I titoli di oggi:
- La Fiera di Canton resiste alla trade war
- India-Pakistan: cresce la tensione tra test missilistici e chiusura sui trattati per le risorse idriche
- Trump minaccia dazi sui film stranieri, a rischio l’industria cinematografica cinese
- ASEAN, Cina, Giappone e Corea del Sud contro il protezionismo commerciale
- Huawei accelera sulla produzione di semiconduttori
- La Commissione Ue condanna la visita di Xi a Mosca
La Fiera di Canton resiste alla trade war
Il 4 maggio si è conclusa la 137esima Fiera di Canton a Guangzhou, che secondo il Global Times ha attirato 288.938 acquirenti stranieri da 219 Paesi, con un aumento del 17,3% rispetto alla scorsa edizione. L’evento ha visto la partecipazione di 140 organizzazioni commerciali e 376 aziende di approvvigionamento multinazionali, con transazioni per un totale di 25,44 miliardi di dollari di esportazioni previste. Tuttavia, Caixin segnala anche un forte calo della presenza di acquirenti americani alla fiera, dovuto alle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump. Tra le strategie adottate dai clienti americani per far fronte all’aumento dei costi dei prodotti importati dalla Cina ci sarebbero l‘accumulo di scorte, lo stoccaggio della merce in Cina o negli USA ma in depositi doganali in regime economico sospensivo, e la spedizione via Messico o Canada per aggirare le tariffe. In aumento anche gli accordi tra acquirenti e venditori per dividersi i costi tariffari, normalmente interamente a carico degli uni o degli altri secondo le clausole Free on Board (FOB) o Delivered Duty Paid (DDP).
India-Pakistan: cresce la tensione tra test missilistici e chiusura sui trattati per le risorse idriche
Dopo l’attacco del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, costato la vita a 26 turisti, India e Pakistan sono nuovamente vicine all’escalation di una crisi diplomatica e militare. Mentre Nuova Delhi accusa Islamabad di complicità nell’attacco (circostanza negata dalle autorità pakistane), il Pakistan ha effettuato due test missilistici in tre giorni, l’ultimo il 5 maggio, lanciando un razzo della serie Fatah. Il primo ministro Shehbaz Sharif ha rivendicato pubblicamente le azioni dell’esercito pakistano che “ha reso chiaro come la difesa del Pakistan sia in mani forti”. Sul fronte economico, l’agenzia di rating finanziario Moody’s ha avvertito che un’escalation prolungata potrebbe compromettere la fragile ripresa economica pakistana, rallentando la crescita e mettendo a rischio gli impegni presi con il Fondo monetario internazionale (FMI) dopo il salvataggio da 7 miliardi di dollari dello scorso anno. Anche l’accesso agli investimenti esteri potrebbe essere compromesso. Contemporaneamente, l’India ha sospeso il trattato sulle acque dell’Indo, in vigore dal 1960, avviando lavori su due impianti idroelettrici in Kashmir senza informare Islamabad. Il Pakistan ha definito l’interruzione “atto di guerra”. Il governo indiano ha avviato lo svuotamento di bacini presso le dighe di Salal e Baglihar, con impatti potenziali sul flusso idrico verso il Pakistan. Nel frattempo, Mosca si è offerta come mediatore della crisi indo-pakistana: il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha parlato con le controparti di entrambi i paesi, dichiarandosi pronto a facilitare un accordo, a condizione che vi sia disponibilità da entrambe le parti.
Trump minaccia dazi sui film stranieri, i rischi per l’industria cinematografica cinese
Il presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di estendere i dazi anche al settore dei servizi, imponendo una tariffa del 100% su tutti i film prodotti all’estero. La misura, presentata come una risposta a una “minaccia alla sicurezza nazionale”, punta a riportare le produzioni cinematografiche negli Stati Uniti, sostenendo che Hollywood stia “morendo rapidamente” per via delle agevolazioni offerte da altri paesi. La Casa Bianca sembra frenare ma, se attuata, sarebbe la prima tariffa di questo genere dall’inizio del suo mandato. Con un surplus di 300 miliardi di dollari nel 2024 nel commercio dei servizi (di cui il cinema rappresenta circa il 4%) Washington resta il paese più prominente del settore cinematografico. Pechino, dal canto suo, ha recentemente ridotto l’import di film statunitensi e annunciato contromisure, tra cui dazi al 125% su beni Usa e restrizioni su settori quali minerali strategici e aerospace.
ASEAN, Cina, Giappone e Corea del Sud contro il protezionismo commerciale
I ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali di ASEAN, Cina, Giappone e Corea del Sud hanno lanciato un monito congiunto contro il crescente protezionismo commerciale, definendolo una minaccia per la stabilità economica globale. Durante un incontro a margine della conferenza annuale della Banca asiatica di sviluppo a Milano, i leader asiatici hanno sottolineato come le nuove barriere doganali rischino di frammentare il commercio e compromettere investimenti e flussi di capitale nella regione. Senza nominare direttamente gli Stati Uniti, il comunicato allude ai nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump, che colpirebbero duramente le economie del Sud-Est asiatico, purché attualmente temporaneamente sospese per 90 giorni. Il gruppo ha poi annunciato di voler di ampliare il raggio d’azione della Chiang Mai Initiative, il fondo regionale di emergenza in valuta estera, per includere crisi sanitarie e disastri naturali, sulla scia delle difficoltà vissute durante la pandemia.
Huawei accelera sulla produzione di semiconduttori
Huawei sta sviluppando una rete di impianti di semiconduttori a Shenzhen per ridurre la dipendenza della Cina dalla tecnologia straniera, in particolare in risposta alle sanzioni statunitensi. Lo rivela il Financial Times grazie ad immagini satellitari e rapporti di insider riguardanti tre siti chiave, tra cui uno gestito direttamente da Huawei per la produzione di chip a 7 nm per smartphone e AI. Gli altri due siti, gestiti da SiCarrier e SwaySure, sarebbero supportati da Huawei attraverso il personale, il trasferimento di tecnologia e il coordinamento degli investimenti, nonostante l’azienda abbia smentito ufficialmente l’affiliazione. Lo sforzo di Huawei fa parte di una più ampia iniziativa sostenuta dallo Stato che prevede partnership con produttori di chip nazionali come SMIC e fornitori di apparecchiature come SMEE. Gli Stati Uniti hanno risposto sanzionando le entità affiliate, accusandole di favorire la modernizzazione militare.
La Commissione Ue condanna la visita di Xi a Mosca
La Commissione UE ha commentato duramente la scelta di Xi Jinping di recarsi a Mosca. “La Cina è un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ha anche la responsabilità di rispettare la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e l’ordine internazionale basato sulle regole”, ha dichiarato la portavoce per gli Affari esteri, Anitta Hipper. “La Cina continua, inoltre, a essere un elemento chiave nel sostenere la guerra di aggressione della Russia. Senza il sostegno della Cina alla Russia, Mosca non sarebbe in grado di proseguire la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina con la stessa intensità”, ha concluso la portavoce.
Sarà quindi un anniversario teso per le relazioni Cina-UE, che nel 2025 compiono 50 anni. Xi Jinping, che pure ha accettato l’invito di Putin a partecipare alla parata militare del 9 maggio, ha declinato quello dell’UE di partecipare alle celebrazioni del 6 maggio a Bruxelles. Tra i motivi di frizione con l’UE ci sono i rapporti cinesi con la Russia, i diritti umani, e le politiche europee di de-risking portante avanti sotto la presidenza di Ursula von der Leyen, tra cui l’imposizione di tariffe sui veicoli elettrici cinesi. Tuttavia, il fattore Trump e l’interesse a collaborare nel campo delle energie rinnovabili aprirebbero spiragli di riavvicinamento, scrive Nikkei Asia.