se le autorità cinesi proclamano che in alcune città gli obiettivi sono stati ragigunti prima della data limite, a Pechino, per esempio, bisognerebbe ottenere i risultati degli ultimi due anni in solo uno per riuscirci. La Cina adotto ancora troppe misure d’emergenza e non affronta abbastanza decisamente il problema delle fonti d’inquinamento.

Myanmar: chi ha ucciso U Ko Ni?

Avvocato, consigliere legale della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi e musulmano. U Ko Ni, assassinato domenica, era impegnato nella riforma della costituzione – cioè il tentativo di escludere definitivamente i militari dal potere con mezzi legali – e nella pacificazione delle etnie del Paese nel segno del «siamo tutti birmani». Si pensa quindi che il suo assassinio non sia un gesto isolato, bensì un’azione pianificata dalle forze che si oppongono sia alla democratizzazione del Paese, sia all’accettazione dei musulmani. Sotto i riflettori, gli estremisti buddhisti.

Il Bangladesh ricolloca i rohingya su un’isola

Fa discutere il progetto del governo bangladeshi di ricollocare decine di migliaia di rifugiati rohingya su un’isola inospitale e soggetta a inondazioni in mezzo alla Baia del Bengala. Si tratta di una strategia «controversa e di difficile applicazione», ha fatto sapere l’Onu. Dacca è comunuqe pronta a proseguire con il progetto. Sono almeno 65mila i rohingya fuggiti negli ultimi mesi dalle violenze e dalla persecuzione in Birmania, dove la minoranza musulmana è considerata alla stregua di immigrati irregolari e vittima di land grabbing.

Vietnam, la nuove Tigre asiatica

Il Vietnam è cresciuto oltre il 6 per cento negli ultimi due anni, nonostante gli altri Paesi del Sudest Asiatico siano invece in difficoltà, e la sua crescita sembrerebbe destinata a continuare nei prossimi anni. L’anno scorso, il Pil vietnamita ha registrato un 6,21 per cento che fa invidia agli altri Paesi Asean – come Indonesia, Thailandia, Malesia e Singapore – che non stanno al passo a causa di un rallentamento del commercio mondiale e della crescita in calo anche in Cina. Quali sono le ragioni del successo vietnamita? In primo luogo, ha un’economia molto diversificata. Inoltre, il Vietnam è diventato meta di investimento sempre più attraente per via della sua popolazione in rapida espansione. Infine, i costi del lavoro e operativi rimangono relativamente bassi, a differenza per esempio della Cina.