I titoli della rassegna di oggi:
– La Corea del Nord sta con Trump
– Arrestato per liquore in ricordo di Tian’anmen
– La Cina leader tecnologica entro il 2049
– La droga cinese arriva in Europa
– Hong Kong protesta in nome di Pikachu
– Global Slavery Index: 46 milioni di schiavi, l’Asia guida la classificaLa Corea del Nord sta con Trump
In un editoriale pubblicato martedì, la statale DPRK Today si dice favorevole ad una vittoria di Trump, che viene definito un "«politico saggio"» e un «candidato lungimirante». In particolare, nell’editoriale viene esaltato il progetto del magnate di ritirare le truppe americane di stanza nella Corea del Sud se Seul non accetterà di contribuire maggiormente alle spese della difesa. Una dipartita di Washington, prosegue l’agenzia di stampa, sancirebbe di fatto il raggiungimento della riunificazione della penisola coreana. L’editoriale arriva a pochi giorni da un’intervista rilasciata da Trump alla Reuters in cui affermava – in caso di insediamento alla Casa Bianca – di voler abbandonare la strategia isolazionista per invitare il leader nordcoreano Kim Jong-un al dialogo.
Sembra invece fuori discussione un abbandono del programma nucleare nordcoreano, richiesto dall’amministrazione Obama come garanzia per una ripresa dei colloqui. In visita in Cina, l’ex ministro degli Esteri Ri Su-yong – il funzionario di più alto rango a visitare la Repubblica popolare dallo scorso settembre – ha aggiornato i compagni di Pechino sugli esiti del Congresso del Partito dei Lavoratori e sulla Byungjin Line, la strategia che prevede simultaneamente una spinta sull’economia e sul nucleare.
Arrestato per liquore in ricordo di Tian’anmen
Fu Hailu, lavoratore migrante del Sichuan, è stato preso in consegna dalla polizia domenica con l’accusa di "incitamento alla sovversione del potere dello stato" per aver postato su WeChat la foto di una bottiglia di birra e alcune del liquore baijiu aventi per etichetta un’immagine commemorativa del massacro di piazza Tian’anmen: una fila di carri armati davanti a un «rivoltoso sconosciuto"» 2.0. ovvero una figura umana seduta alla tastiera di un pc. Sotto l’immagine, seguono alcune scritte commemorative e un gioco di parole che si avvale dell’assonanza tra la parola cinese baijiu e l’anno del massacro bajiu (89).
Stando a quanto riferito dalla moglie, l’uomo era sempre stato molto interessato alle tematiche sociali, ma si sente di escludere un suo coinvolgimento diretto nella fabbricazione delle etichette. Ogni anno, i giorni che precedono e seguono la ricorrenza del massacro sono scanditi dall’inasprimento dei controlli su web e attivisti. Per ora sono almeno altre tre le persone arrestate in relazioni a commemorazioni private dell’evento.
La Cina leader tecnologica entro il 2049
La Cina dovrà diventare leader mondiale nella scienza e nella tecnologia entro il 2049, anno in cui ricorre il centenario della fondazione della Repubblica popolare. È quanto si propone il presidente cinese Xi Jinping, che durante una conferenza tenutasi lunedì ha definito l’innovazione scientifica e tecnologica «un dovere» per creare una Cina forte e per migliorare le vite delle persone. Si tratta del secondo appello del genere in pochi giorni.
La settimana scorsa, Xi aveva sottolineato l’importanza dell’apporto di teorie e idee «con caratteristiche cinesi» nel campo della filosofia e delle scienze sociali. Una dichiarazione d’intenti che va nella direzione tracciata dai due piani Internet Plus e Made in China 2015 mirati a rendere le aziende tecnologiche cinesi dei colossi mondiali.
La droga cinese arriva in Europa
La Cina è diventata il centro mondiale per la vendita di sostanze psicoattive. È quanto emerge dal report dell’Europol EU Drug Markets Report 2016, in cui viene esteso a livello globale il ruolo della Repubblica popolare e di Hong Kong nello smercio dei narcotici fino all’anno scorso circoscritto prevalentemente alla regione asiatica. Secondo quanto si apprende dal report, il costo della spedizione di un chilo di roba – pari a decine di migliaia di dosi – dalla Cina all’Europa è di soli 100 euro. La sostanza può essere spedita fino a casa dell’acquirente in appena due giorni. Poi viene lavorata e confezionata in vari prodotti in giro per l’Europa.
Secondo il rapporto, tra i fattori che concorrono alla diffusione delle nuove droghe made in China viene annoverata la corruzione diffusa che affligge il settore farmaceutico cinese. Inoltre mentre sono simili alle droghe sintetiche come la metanfetamina o l’ecstasy – che però sono sotto il controllo internazionale – «le nuove sostanze psicoattive differiscono da un punto di vista chimico e quindi non sono ancora controllate o considerate illegali».
Hong Kong protesta in nome di Pikachu
Beikaciu o Pikaqiu? Per decenni a Hong Kong il roditore giallo dei Pokemon è stato identificato con il nome cantonese di Bei-Ka-Chu, particolarmente simile all’originale giapponese. Di recente, tuttavia, la Nintendo ha pubblicato una lista dei 151 personaggi del cartone animato (di cui saranno a breve lanciati due nuovi videogame per la console 3DS per la prima volta in caratteri tradizionali e semplificati) ribattezzati con nomi in mandarino per tutta la Greater China – sino ad oggi Taiwan, Hong Kong e Cina continentale avevano continuato ad avvalersi di traduzioni locali.
Ad Hong Kong, per esempio, Pikachu era stato reso con il nome cantonese di Bei-kaa-chyu (比卡超) mentre adesso diventerebbe Pikaqiu (皮卡丘), molto più simile all’originale giapponese ma molto diverso da come veniva pronunciato in cantonese, dialetto che l’ex colonia britannica considera «lingua nazionale». Oltre 6000 persone a marzo hanno firmato una petizione per chiedere alla Nintendo di lasciare il vecchio nome, mentre il 30 maggio decine di manifestanti hanno protestato davanti al consolato giapponese, nel quartiere di Central, per salvare la vecchia denominazione. Per i localisti, infatti, non è soltanto un mero capriccio linguistico, è una questione identitaria; specie in questo momento storico di crescente ingerenza da parte della mainland negli affari politico-culturali della regione amministrativa speciale.
Global Slavery Index: 46 milioni di schiavi, l’Asia guida la classifica
Sono quasi 46 milioni le persone a vivere in stato di schiavitù, di cui la maggior parte in India e Corea del Nord. È quanto emerge dal Global Slavery Index compilato dalla Walk Free Foundation. Secondo l’organizzazione per la difesa dei diritti umani con base in Australia, il numero delle persone nate in schiavitù, sottoposte a lavori forzati, finite in stato di servitù per debiti o vendute come schiavi sessuali è aumentato dai 35,8 milioni del 2014 agli attuali 45,8 milioni.
Sebbene la crescita esponenziale sia dovuta soprattutto ad un cambiamento dei metodi di raccolta dei dati, tuttavia, secondo il fondatore di Walk Free i flussi migratori in arrivo dalle zone di crisi vede un aumento dei soggetti esposti a varie forme di sfruttamento. In tutto sono 167 i paesi citati nella ricerca. Circa il 58 per cento delle persone ridotte in schiavitù è concentrato in Corea del Nord, Uzbekistan, Cambogia, Qatar e India.