In Cina e Asia – Decolla il calcioscommesse su smartphone

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– In Cina tutti pazzi per gli Europei e per il calcioscommesse
– Nuovo rapporto sull’espianto di organi, nessun progresso per la Cina
– La Cina a caccia di alieni 
– Il sogno cinese infranto dei migranti africani
– La taiwanese Formosa pagherà per aver inquinato le acque vietnamite 
– Attacco in Bangladesh, gli Stati Uniti offrono aiutoIn Cina tutti pazzi per gli Europei e per il calcioscommesse

In Cina la passione per i campionati europei di calcio ha visto decollare il gioco d’azzardo sulla piattaforma di messaggistica WeChat. Le scommesse avvenivano perlopiù all’interno di gruppi privati e le vincite venivano riscosse attraverso il servizio di pagamenti online Alipay, del gruppo Alibaba, o attraverso le tradizionali hongbao, le «bustarelle rosse» riadattate negli ultimi anni in formato digitale.

Secondo quanto affermato domenica dal ministero della pubblica sicurezza, dall’inizio del campionato 236 sospettati sono stati presi in consegna dalla polizia cinese, che ha messo fine a un giro internazionale di scommesse illegali da 78 miliardi di dollari con quasi un milione di utenti soltanto in Cina. Alibaba e Tencent – che controlla WeChat – hanno dichiarato di aver preso provvedimenti. Più di 8.000 gruppi WeChat sono stati sottoposti a restrizioni e oltre 6.000 account si sono visti imporre limitazioni sui pagamenti online.

Nuovo rapporto sull’espianto di organi, nessun progresso per la Cina

Ogni anno in Cina tra i 60mila e i 100mila prigionieri di coscienza vengono giustiziati e sottoposti ad espianto di organi per sopperire alla carenza di donazioni. Dal 2000 il numero ammonta a 1,5 milioni di prigionieri, di cui oltre 300mila sottoposti ad operazioni in strutture irregolari. È quanto emerso dalla versione aggiornata del Bloody Harvest: Revised Report into Allegations of Organ Harvesting of Falun Gong Practitioners in China, rapporto pubblicato originariamente nel 2007 per attestare le violenze a cui sarebbero sottoposti i membri della Falun Gong, un movimento spirituale che Pechino considera fuorilegge.

Due anni fa, il governo cinese aveva vietato l’espianto sui prigionieri e avviato un sistema basato sulle donazioni volontarie, ma secondo gli autori del rapporto – tra cui l’ex segretario di stato canadese David Kilgour – la pratica continua ad essere diffusa, grazie anche al considerevole numero (ufficioso) di esecuzioni che rendono la Cina il primo paese al mondo per condanne a morte.

La Cina a caccia di alieni

Dopo cinque anni, domenica si sono conclusi i lavori per la costruzione del radiotelescopio più grande del mondo. Grande 30 campi da calcio, il telescopio sorge sulle montagne del Guizhou con lo scopo di «potenziare la ricerca di oggetti più strani per capire meglio l’origine dell’universo e incrementare la caccia globale alle forme di vita extraterrestre», ha dichiarato Zheng Xiaonian, vicecapo della National Astronomical Observation.

Costato 180 milioni di dollari, il Fast ( Five hundred meter Aperture Spherical Telescope ) comincerà la sua attività di ricerca il prossimo settembre e si inserisce nell’ambizioso programma spaziale rilanciato da Xi Jinping, che il dipartimento della Difesa americano teme possa essere strumentalizzato per impedire agli avversari di utilizzare i loro asset spaziali in periodi di crisi.

Il sogno cinese infranto dei migranti africani

«Non andate in Cina». È l’avvertimento lanciato da Lamin Ceesay, ventenne del Gambia, a tutti i suoi connazionali attratti dal «miracolo cinese». Il Gambia ha un tasso di disoccupazione giovanile pari al 40 per cento e negli scorsi anni la rilassatezza dei controlli cinesi ha reso il gigante asiatico una meta più appetibile dell’Europa per i miranti africani. Ma, racconta Ceesay, ormai la Cina – in rallentamento dopo anni di crescita a due cifre – non è più in grado di realizzare le aspirazioni dei giovani africani in cerca di successo.

Dopo aver tentato invano la fortuna rimbalzando da un paese asiatico all’altro, Ceesay è tristemente rimpatriato con in mente una missione: aprire gli occhi ai suoi compatrioti ed evitar loro frustrazioni e ingenti perdite economiche. Così ha lanciato la pagina Facebook Gambians Nightmare in China, per poi unirsi al progetto Uturn Asia, organizzato dalle Università di Oslo e di Colonia per studiare la vita dei migranti africani in Cina.

Secondo gli analisti, il numero della popolazione africana nel paese – concentrata sopratutto nella povincia meridionale del Guangdong – parrebbe essere già diminuito. Le statistiche spaziano da 150mila a 300mila residenti soltanto nella città di Guangzhou.

La taiwanese Formosa pagherà per aver inquinato le acque vietnamite

La taiwanese Formosa Ha Tinh Steel Corp è responsabile per la moria di pesci che ha colpito il Vietnam nel mese di aprile. Lo ha dichiarato la settimana scorsa un ministro vietnamita, aggiungendo che la società ha riconosciuto il disastro ambientale e ha stanziato 500 milioni di dollari per ripulire l’area colpita e risarcire la popolazione locale. Acque reflue contenenti sostanze tossiche – come il cianuro e gli acidi carbolici – sono state rilasciate in mare durante un test al complesso siderurgico della sussidiaria Formosa Ha Tinh Steel Corp.

Nei mesi scorsi accese proteste di strada avevano animato le città vietnamite per condannare i molti problemi derivanti dall’afflusso di investimenti stranieri unitamente a uno sviluppo industriale a tappe forzate. Dopo il caso della Formosa, pare che Hanoi abbia avviato controlli sulle attività di un impianto cinese nel delta del Mekong. «Non svenderemo la sicurezza ambientale in cambio di investimenti», ha dichiarato il viceministro della pianificazione e degli investimenti.

Attacco in Bangladesh, gli Stati Uniti offrono aiuto

Mentre le indagini sul massacro in cui sono morte 20 persone portano alla luce dettagli inquietanti sulla formazione dei terroristi (appartenenti all’élite locale), gli Stati Uniti hanno offerto il loro aiuto al governo di Dhaka. «Il segretario (Kerry) ha incoraggiato il governo del Bangladesh a condurre la sua indagine in conformità con i più elevati standard internazionali e ha offerto assistenza immediata da parte delle forze dell’ordine Usa, tra cui l’FBI,» ha dichiarato il portavoce del dipartimento di stato americano John Kirby.

L’attacco è l’ennesimo rivendicato da Isis del paese, anche se il governo di Sheikh Hasina continua a puntare il dito contro il movimento locale Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh (Jmb), già responsabile di una catena di esplosioni avvenute nel 2005 e ritenute ad oggi il peggiore attacco terroristico mai avvenuto nel paese.