In Cina e Asia – Mattarella in Cina: accordi per 5 miliardi

In Notizie Brevi by Redazione

I titoli della rassegna di oggi:

-Mattarella in Cina: accordi per 5 miliardi
-La censura cinese imbavaglia le femministe anti-Trump
-Veterani ancora in protesta
-Centinaia di divorziati dicono no alla condivisione dei debiti
-La Corea del Nord rompe il silenzio sul caso Kim Jong-nam

Mattarella in Cina: accordi per 5 miliardi

Nonostante gli sconvolgimenti politici in corso, l’Italia offre la stabilità necessaria a renderla un paese sicuro per gli investitori cinesi. E’ il messaggio trasmesso dal presidente Mattarella a Xi Jinping durante la sua prima visita di stato oltre la Muraglia, a cui la controparte cinese ha risposto sottolineando come «l’impresa italiana sia benvenuta in Cina» e il Belpaese offra «vantaggi imparagonabili» rispetto ad altri paesi. Soprattutto per quanto concerne il progetto Nuova via della seta, a cui lo Stivale punta in virtù del suo sistema di porti e logistica che danno «alla Cina la possibilità di completare, nel modo più efficiente e conveniente possibile l’ultimo prezioso tratto» del corridoio commerciale «fino al cuore dell’Europa». L’incontro, avvenuto mercoledì nella Grande Sala del Popolo, è stato coronato dalla firma di 13 accordi in comparti quali innovazione, scienza medica, scambi culturali, aerospaziale, elettronica ed energia, per un valore complessivo di 5 miliardi. Tra questi spicca un’intesa da 1,5 miliardi raggiunta con Fincantieri per la costruzione di due navi da crociera destinate al mercato interno. La visitata di stato, che si concluderà domenica, prevede come altre tappe Shanghai, Chongqing e Xi’an.

La censura cinese imbavaglia le femministe anti-Trump

L’account Weibo «Feminist Voice in China», gestito da alcune note attiviste cinesi, è stato disattivato dalle autorità cinesi per 30 giorni a partire da lunedì scorso. Motivo: una non ben precisata violazione delle leggi dello stato. Ma il tempismo con cui è arrivato il bavaglio ha indotto molti a collegare il gesto ad un articolo pubblicato dal gruppo appena sei giorni fa, in cui si auspicavano per il prossimo 8 marzo «scioperi internazionali» contro le violenze sulle donne e in sostegno dei diritti riproduttivi. Una mobilitazione pensata in parte per rispondere alle «politiche razziste, misogine e omofobe» di Trump. Così, mentre in passato l’arresto di cinque femministe aveva già evidenziato il disagio del governo cinese davanti all’attivismo rosa oltre la Muraglia, in questo caso a muovere la mano dei censori sarebbe stata piuttosto la necessità di preservare il delicato equilibrio politico tra le due sponde del Pacifico. Come mostrano comunicati interni diramati dalla propaganda, Pechino si sta prodigando affinché sulla stampa e la blogosfera cinese non circolino commenti negativi e critiche sul nuovo presidente americano.

Veterani ancora in protesta

Mercoledì centinaia di persone in divisa hanno presidiato la sede della Commissione centrale per l’ispezione e la disciplina, nel centro di Pechino, al fine di richiamare l’attenzione del governo sul mancato pagamento delle pensioni. Le rimostranze, estese giovedì al ministero degli Affari Civili, arrivano a pochi mesi ad una più massiccia mobilitazione, che a ottobre ha riunito oltre mille militari smobilitati davanti ai palazzi del potere. Mentre solo raramente le proteste arrivano a coinvolgere il cuore politico della Cina, il problema dei veterani non è nuovo. E la riforma dell’esercito avviata dal presidente Xi Jinping nel 2015 – che entro la fine dell’anno dovrebbe tradursi in una massiccia riduzione del personale militare – getta ulteriori incognite sul futuro di molti, nonostante le autorità abbiano promesso di reimpiegare quanti rimasti senza un’occupazione nelle aziende di stato.

Centinaia di divorziati dicono no alla condivisione dei debiti

I divorziati cinesi si stanno battendo per una revisione dell’articolo 24 della legge matrimoniale, secondo il quale entrambi gli sposi sono tenuti a saldare i debiti contratti dal durante il matrimonio. Una disposizione ritenuta da molti ingiusta, considerata che non sempre l’altro coniuge è al corrente dell’indebitamento del consorte. La protesta, organizzata attraverso WeChat, ha già attratto oltre 1000 persone, di cui oltre l’87 per cento di sesso femminile e l’80 per cento con un livello di istruzione universitario. Secondo un avvocato di Hangzhou intervistato dal Scmp, il problema si è fatto più serio con la fioritura di servizi finanziari online – che prevedono alti tassi d’interesse- davanti a cui le autorità hanno a lungo chiuso un occhio.

La Corea del Nord rompe il silenzio sul caso Kim Jong-nam

La Malaysia sta complicando le indagini sulla morte di Kim Jong-nam, il fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong-un. A dichiararlo è la Kcna, che ha così rotto il silenzio per la prima volta dal misterioso omicidio. Senza nominare l’uomo (definito semplicemente «cittadino nordcoreano», l’agenzia di stampa del Nord attribuisce alle autorità malesi la confusione di questi giorni, in combutta con la Corea del Sud. Secondo ka ricostruzione nordcoreana, il complotto dei due avrebbe così portato alla correzione di una prima diagnosi di «arresto cardiaco». «A meritare attenzione è sopratutto il fatto che gli atti ingiusti compiuto dalla parte malese sono giunti in concomitanza con il trambusto complottistico anti-Corea del Nord creato dalle autorità della Corea del Sud», accusa la Kcna. Mentre il caso rimane poco chiaro, mercoledì la polizia malese ha nominato tra i sospettati un diplomatico dell’ambasciata di Pyongyang a Kuala Lumpur e un funzionario della compagnia aerea governativa. In tutto sarebbero otto i nordcoreani coinvolti nel delitto, di cui uno già in stato di fermo. Intanto il governo malese ha richiesto l’aiuto dell’Interpol per la cattura di quattro dei ricercati.