I titoli della rassegna di oggi:
– Ultimo addio della Cina a Fidel Castro
– Pechino rilascia linee guida sui diritti di proprietà
– La stretta sui migranti colpisce l’industria del riciclo di Pechino
– Cina: la politica dei due figli non basta -La difficile vita dei 4 milioni di trans cinesi
– Giappone: un duro ricatto permette ai figli degli immigrati di vivere nella legalità ma lontano dai genitori
– Corea del Sud ancora in piazza contro la Park Ultimo addio della Cina a Fidel Castro
Nella giornata di sabato il presidente cinese Xi Jinping ha inviato un telegramma per piangere la perdita di un «caro compagno e vero amico» del popolo cinese, cui si devono «contributi immortali allo sviluppo del socialismo in tutto il mondo». La televisione di stato cinese ha trasmesso ore di filmati storici, evidenziando il carisma di Castro, la sua convinzione ideologica e apparente «invincibilità», denunciando al contempo le operazioni di intelligence architettate dagli Stati Uniti contro di lui e le sanzioni che hanno paralizzato Cuba. Tuttavia, la retorica di Pechino ha sorvolato sulle incomprensioni che in passato hanno diviso i due bastioni del comunismo, anche dopo l’istituzione delle relazioni diplomatiche (1960), – sopratutto all’epoca della Guerra Fredda, quando il regime di Castro sosteneva l’Urss e quello di Deng Xiaoping cominciava a intraprendere la strada delle riforme strizzando l’occhio a Washington.
Col tempo le divergenze ideologiche hanno lasciato il posto al pragmatismo: oggi la Cina è il primo creditore di Cuba nonché secondo partner commerciale dopo il Venezuela. «Fidel Castro è stato un grande leader politico, ma non un grande leader economico. Speriamo che la sua morte renderà più facile l’attuazione delle riforme volte a migliorare l’economia» del paese, ha dichiarato Victor Gao, presidente del China Energy Security Institute nonché ex interprete di Deng Xiaoping.
Pechino rilascia linee guida sui diritti di proprietà
Domenica il Consiglio di Stato cinese ha emanato le prime linee guida sulla protezione dei diritti di proprietà, con un particolare focus sui diritti d’uso del suolo per i proprietari di immobili ad uso abitativo – nella Cina continentale l’acquisto di una casa prevede quasi sempre il diritto d’uso dell’immobile per un certo numero di anni. L’approssimarsi della scadenza di molti contratti ha dunque reso necessario assicurare un’estensione di tale diritto. Le nuove disposizioni mirano inoltre a fare chiarezza sulla gestione degli asset delle società colpevoli di aver violato la legge, in modo da tutelare gli interessi degli azionisti.
Secondo Chang Pengao, docente della Peking University, le nuove linee guida sono finalizzate a limitare il potere delle agenzie incaricate di far rispettare le leggi e a garantire la protezione dei beni personali. Non a caso si fa riferimento alla necessità di norme più chiare in materia di requisizione della terra e delle abitazioni, uno dei fattori di maggiore malcontento popolare.
La stretta sui migranti colpisce l’industria del riciclo di Pechino
La stretta sui migranti messa in atto da Pechino rischia di minare l’industria del riciclo, che in Cina viene gestita tipicamente da lavoratori non locali confluiti nelle grandi città in cerca di lavoro. Quella della differenziata «manuale" è una pratica che negli ultimi anni ha aiutato il gigante asiatico a far fronte al più grande quantitativo di rifiuti al mondo (dati della Banca Mondiale). Adesso però quella manovalanza mobile viene avvertita come un ostacolo al raggiungimento del limite di 23 milioni di abitanti stabilito dalla municipalità di Pechino per il 2020. Un obiettivo che le autorità stanno cercando di inseguire spostando mercati all’ingrosso e scuole professionali nell’hinterland.
Cina: la politica dei due figli non basta
La politica dei due figli non può bastare ad arginare l’erosione della forza lavoro. L’allarme degli esperti è giunto a stretto giro dal rilascio delle statistiche della National Health and Family Planning Commission, secondo cui quest’anno il numero dei nuovi nati supererà i 17,5 milioni, ovvero quanto registrato nel 2000. Quel che l’agenzia governativa non dice è che nei prossimi 2 anni si assisterà a un nuovo crollo della natalità, di pari passo con la diminuzione delle donne che ancora non hanno avuto un secondo figlio. Il numero delle donne tra i 22 e i 30 anni (ovvero quelle più fertili) diminuirà del 40% nei prossimi 10 anni. Se la Cina continuerà a mantenere il tasso di fertilità attuale (uno dei più bassi al mondo) a risentirne sarà anche la performance economica, avvertono alcuni analisti ai microfoni del South China Morning Post.
La difficile vita dei 4 milioni di trans cinesi
In Cina l’impossibilità di contattare medici esperti o la semplice vergogna spingono la maggior parte dei transessuali a rifornirsi presso farmacie online e ad autosomministrarsi gli ormoni necessari a cambiare sesso, facilmente reperibili persino su Taobao, l’e-bay cinese, per pochi yuan. Questa «cura fai da te» comporta notevoli rischi per la salute, dal momento che dosi sbagliate e farmaci contraffatti possono compromettere gli organi interni. Chi invece vuole sottoporsi ad un intervento è costretto ad andare all’estero (perlopiù in Thailandia) a causa delle restrizioni incontrate in Cina: secondo le linee guida rilasciate dalle autorità nel 2009 chi vuole ricorrere alla chirurgia deve ottenere il permesso dei familiari. E’ con l’intento di fornire sostegno a tutti i cinesi in procinto di cambiare sesso che è nata Trans-Life, ong pensata per colmare il vuoto lasciato da un’assistenza medica ancora non all’altezza.
Giappone: un duro ricatto permette ai figli degli immigrati di vivere nella legalità ma lontano dai genitori
In Giappone 4700 stranieri, provenienti da paesi quali India, Vietnam e Pakistan, vivono in uno stato di «libertà provvisoria», che consiste nella possibilità di risiedere nel paese asiatico in attesa che la loro richiesta di asilo venga presa in esame, dovendo tuttavia rinunciare ai diritti essenziali di cui godono i cittadini giapponesi: non possono trovare un lavoro, non godono di un’assistenza sanitaria e necessitano di un apposito permesso per allontanarsi dalla prefettura in cui vivono. Per le autorità sono a tutti gli effetti immigrati illegali, ma nella realtà dei fatti questi cittadini «fantasma» – e persino i loro figli nati in Giappone – vanno a sopperire alla mancanza di forza lavoro, dovuta al rapido invecchiamento della popolazione: molti prestano i propri muscoli alla costruzione delle infrastrutture finanziate dal governo, pur non avendo un regolare permesso. Secondo un’inchiesta della Reuters, un patto informale tra le autorità nipponiche e le famiglie permetterebbe ai figli di ottenere un permesso di residenza speciale soltanto a patto che i genitori siano disposti a lasciare il Sol Levante.
Corea del Sud ancora in piazza contro la Park
Un milione e mezzo secondo gli organizzatori, 270mila secondo la polizia. Sono comunque imponenti i numeri delle manifestazioni che per il quinto weekend di fila hanno attraversato Seul, la capitale della Corea del Sud, per chiedere le dimissioni della presidentessa Park Geun-hye, accusata di essere stata complice della santona Choi Soon-sil – ora agli arresti – che avrebbe manipolato il potere accedendo a documenti riservati ed estorto milioni di dollari – una settantina – a compagnie private. Le manifestazioni che si sono svolte da mezzogiorno a notte fonda e che hanno visto la partecipazione i manifestanti provenienti non solo dalle aree urbane ma anche dalle campagne, chiedono l’impeachment di Park, che a febbraio concluderà il suo mandato di cinque anni e che, se non si dimetterà prima, avrà poi l’immunità garantita dalla costituzione. Questa volta la polizia ha consentito ai manifestanti di arrivare fino alla «Casa Blu», la residenza presidenziale, zona di solito interdetta alle proteste.