In Cina e Asia – Lo yuan è entrato nel paniere del Fmi

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Lo yuan è entrato nel paniere del Fmi
– Il più grande rischio per l’economia mondiale è l’Ue, non la Cina
– «Stati Uniti e Corea del Sud la pagheranno per il sistema antimissilistico» dice il Quotidiano del Popolo
– L’India ratifica l’accordo di Parigi sul clima
– Quando Kim Jong Il rapì un regista sudcoreano per migliorare il cinema del NordLo yuan è entrato nel paniere del Fmi

Da sabato primo ottobre lo yuan è entrato ufficialmente a far parte del paniere valutario del Fondo monetario internazionale (Fmi), aggiungendosi a dollaro statunitense, euro, sterlina britannica e yen giapponese. Le cinque valute sono le uniche utilizzate dal fondo nelle proprie linee di credito.
L’entrata dello yuan nel paniere Fmi è considerata una pietra miliare nel percorso di internazionalizzazione della valuta che Pechino ha intrapreso da anni, osteggiata oggi come allora da chi la considera una «manipolatrice valutaria», a causa dei progressivi deprezzamenti imposti dall’esecutivo cinese per incentivare le esportazioni.

Il più grande rischio per l’economia mondiale è l’Ue, non la Cina

Nei giorni scorsi si è tornato a parlare del rischio esplosione della famigerata «bolla cinese», legato al presunto fallimento della cosiddetta «Likonomics», la politica di stimoli e tagli dei prestiti alle aziende di stato varata dal primo ministro cinese Li Keqiang.
Oggi, in un lungo articolo pubblicato dal Scmp, Neal Kimberly avanza l’ipotesi che il crack globale sia minacciato molto più dalla scarsa tenuta del settore bancario europeo, in particolare quello tedesco. Deutsche Bank, schiacciata da un fardello di derivati da oltre 41 trilioni di euro (il doppio del Pil statunitense), è coniderata dal Fondo monetario internazionale come «la principale causa di rischi sistemici» tra le grandi banche mondiali.

«Stati Uniti e Corea del Sud la pagheranno per il sistema antimissilistico» dice il Quotidiano del Popolo

In un editoriale di sabato scorso l’organo di propaganda della Repubblica popolare cinese ha attaccato Washington e Seul per la messa a punto del sistema antimissilistico Thaad, strumento adottato come deterrente a possibili attacchi della Corea del Nord che indispettisce non solo Pyongyang, ma anche Pechino. La dirigenza cinese interpreta il Thaad come un’ingerenza indebita nell’area, portatrice di tensioni.
Nell’editoriale si legge: «Se Stati Uniti e Corea del Sud danneggiano gli interessi strategici di sicurezza di paesi nella regione, inlusa la Cina, sono destinati a pagarne il prezzo con un contrattacco appropriato».

L’India ratifica l’accordo di Parigi sul clima

Domenica scorsa l’India ha ratificato l’accordo di Parigi sul clima, diventando il sessantaduesimo paese ad impegnarsi, almeno formalmente, a una progressiva riduzione delle emissioni di Co2. L’India, al momento, contribuisce per oltre il 4 per cento delle emissioni globali. La ratifica dell’accordo, annunciata dal primo ministro Narendra Modi in agosto, rappresenta un cambio di strategia netto da parte del paese, tra i principali detrattori di un accordo considerato svantaggioso per le economie emergenti, obbligate ad attenersi a rigidi standard di qualità dell’energia prodotta e riduzione delle emissioni. Il The Hindu lega la ratifica alla richiesta di New Delhi di entrare a far parte del Nuclear Suppliers Group, osteggiata da Pechino.

Quando Kim Jong Il rapì un regista sudcoreano per migliorare il cinema del Nord

Il documentario «The Lovers and the Despot» racconta la storia del rapimento del regista Shin Sang-ok e dell’attrcie Choi Eun-hee (sua mogli) da parte di Kim Jong Il, a capo della dittatura nordcoreana dal 1994 al 2011. Il rapimento, risalente al 1978, aveva l’obiettivo di importare il know-how cinematografico sudcoreano e dare un impulso creativo alla produzione filmica nordcoreana, giudicata da Kim «inutile» ed eccessivamente «ideologica». Le dichiarazioni del Kim «privato», registrate su audiocassette contrabbandate fuori dalla Corea del Nord nel 1986 dalla coppia di cineasti fuggiti in Austria, raccontano un Kim Jong Il diametralmente opposto alla linea della propaganda imposta dalla propria famiglia (e da lui, in futuro), tra lodi all’etica del lavoro capitalista del Sud e critiche alla condizione del Nord, paragonato a un terreno «circondato da uno steccato, dove si può vedere solo ciò che c’è all’interno e si è felici con quello».