I titoli della rassegna di oggi:
-La Cina reagisce all’esecuzione di Jia Jinglong simbolo della corruzione dei governi locali
-Il Singles Day "è un disastro per il pianeta"
-L’istigazione al suicidio passa per QQ
-Duterte abbassa la guardia davanti al nuovo presidente americano
-Alla sbarra i due uiguri accusati dell’attacco dinamitardo di Bangkok
La Cina reagisce all’esecuzione di Jia Jinglong simbolo della corruzione dei governi locali
E’ stato giustiziato Jia Jinglong, l’uomo colpevole di aver ucciso con una pistola sparachiodi modificata il capo di villaggio che aveva ordinato la demolizione della sua abitazione nel 2013. A nulla sono serviti le suppliche del web e degli avvocati per la difesa dei diritti umani in sostegno di una sentenza più clemente. Il caso del giovane dello Hebei mette in evidenza «la corruzione percepita a livello locale, sopratutto per quanto riguarda la collusione tra governo locale e sviluppatori per portare avanti ‘progetti di sviluppo’», ha dichiarato William Nee di Amnesty International. Secondo il ricercatore proprio la grande attenzione mediatica riscossa dal ragazzo potrebbe aver indotto Pechino a mantenere una posizione dura per ostentare sicurezza. Negli ultimi anni l’applicazione della pena di morte in Cina ha visto una netta riduzione, ma a fronte di pene più lievi comminate ai funzionari corrotti c’è chi esige maggiore comprensione anche per la gente comune.
Il Singles Day «è un disastro per il pianeta»
La condanna arriva da uno studio pubblicato sul Journal of Environmental & Analytical Toxicology, secondo il quale la giornata dello shopping online lanciata da Alibaba – che quest’anno ha raggiunto un nuovo record d’incassi – ha costi ambientali altissimi. Si pensi che sono necessari circa 2 milioni di alberi per la produzione di un miliardo di scatole di cartone. E secondo Greenpeace in Cina solo il 20% dei pacchi viene riutilizzato o riciclato, mentre il nastro da imballaggio contiene materiali plastici che impiegano 100 anni a essere rimossi. Per avere un metro di paragone negli Usa a essere riciclato e circa il 63% delle scatole di cartone. Per l’ong l’e-commerce peggiora il trend incentivando le persone a fare acquisti in maniera irrazionale.
L’istigazione al suicidio passa per QQ
Il recente suicidio di due studenti universitari in un albergo di Nanchino ha attirato la lente delle autorità sul grigio sottobosco che caratterizza la piattaforma cinese di messaging QQ. Qui a partire dal 2013 si sono formati gruppi specializzati nel mettere in contatto persone intenzionate a trovare un «lamico" con cui togliersi la vita o a scambiarsi informazioni pratiche su come farlo. La parola suicidio risulta bloccata sulla piattaforma di Tencent, tuttavia questo non ha impedito il verificarsi di nuovi casi. Intanto è dibattito sulle responsabilità legali degli istigatori virtuali. Secondo la legge cinese l’istigazione al suicidio di per sé non è reato, ma se rivolta a persone particolarmente giovani o con disabilità mentali viene considerata omicidio.
Duterte abbassa la guardia davanti al nuovo presidente americano
Non nuovo alle inversioni a U il presidente filippino Rodrigo Duterte ha ancora una volta dato prova di cambiare facilmente idea. E’ così che lunedì il capo della polizia Dela Rosa ha annunciato che l’accordo tra Manila e Washington per la vendita di 26mila fucili d’assalto è tuttora valido nonostante la scorsa settimana Duterte avesse annunciato di voler rinunciare alla commessa in una delle sue abituali sfuriate contro i «cretini» di Washington. Stavolta però il ripensamento potrebbe nascondere risvolti strategici interessanti. Stando a Dela Rosa, infatti, a salvare l’accordo sarebbe stato l’esito delle presidenziali americane dal momento che «lui e Trump sono amici». Ecco che mentre ci si interroga sul futuro della Trans-Pacific Partnership e del Pivot to Asia un nuovo inquilino alla Casa Bianca potrebbe aiutare gli Stati Uniti a tenersi buono un alleato asiatico diventato particolarmente ingestibile negli ultimi tempi.
Alla sbarra i due uiguri accusati dell’attacco dinamitardo di Bangkok
Dopo lunghi ritardi, si è finalmente aperto il processo a Yusufu Mieraili e Adem Karadag, i due cinesi di etnia uigura accusati di aver eseguito l’attacco terroristico del 17 agosto 2015 in cui sono morte 20 persone presso il santuario Erawan di Bangkok. 10 sono i capi d’accusa a loro carico tra cui omicidio e detenzione illegale di esplosivi. Una precedente confessione è stata più tardi ritrattata dai due che hanno dichiarato di essere stati sottoposti a tortura durante l’interrogatorio. Nuove proteste hanno accolto la scelta delle autorità di servirsi di interpreti cinesi forniti dall’ambasciata della Repubblica popolare. Proprio la questione degli interpreti – che i due uiguri considerano di parte- ha causato il rinvio del procedimento per tre volte di seguito. Il movente dietro l’attacco di Bangkok, uno dei peggiori mai subiti dal paese del Sudest asiatico, rimane ancora poco chiaro. Mentre gli analisti propendono per una possibile vendetta contro il rimpatrio di 109 uiguri voluto dalla giunta militare, le autorità sostengono si tratti di una forma di ritorsione contro la guerra al traffico di esseri umani lanciata dal governo.