In Cina e Asia – La pianificazione familiare sparisce dal nuovo piano quinquennale

In Uncategorized by Alessandra Colarizi

La “pianificazione familiare” è sparita dal 14° piano quinquennale. A pochi giorni dalla chiusura del quinto plenum del Pcc, la stampa statale ha messo in luce come, nel periodo 2021-25, l’attenzione del governo sarà rivolta a contenere l’invecchiamento della popolazione. Missione che richiederà la formulazione di una strategia di sviluppo a lungo termine. Si parla di “ridurre i costi della gravidanza e dell’istruzione nonché di promuovere la qualità della popolazione”. Ma a far discutere è soprattutto l’assenza di qualsiasi riferimento al controllo delle nascite, allentato nel 2016 con la politica dei due figlii. Al contrario, l’accento viene posto sulla necessità di migliorare e rendere “più inclusiva la politica della fertilità”. Espressione che gli esperti sostengono possa implicare un ulteriore rilassamento delle restrizioni fino a quattro figli, oltre alla rimozione delle politiche discriminatorie nei confronti dei genitori single, dei bambini nati fuori dal matrimonio o persino delle coppie gay. Intanto, sono sempre di più le voci a favore di sussidi alle famiglie in base al numero dei figli. “Durante il 14° piano quinquennale, il numero di donne in età fertile continuerà a diminuire in media di circa 4,5 milioni all’anno. Se il tasso di fertilità non può essere adeguatamente aumentato, il numero di nascite diminuirà di anno in anno”, spiega un demografo indipendente al Global Times, suggerendo l’introduzione di una politica del terzo figlio. Lo scorso anno il numero delle nascite è sceso ai minimi dalla Grande Carestia (1959-1961) e i dati preliminari rilasciati dalle province per il 2020 lasciano presagire un declino costante. Mentre molti guardano con preoccupazione alle ripercussioni economiche del calo, c’è anche chi ritiene questo possa aiutare a mantenere bassa la disoccupazione. Per far luce sulle tendenze demografiche del paese pochi giorni fa le autorità hanno avviato il settimo censimento dalla fondazione della Repubblica popolare, il primo in dieci anni. [fonte SCMP, GT]

Hong Kong: la polizia lancia hotline per violazioni della legge antisedizione

Da ieri i cittadini di Hong Kong possono segnalare alle autorità eventuali violazioni della legge sulla sicurezza nazionale. Una hot line, lanciata dalla polizia locale, permette di sostenere le indagini con l’invio di immagini, file video e audio attraverso WeChat, email e messaggi di testo. Il tutto mantenendo l’anonimato. Solo nel primo giorno di attivazione, le soffiate sono state più di 1000. L’iniziativa non ha mancato di suscitare le critiche del fronte democratico e delle organizzazione per la difesa dei diritti umani. Secondo Maya Wang di HRW, l’ex colonia inglese sta adottando le stesse metodologie di sorveglianza utilizzate sulla terraferma, mentre per Joshua Wong, il sistema rievoca il clima di odio e sospetto reciproco della rivoluzione culturale. Considerati i reati punibili con la nuova legge, è facile prevedere una crescente inclinazione all’autocensura. Oltre la metà delle 28 persone arrestate per violazioni della sicurezza nazionale si trovano ad affrontare accuse relative a comportamenti – come sventolare striscioni, scandire slogan o pubblicare post online – ritenuti secessionisti o sediziosi. Intanto, in queste stesse ore, il futuro di Hong Kong è al centro dei colloqui tra il vicepremier Han Zheng e la chief executive Carrie Lam, partita alla volta di Pechino per discutere il piano di integrazione della regione amministrativa speciale nella Greater Bay Area.

Raddoppiate le città in 20 anni. La Cina è seconda 

Ben 520.000 kilometri quadrati. E’ la dimensione raggiunta complessivamente dalla superficie urbana mondiale, pari a più del doppio rispetto all’estensione registrata nel 2000 (240.000 kmq). Lo rivela uno studio dell’Accademia cinese delle scienze secondo cui le città del Nord America sono quelle ad essere cresciute più velocemente (3.921 km quadrati all’anno), seguite a stretto giro dalle metropoli cinesi (73.300 kmq in tutto). L’indagine, effettuata grazie a rilevamenti satellitari, tende a giustificare la disparità sulla base di vari fattori. Innanzitutto l’enorme quantità di terra con una densità di popolazione relativamente bassa. Tanto che un cittadino americano medio ha a disposizione oltre 400 metri quadrati di terreno urbano, più di quattro volte quanto fruibile individualmente nei paesi a basso reddito. Secondo Kuang Wenhui, che ha diretto il team di esperti, “le persone hanno cercato di migliorare la qualità della loro vita acquisendo più spazio vitale, mentre l’uso intensivo dei veicoli ha anche spinto un’espansione delle città [americane] verso l’esterno. In Cina, invece, la crescita sarebbe stata limitata dalla necessità di mantenere abbastanza terreni agricoli da garantire la sicurezza alimentare della numerosissima popolazione. Un requisito previsto dalla pianificazione statale, a cui negli ultimi anni si sono aggiunte considerazioni di natura ambientale. Il risultato della ricerca ha sollevato non pochi interrogativi considerando che, stando ai dati della US Geological Survey, la Cina ha prodotto più cemento tra il 2011 e il 2013 che gli Stati uniti in tutto il XX secolo.

La Cina fa provviste. C’è chi teme una guerra imminente

Mascherine, torce elettriche, cassette di pronto soccorso e provviste, come biscotti e acqua. Sono alcuni dei 33 articoli che la commissione sanitaria del Guangdong ha chiesto alle famiglie di acquistare come scorta in caso di una nuova crisi. Misure simili sono state caldeggiate dalle autorità di Pechino, Jinan, Ningbo e altre città cinesi, mentre ospedali e cliniche private stanno riservando stadi, sale espositive e altri luoghi pubblici convertibili temporaneamente in reparti per la quarantena. Le autorità della provincia di Zhejiang hanno stabilito che, entro la fine di quest’anno, ogni distretto o città dovrà avere non meno di due grandi strutture convertibili rapidamente in aree temporanee di emergenza. Nonostante l’epidemia sia generalmente sotto controllo, la Cina non abbassa la guardia. Dal 4 novembre nuove misure rigidissime precludono, per i cittadini stranieri, l’arrivo da paesi come Italia, Gran Bretagna, Belgio, Filippine e India. Ma l’improvvisa richiesta di nuove forniture non ha mancato di innescare speculazioni tra la popolazione, tanto che c’ è chi teme sia in realtà il segnale di un’imminente guerra con gli Stati uniti. [fonte Guardian]

La Corea del Nord lancia campagna antifumo

La Corea del Nord ha introdotto il divieto di fumo nei luoghi pubblici. Una nuova legge approvata all’unanimità dall’Assemblea suprema del popolo “stabilisce regole che tutte le istituzioni, organizzazioni e cittadini devono seguire per proteggere la vita e la salute delle persone e fornire ambienti di vita più colti e igienici”. Le nuove misure sono applicabile in spazi pubblici come musei, ospedali e scuole. La domanda sorge spontanea: la legge vale anche per Kim Jong-un? Il giovane leader, che l’ex cuoco di famiglia Fujimoto dice abbia cominciato a fumare da giovanissimo, è stato immortalato con la sigaretta in mano in più occasioni, anche durante le ispezioni di scuole e ospedali e persino in prossimità di un missile intercontinentali a combustibile liquido. D’altronde, tabacco e alcol sono due vizi di famiglia. Anche il padre Kim Jong-il, noto tabagista morto d’infarto nel 2011, aveva provato a combattere il vizio lanciando una prima campagna antifumo. “I tre più grandi sciocchi del XXI secolo sono quelli che non sanno usare il computer, non sanno cantare e non riescono a smettere di fumare”, pare abbia detto il caro leader. [fonte NYT]

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