La nostra rassegna quotidiana
Vigilia di Capodanno cinese, Xi va nelle campagne
Stanno per iniziare le ferie del capodanno cinese anche per il presidente Xi Jinping, che, come da tradizione, si reca in visita in uno degli angoli più poveri della Cina, in Sichuan, per rilanciare la campagna anti povertà del suo governo. Qui Xi è tornato a ribadire che il suo governo non lascerà indietro nessuno e che punta a sollevare quante più persone possibili dalla povertà assoluta. Un tour quanto mai politico, specificano gli specialisti, che mira a rafforzare l’immagine del presidente cinese nella popolazione, dopo il suo rafforzamento istituzionale. Insieme al clima e alla lotta alla corruzione, la lotta alla povertà è una bandiera di Xi Jinping.
Le gabbie per le “tigri” non bastano
Oltre un milione di funzionari corrotti incarcerati. Sono questi i numeri della campagna anticorruzione lanciata ormai sei anni fa dal presidente cinese Xi Jinping nel partito comunista cinese. Secondo quanto riferisce il quotidiano hongkonghese South China Morning Post, la campagna sarebbe letteralmente sfuggita di mano provocando un sovraffollamento delle prigioni adibite ad ospitare i funzionari di medio e alto rango caduti in disgrazia. Prova ne sarebbe il fatto che quest’anno i festeggiamenti per il “veglione” del capodanno cinese — che inizia venerdì — per i detenuti over-60 della prigione di massima sicurezza di Qincheng, poco fuori Pechino, sono stati sospesi. Ai detenuti in passato era permesso trascorrere alcune ore e cenare con pochi intimi, ma per ragioni di sovraffollamento, quest’anno, non se ne farà nulla. Le gabbie per le cosiddette “tigri” non bastano, insomma.
Rohingya a rischio di una “crisi nella crisi”
Non c’è pace per i Rohingya. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha avvertito ieri che i rifugiati scappati dal Myanmar in Bangladesh in seguito alle rappresaglie delle forze di sicurezza birmane dei mesi scorsi, sono a rischio di vivere “una crisi nella crisi umanitaria”. Nel paese subcontinentale sta arrivando infatti la stagione dei monsoni. “La loro vita è in grande rischio”, ha dichiarato l’alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi. Nella seconda metà del 2017 oltre 700mila persone sono fuggite dallo stato di Rakhine, Myanmar, verso il vicino Bangladesh per sfuggire alle violenze dei militari. Circa 1500 persone sono state rimpatriate nelle ultime settimane. Ma chi ritorna continua a denunciare violenze.