In Cina e Asia – La Germania spinge Pechino a una apertura dei mercati

In Notizie Brevi by Serena Console

Si è tenuto nella giornata di ieri il sesto round di consultazioni intergovernativa tra Cina e Germania in collegamento video, cui hanno partecipato la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier cinese Li Keqiang e diversi ministri dei due governi. L’appuntamento diplomatico è stata l’occasione per promuovere il partenariato tra Cina e Germania finalizzato a fronteggiare le sfide economiche derivanti dalla pandemia di coronavirus. Berlino ha avanzato la richiesta di una maggiore apertura del mercato cinese, esprimendo preoccupazioni per la politica economica di Pechino, volta ad aumentare la domanda interna e rendere la Cina più indipendente dalle esportazioni. Sembra che la Merkel abbia anticipato quanto contenuto in una bozza di legge della Commissione Europea ottenuta da Bloomberg, secondo cui Bruxelles vuole introdurre delle misure per regolamentare le imprese sostenute dai governi stranieri. Nel dettaglio, la Commissione vuole adottare azioni comunitarie per proteggere le società strategiche dalle acquisizioni da parte di acquirenti non europei. Anche se la Cina non è espressamente menzionata nella proposta, l’Ue guarda con attenzione i movimenti del governo di Pechino nel blocco europeo, dove le aziende cinesi ottengono sempre più maggiori agevolazioni commerciali rispetto ai competitor europei. Durante l’incontro, la Merkel ha menzionato l’accordo sugli investimenti firmato lo scorso anno tra Bruxelles e Pechino, considerato un mezzo per accedere, in maniera trasparente, al mercato in condizioni di parità e reciprocità nel rispetto dei rapporti sino europei. Infine, la leader tedesca ha posto l’accento anche sulla tutela dei diritti umani, tallone d’achille della politica europea con la Cina. Facendo un passo indietro, Merkel ha auspicato in una ripresa del dialogo con Pechino sui diritti umani, nonostante “le divergenze di opinioni”. A queste parole non sono mancate le risposte del premier cinese Li, che ha messo in guardia la Germania dal fare ulteriori critiche alle violazioni dei diritti umani in Cina. Li ha invitato Berlino a rispettare il principio della “non ingerenza”, dal momento che “esistono opinioni diverse su alcune questioni”. [fonte Reuters, Global Times]

Hong Kong: nuove regole sull’immigrazione alimentano le critiche dell’opposizione

Con il Legislative Council ormai privato dell’opposizione, il governo di Hong Kong approva altre leggi controverse. Nella giornata di ieri, il LegCo ha acceso il semaforo verde per gli emendamenti della legge sull’immigrazione, che affidano maggiori poteri al governo dell’ex colonia britannica di condizionare l’ingresso o l’uscita delle persone dalla città. Con 39 voti a favore e due contrari, il Consiglio Legislativo ha approvato modifiche alla legge che hanno innescato le proteste di attivisti, avvocati e alcune figure di spicco legate all’opposizione. Le critiche, in particolare quelle mosse dall’Ordine degli avvocati della città (HKBA), si muovono sul conferimento di “potere apparentemente illimitato” al Capo dell’immigrazione della città, che potrebbe impedire alle persone di salire a bordo di aerei in partenza o in arrivo nell’ex colonia britannica, senza che ci sia un’ordinanza di un tribunale. Il governo, che liquida le critiche come “totale assurdità”, è deciso a far entrare in vigore la legge il prossimo 1° agosto. Secondo il segretario alla sicurezza dell’ex colonia britannica, John Lee, la legge mira semplicemente a controllare gli immigrati illegali e non pregiudica i diritti costituzionali di libera circolazione. Il clima di Hong Kong è sicuramente teso e non si scorgono spiragli di miglioramento. Il governo ha infatti impedito la commemorazione che si organizza annualmente, ogni 4 giugno, a Victoria Park per ricordare le vittime del massacro di Piazza Tiananmen del 1989. Le autorità locali hanno congelato, per la prima volta, l’evento che si tiene da più di 30 anni a causa della pandemia di coronavirus. [fonte Guardian, RTHK]

Pechino sanziona uno spettacolo di cabaret

La comicità in Cina ha un suo costo. Pechino ha imposto una multa ai produttori di uno spettacolo di cabaret in quello che è il primo caso relativo alla violazione di contenuti sensibili. Secondo il Beijing Daily, è stata inflitta una multa di 50.000 yuan (oltre 6 mila euro) agli organizzatori di uno spettacolo, che si è tenuto dal 13 marzo fino alla fine del mese in un piccolo teatro di Pechino, per aver usato un linguaggio volgare durante l’esibizione. L’episodio è diventato virale sui social network cinesi, alimentando un dibattito sulla necessità di vietare diversi sketch per il loro contenuto, mentre diversi netizen ritengono che questa forma d’arte satirica non debba essere sottoposta a rigidi controlli e regole. È la prima volta che la forma di intrattenimento, che sta gradualmente ottenendo consenso tra le giovani generazioni, finisce nel mirino dei regolatori cinesi per il suo contenuto. Pechino ha infatti condotto diversi controlli di spettacoli comici a marzo, constatando la presenza di contenuti considerati immorali per il loro linguaggio volgare e spinto. Negli anni precedenti diversi comici e talk show trasmessi sul web sono stati oscurati a causa del linguaggio e dei temi trattati: è il caso dello spettacolo “Roast!” o del stand up comedian Yang Li, spariti dal web per un po’ di tempo. [fonte GT]

Australia, Giappone e India uniti per contrastare la Cina

Una nuova alleanza commerciale è nata nell’Indo-pacifico per ostacolare l’ascesa cinese. I ministri del commercio giapponese, indiano e australiano si sono incontrati per lanciare ufficialmente una Supply Chain Resilience Initiative per contrastare il dominio della Cina sul commercio nell’Indo-Pacifico. Il giapponese Hiroshi Kajiyama, l’indiano Piyush Goyal e l’australiano Dan Tehan hanno stabilito la condivisione di pratiche per migliorare e diversificare la catena di approvvigionamento a livello globale, anche in vista delle vulnerabilità emerse dalla crisi economica data dalla pandemia. Un obiettivo posto sul lungo termine, tanto che i responsabili del commercio dei tre paesi hanno convenuto sull’esigenza di riunirsi annualmente per valutare gli sviluppi dell’iniziativa e i possibili cambiamenti. [fonte Bloomberg]