I titoli di oggi:
– Le autorità thailandesi vietano all’attivista hongkonghese Joshua Wong l’ingresso nel paese
– Inaugurata la ferrovia cinese che collega l’Etiopia al porto di Gibuti
– Lo shopping cinese a Hollywood preoccupa il Congresso Usa
– Continuano le diserzioni di funzionari nordcoreani- Filippine: Poliziotto conferma coinvolgimento degli «squadroni della morte» nella guerra al narcotraffico
– Il Myanmar abolisce la legge contro il dissenso
– Corea del sud: la nuova legge anti-corruzione arricchisce i paparazzi
Le autorità thailandesi vietano all’attivista hongkonghese Joshua Wong l’ingresso nel paese
Joshua Wong, uno dei leader delle proteste democratiche degli Ombrelli, è stato trattenuto in stato di fermo mentre si trovava all’aeroporto Suvarnabhumi Airport di Bangokok. Wong si era recato in Thailandia su invito di un attivista locale Netiwit Chotipatpaisal per presenziare a una conferenza presso la rinomata Chulalongkorn University in commemorazione del 40esimo anno dalla repressione violenta del governo thailandese sul movimento studentesco. Secondo quanto riferisce Chotipatpaisal, le autorità cinesi avrebbero contattato via lettera il governo thailandese per fermare il ragazzo. Wong era arrivato da Hong Kong con il volo Emirates EK385 alle 23.45 di martedì e fino alla tarda mattina di mercoledì è risultato irraggiungibile. Secondo fonti di Hong Kong Free Press il giovane sarà imbarcato sul prossimo aereo delle 14.00. Nel caso Wong non potrà essere presente, Chotipatpaisal spera che il suo intervento possa essere trasmesso via Skype. La Chulalongkorn University manifesterà in suo sostegno questa mattina, mentre nel pomeriggio a Hong Kong attivisti pro-democrazia marceranno fino al consolato thailandese.
Non è la prima volta che Bangkok restituisce personaggi scomodi a Pechino, diventato il partner più influente da quando la giunta golpista si è insediata al potere inimicandosi gli Stati Uniti. Nel 2015 Wong si era già visto negato l’ingresso in Malaysia dove doveva tenere alcune lecture sulla democrazia in Cina.
Inaugurata la ferrovia cinese che collega l’Etiopia al porto di Gibuti
Oggi si inaugura la ferrovia tra la capitale etiope Addis Abeba e il porto di Gibuti e l’agenzia Nuova Cina celebra l’evento, perché la ferrovia è tecnologia e cstruzione cinese. Meng Fengchao, il presidente della China Railway Construction Corporation cinese – la grande azienda di Stato delle ferrovie – dice che il progetto diventerà un nuovo standard nella cooperazione sino-africana. Perché? Innanzitutto perché si tratta della prima ferrovia elettrica dell’Africa. E poi ci sono due altri motivi fondamentali: primo, la ferrovia consente di introdurre standard cinesi all’estero, che quindi facilitano l’esportazione sia di attrezzature made in China sia del modello di gestione industriale cinese; secondo, la costruzione di ferrovie permette poi di farci attorno, lungo il percorso, parchi industriali, centri logistici e case, il sempreverde sviluppo immobiliare. Insomma, è la politica delle infrastrutture, il modello cinese, che viene esportato in tempo reale mentre viene sperimentato nella stessa Cina.
Lo shopping cinese a Hollywood preoccupa il Congresso Usa
Lo shopping cinese a Hollywood comincia a impensierire il Congresso americano. 16 membri dell’organo legislativo statunitense hanno sollevato la questione in riferimento all’acquisto della compagnia di produzione Legendary Entertainment da parte di Wanda Gorup, la conglomerata presieduta dall’uomo più ricco di Cina, Wang Jianlin. Nel 2012, la società cinese si era già aggiudicata la catena di multisale americana AMC Theaters per 2,6 miliardi di dollari. La Wanda non è una compagnia statale ma vanta contatti molto in alto nella gerarchia comunista. Recentemente Wang ha dichiarato che intende acquistare almeno una quota del 50 per cento in uno dei sei principali studios di Hollywood. E’ per questo che all’interno del Congresso aumentano le richieste di espandere la supervisione del Committee on Foreign Investment fino a includere il settore cinematografico, dei media e dell’entertainment. Gli investimenti di Dalian Wanda Group e altre società cinesi nella mecca del cinema ci pongono davanti all’eventualità che presto seguano restrizioni sulla libertà creativa e casi di autocensura», spiega il repubblicano Christopher Smith.
Continuano le diserzioni di funzionari nordcoreani
Secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, un funzionario dell’ambasciata nordcoreana a Pechino ha disertato, mentre un report indipendente del quotidiano JoongAng Ilbo parla della richiesta di asilo al Giappone da parte di due impiegati della medesima sede diplomatica. Se confermati, i tre casi si inseriscono nella recente ondata di diserzioni di alto profilo che parrebbero attestare la crescente instabilità del regime di Kim Jong-un. Citando "fonti vicine a Pyongyang, Yonhap sostiene che il funzionario – affiliato al ministero della Salute nordcoreano e incaricato di fornire una clinica di Pyongyang di cui si serve la famiglia Kim- sarebbe sparito a fine settembre. Il ministero dell’Unificazione sudcoreano non è stato in grado di confermare la storia.
Nel caso segnalato dal JoongAng Ilbo, invece, due membri dello staff dell’ambasciata avrebbero fatto richiesta d’asilo presso la missione giapponese a Pechino, sebbene le autorità nipponiche abbiano smentito tutto. Le due storie arrivano a pochi giorni dal discorso tenuto dalla presidente sudcoreana Park in occasione dell’Armed Forces Day, in cui la leader aveva invitato i nordcoreani a disertare al Sud promettendo loro una nuova vita.
Filippine: Poliziotto conferma coinvolgimento degli «squadroni della morte» nella guerra al narcotraffico
La polizia filippina è coinvolta nelle uccisioni di massa contro i criminali eseguite nell’ambito della campagna contro il narcotraffico avviata dal presidente Duterte lo scorso giugno. A riferirlo è un alto funzionario della polizia (autore di 87 esecuzioni) che ha accettato di raccontare la propria storia al Guardian. E’ la prima volta che a tracciare un nesso tra le migliaia di morti e il governo è un membro delle forze dell’ordine direttamente coinvolto. L’uomo, che fa parte di uno dei dieci team speciali istituiti per colpire tossici, trafficanti e criminali, descrive nei minimi dettagli il modus operandi della polizia e il modo in cui i cadaveri vengono fatti sparire.
Secondo il PNP delle 3600 uccisioni portate a termine sinora, 1,375 sarebbero stata eseguite durante operazioni di polizia, 2,233 e più da ignoti vigilantes (criminali, signori della droga ecc…). La fonte del Guardian parla di una tripartizione degli incarichi: oltre alla polizia e agli ingoti giustizieri, ci sono poi gli «squadroni della morte» altamente addestrati, la categoria più minacciosa, stando ai racconti dell’insider.
L’esistenza degli «squadroni della morte» – già segnalata dalle organizzazione per la difesa dei diritti umani al tempo in cui Duerte era sindaco di Davao- continua ad essere ufficialmente negata dal governo di Manila.
Il Myanmar abolisce la legge contro il dissenso
Nella giornata di martedì il governo birmano ha abolito l’Emergency Provisions Act, la legge che dal 1950 ha permesso alla giunta militare per mettere a tacere il dissenso. La Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, stava lavorando a una sua sospensione fin dall’assunzione formale del potere lo scorso marzo. La legge draconiana assicurava ampi poteri alle autorità, come il diritto di trattenere una persona senza accuse formali, e dava ai tribunali la possibilità di spiccare condanne sulla base di prove deboli. L’abrogazione è stata osteggiata dai parlamentari in divisa, che hanno definito l’Act funzionale alla sicurezza nazionale.
Da quando Suu Kyi è diventata la leader di fatto diversi prigionieri politici sono stati messi in libertà e un’altra legge contro gli «elementi sovversivi» è stata messa in soffitta. Ciò non è bastato a zittire i critici che sottolineano i molti processi per diffamazione avviati negli ultimi mesi. Giusto a settembre un uomo è stato incarcerato per nove mesi con l’accusa di aver definito il presidente Htin Kyaw un «idiota» e un «pazzo» in un post online.
Corea del sud: nuova legge anti-corruzione arricchisce i paparazzi
Si chiama Headquarters of Reporting for Public Good e ha il compito di formare «investigatori» capaci di utilizzare obiettivi nascosti per immortalare funzionari, dipendenti statali, giornalisti e insegnanti «con le mani nel sacco». Dal 28 settembre una legge anti-corruzione limita a a 30mila won il valore dei pranzi che tali categorie professionali possono farsi offrire, mentre non posso accettare doni superiore a 50 mila won e regali cash (spesso elargiti in occasione di matrimoni e funerali) oltre i 100mila won. I trasgressori possono venire multati o perseguiti penalmente a seconda della gravità dell’infrazione. Il compito dei «paparazzi» è quello di seguire i sospettati e cercare di beccarli in flagrante. Una missione per la quale posso arrivare a ricevere fino a 200mila won (181.691 dollari). Ma un funzionario dell’Anti-Corruption and Civil Rights Committee avanza dei dubbi sull’utilità dei «paparazzi»: «Una foto non basta a costruire un caso»