I titoli di oggi:
- Auto, terre rare e tensioni globali: i governi cercano alternative alla stretta cinese
- Tesoro Usa: “La Cina poco trasparente sui tassi di cambio”
- La stretta Usa su viaggi accende tensioni in Asia
- Cina, resi pubblici dettagli sui progetti per le armi nucleari in corso
- Xi: Bielorussia “vera amica” della Cina nonostante le sanzioni internazionali
- Vietnam, nuovo round di negoziati con gli Usa dopo crisi dazi
Auto, terre rare e tensioni globali: i governi cercano alternative alla stretta cinese
Il blocco cinese all’export di terre rare, imposto da Pechino lo scorso aprile, starebbe mettendo sotto pressione l’industria dell’automotive globale. Le principali case automobilistiche, come Ford e Volkswagen, hanno affermato che rischiano di fermare la produzione per mancanza di componenti essenziali, in particolare quelli necessari alla produzione di motori elettrici. Per aggirare le restrizioni, alcune valutano di spostare in Cina fasi produttive oggi localizzate altrove, contrariamente all’obiettivo di riportare la manifattura negli Usa voluto dalla Casa Bianca.
L’Unione Europea, colpita anch’essa dai ritardi nelle licenze e dalla scarsità di scorte, ha espresso le proprie preoccupazioni in occasione di un incontro con il ministro del Commercio cinese. Bruxelles chiede procedure semplificate e l’esclusione della produzione civile dai vincoli più severi. Parallelamente, ha annunciato 13 progetti in Africa, Canada e altri paesi per diversificare l’approvvigionamento. Anche il Giappone sta cercando delle alternative: in vista dei colloqui tariffari con gli Stati Uniti, proporrà una cooperazione rafforzata sulla catena di fornitura delle terre rare.
Tesoro Usa: “La Cina poco trasparente sui tassi di cambio”
Il Dipartimento del Tesoro americano ha pubblicato giovedì un rapporto in cui esprime preoccupazione per la politica monetaria cinese. La Cina viene risparmiata dall’etichetta di “manipolatrice di valuta”, anche se è stata accusata di distinguersi “tra i nostri principali partner commerciali per la sua mancanza di trasparenza in merito alle sue politiche e pratiche in materia di tassi di cambio. Questa mancanza di trasparenza non impedirà al Tesoro di designare la Cina” in futuro, se troverà prove di un intervento cinese per contrastare l’apprezzamento dello yuan, recita il comunicato.
Venerdì lo yuan cinese è rimasto pressoché invariato intorno a 7,1815 per dollaro statunitense, dopo che la Banca Popolare Cinese ha fissato il tasso di riferimento leggermente più in alto, a 7,1845 per dollaro. I toni piuttosto tenui dell’ammonimento rispecchiano il tentativo di sgonfiare le tensioni bilaterali degli ultimi giorni, provocate dalle misure statunitensi contro la tecnologia cinese e dalla risposta di Pechino sul controllo dei materiali critici.
La stretta Usa sui viaggi accende tensioni in Asia
Gli Stati Uniti hanno annunciato nuove restrizioni ai viaggi verso 12 paesi, tra cui Afghanistan, Myanmar e Iran, citando motivi di sicurezza. La misura, firmata dal presidente Trump, rievoca il controverso blocco dei viaggiatori da paesi musulmani introdotto nel 2017, e colpisce nazioni accusate di non cooperare sul fronte della sicurezza dei visti o con alti tassi di permanenza irregolare. La misura, legata a un attacco terroristico in Colorado da parte di un sospetto egiziano, ha suscitato nuove polemiche. Ciò si aggiunge alla sospensione dei visti per studenti stranieri coinvolti in programmi di scambio ad Harvard. L’annuncio ha provocato reazioni piuttosto tiepide da parte dei governi asiatici coinvolti. Solo la Somalia ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, affermando la volontà di collaborare con gli Usa sulle questioni di sicurezza emerse con il ban.
Cina, resi pubblici dettagli sui progetti per le armi nucleari in corso
La televisione di stato cinese ha rivelato per la prima volta dettagli sul missile nucleare DF-5, un modello strategico con testata da 3-4 megatoni e gittata di 12 mila km, capace di colpire Stati Uniti ed Europa. Il missile, in servizio dal 1981, pesa 183 tonnellate ed è lungo 32,6 metri. Considerato fondamentale nella deterrenza nucleare cinese, il DF-5 ha segnato l’ascesa della Cina come potenza nucleare. L’annuncio potrebbe anticipare nuovi modelli più avanzati, mentre i sistemi più vecchi verrebbero ritirati. La Cina possiede oltre 600 testate nucleari e potrebbe superare le 1.000 entro il 2030, mentre continua a sviluppare sistemi più moderni come il DF-31 e DF-41. Nonostante l’ampliamento dell’arsenale, Pechino conferma la politica di “non primo uso” delle armi nucleari.
Xi: Bielorussia “vera amica” della Cina nonostante le sanzioni internazionali
Xi Jinping ha incontrato il leader bielorusso Alexander Lukashenko a Pechino, elogiando la Bielorussia come un “vero amico” e invitandola a unirsi alla Cina nella “resistenza contro egemonia e bullismo” di altri paesi. Lukashenko, rieletto a gennaio in un’elezione contestata da diversi governi occidentali, si è presentato nella Repubblica popolare in un momento di forte pressione internazionale e sanzioni economiche legate al sostegno di Minsk alla guerra russa in Ucraina. Xi ha sottolineato la fiducia “incrollabile tra i due paesi, mentre Lukashenko ha riconosciuto l’ “intenso pressing occidentale” che accomuna anche la Cina. Quella a fianco del presidente bielorusso è la prima apparizione pubblica di Xi dal 20 maggio. L’assenza, come sempre con l’avvicinarsi degli incontri estivi di Beidaihe, aveva messo in moto congetture su possibili attriti all’interno del partito comunista cinese.
Vietnam, nuovo round di negoziati con gli Usa dopo crisi dazi
Gli Stati Uniti e il Vietnam terranno un nuovo round di negoziati commerciali entro la fine della prossima settimana. Lo ha annunciato il ministero del Commercio vietnamita, a seguito dell’incontro tra il ministro Nguyen Hong Dien e il funzionario Usa Jamieson Greer a Parigi, dove hanno concordato di accelerare i colloqui tecnici prima del terzo incontro ufficiale previsto per la prima metà di giugno. Le trattative puntano a trovare un compromesso prima della scadenza, a inizio luglio, della sospensione del 46% dei dazi “reciproci” sulle esportazioni vietnamite verso gli Usa. Hanoi ha risposto alle richieste americane, definite come particolarmente “severe”, senza però rivelare i dettagli delle proposte. Secondo il governo vietnamita, il paese asiatico ha intenzione di rabbonire Trump con l’acquisto di prodotti agricoli americani per 600 milioni di dollari.