In Cina e Asia – 385 miliardi di “debiti ombra” lungo la Nuova Via della Seta

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Ben 385 miliardi di dollari. A tanto ammonterebbe il debito ombra contratto dai paesi della Belt and Road. A sostenerlo sono ricerche di AidData effettuate su un campione di 13mila progetti finanziati dalla Cina per un valore di 843 miliardi di dollari spalmati in 165 stati. Le indagini coprono i 18 anni fino al 2017 e attestano un’iniezione annua di 85,4 miliardi a partire dal 2013, l’anno in cui è stata lanciata la BRI. Laddove in precedenza i prestiti cinesi erano principalmente diretti a mutuatari sovrani, come le banche centrali, ora quasi il 70% del debito estero cinese è emesso attraverso società statali, banche statali, joint venture e istituti privati. Secondo lo studio, più di 40 Paesi a reddito medio e basso hanno ora livelli di esposizione debitoria verso la Cina superiori al 10% del loro prodotto interno lordo nazionale. Altro dato interessante, i progetti finanziati nell’ambito della BRI sarebbero più problematici di altri a causa di una maggiore permeabilità alla corruzione e una maggiore esposizione a proteste, problemi ambientali e violazioni nel rapporto di lavoro.

Quando si parla di debiti e BRI si finisce sempre per parlare di Africa. Spesso a sproposito. Due casi da tenere sott’occhio – per ragioni diverse – sono quelli dello Zambia e della Repubblica democratica del Congo:

Il debito dello Zambia nei confronti della Cina ammonta a circa 6,6 miliardi di dollari. Oltre il doppio di quanto ammesso recentemente dalle autorità di Lusaka. Lo rivela uno studio della China Africa Research Initiative secondo il quale il governo africano spende ad oggi almeno il 30 per cento del suo reddito pagando gli interessi sul debito. Secondo l’istituto di ricerca statunitense, parte della Johns Hopkins University, la cifra di 6,6 miliardi di dollari si ottiene se si tiene conto del credito elargito tanto dalle policy bank quanto dalle banche commerciali: in precedenza il governo di Lusaka stimava il totale a 3,4 miliardi di dollari. Gli autori della ricerca ci tengono a precisare che però quello dello Zambia va considerato un caso limite e non rispecchia la situazione dell’Africa in generale. Né necessariamente i numeri vanno interpretati come un sintomo di scarsa trasparenza. I creditori cinesi sono probabilmente inclusi nella categoria “altri creditori” presente nelle relazioni economiche annuali del Ministero delle Finanze e dal nuovo “Government Debt Portfolio Review”. La scorsa settimana il ministro, Situmbeko Musokotwane, ha dichiarato ai media che i colloqui in corso con il Fondo monetario internazionale (Fmi) avanti “procedono bene”, in vista di concordare una linea di credito in favore del Paese.

Intanto la Repubblica democratica del Congo ha creato una commissione incaricata di investigare “i principali problemi rilevati negli accordi di collaborazione” con la Cina. Sotto la lente ci sono le promesse disattese con cui Pechino si era impegnato a investire 3,2 miliardi di dollari in una miniera di cobalto e 3 miliardi in progetti infrastrutturali. A dieci anni di distanza, però, secondo le autorità locali, la Cina ha versato meno di un terzo della somma prevista. Come fa notare lo stesso ministro delle Finanze congolese, tuttavia, la responsabilità non è solo della Cina: “la colpa è pricipalmente della parte congolese” che “ha autorizzato queste debolezze” contrattuali. [fonte SCMP, FT, CARI, Bloomberg]

La crisi energetica colpisce anche Pechino e Shanghai

Lunedì avevamo raccontato di come l’aumento delle attività industriali legate all’export, coniugata a un incremento dei prezzi del carbone, stia creando forti disagi non solo alla produzione (come avvenuto in passato). Stavolta i blackout cominciano a interessare segnaletica stradale e abitazioni. State Grid China, la più grande società elettrica al mondo, ha preannunciato interruzioni della corrente in almeno quattro distretti della capitale, inclusi Xicheng e Dongcheng, dove sono concentrate le agenzie governative e Chaoyang, il quartiere degli stranieri. Secondo la spiegazione ufficiale, si tratta di una sospensione dovuta a regolare manutenzione. Le persone affette potrebbero essere 10.000 su una popolazione di 22 milioni di persone, mentre nella zona di Shanghai la preoccupazione è soprattutto relativa alla produzione industriale. Nella provincia del Jiangsu i fornitori di Apple e Tesla hanno già fermato tutte le operazioni. [fonte NIKKEI]

11° dialogo strategico Cina-Ue: Borrell sostiene Taiwan

Si è tenuto ieri in videoconferenza l’11° dialogo strategico Cina-Ue. Il ministro degli Esteri Wang Yi e l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell hanno discusso dei principali dossier di politica estera: l’Afghanistan, il Myanmar e gli sviluppi nell’Indo-pacifico. Ma anche di cooperazione internazionale per combattere il cambiamento climatico e la pandemia da coronavirus. Borrell ha osservato che, sebbene persistano ancora disaccordi, l’Ue e la Cina devono continuare a cooperare. Il capo della politica estera Ue ha citato come esempio virtuoso il recente dialogo sull’Ambiente e il Clima in previsione della COP26 di Glasgow. Borrell ha sottolineato la necessità di impegnarsi sulle questioni relative ai diritti umani e di riprendere il dialogo attraverso l’apposito framework Cina-Ue. Lo scambio ha riguardato anche questioni scivolose come il  Xinjiang, Hong Kong e Taiwan. Pur riaffermando il principio “una sola Cina”, Borrell ha dichiarato che il gruppo dei 27 ha interesse “a sviluppare la cooperazione con Taiwan, un partner economico importante con cui condivide le stesse idee nella regione, senza alcun riconoscimento dello stato.” L’isola democratica è diventata l’ultimo nodo gordiano delle relazioni sino-eurpee da quando la Lituania ha annunciato di voler rinominare l’ufficio di rappresentanza dando maggiore risalto alla natura taiwanese dell’istituto.

[eeas.eu, SCMP]

Cina: le aziende del delivery accelerano sulla robotica

Il covid ha cambiato tante cose. Per quanto riguarda la Cina, tra le novità c’è certamente l’introduzione più massiccia dei robot nel delivery. Alibaba, JD e Meituan hanno in programma di introdurre 2.000 robot entro il 2022, quattro volte il numero attualmente in uso. Il fatto è che mentre i salari crescono e le aziende sono tenute a concedere maggiori diritti ai lavoratori, i costi della robotica stanno diminuendo rapidamente. Se nel 2020 per costruire uore un robot di meituan servivano 400.000 yuan oggi ne bastano 200.000. I colossi del tech cinese ci tengono a precisare che l’impiego delle macchine andrà a sostenere la forza lavoro in carne ed ossa, non si tratta di una sostituzione. [fonte Reuters]

Raccontare la storia di Meng Wanzhou a scuola

Il caso di Meng Wanzhou, la CFO di Huawei liberata nel wekend dopo tre anni di domiciliari in Canada, potrebbe entrare nei libri di testo. Una scuola elementare dello Shandong ha organizzato un’esercitazione con i Giovani Pionieri, gruppo che riunisce i più giovani ,membri del Partito Comunista. I bambini si sono cimentati nel raccontare ai compagni la loro versione della storia davanti ad alcune immagini del rimpatrio della donna, celebrato dai media di stato come il ritorno di un’eroina. Secondo i leader adulti dell’organizzazione, l’epopea di Meg insegna ai bambini che “essere coraggiosi non significa non avere paure, ma piuttosto mantenere la fede nel cuore”. Un noto blogger ha suggerito di utilizzare il caso come materiale per saggi scolastici. Molti sono infatti gli spunti di riflessione con cui infondere patriottismo nei piccoli comunisti: “solo l’innovazione tecnologica può far rivivere una nazione” e “un paese forte significa più dignità per gli individui”, scrive l’utente. [fonte SCMP]

Giappone: Kishida verso la premiership

Sarà l’ex ministro degli Esteri, Fumio Kishida, a guidare il Liberal Democratic Party (LDP), il partito che detiene la maggioranza in parlamento. Sarà quindi sempre Kishida a raccogliere l’eredità del premier Suga il 4 novembre. L’ex ministro ha sconfitto il principale rivale, Taro Kono, con ampio margine; il sostegno dei capi del partito è stato fondamentale. Rimandiamo ad alcune osservazioni condivise su Twitter da Guido Alberto Casanova dell’ISPI, il quale nota come Kono si sia confermato il più apprezzato dalla base, ma che le sue posizioni sono viste dai capi del partito come abbastanza anticonformiste (soprattutto su nucleare e sistema pensionistico). In più era sostenuto da Ishiba e Nikai: troppo per alcuni. I “vecchi” del partito non vogliono Kono. Ragionando sull’affluenza, invece si evidenzia un incremento sostanziale dell’affluenza. Durante la votazione del 2018 avevano partecipato poco più di 640.000 tesserati, mentre oggi si contano oltre 700,000 (su 1,1M). “Vero che nel 2018 eravamo in pieno periodo Abe, ma penso ci sia anche dell’altro”, scrive Casanova. [fonte Reuters, Casanova]

Vertice intercoreano? Nell’attesa Pyongyang testa un nuovo missile ipersonico

Lo scorso sabato l’agenzia di stampa statale KCNA (Korean Central News Agency) ha riportato le parole di Kim Yo Jong, sorella del leader della Corea del Nord Kim Jong Un: il paese è disposto a considerare un altro vertice con Seoul nelle condizioni di reciproco rispetto. Parole che giungono dopo che la scorsa settimana si era espressa duramente contro Corea del Sud e Stati Uniti, criticandoli per portare avanti una “politica ostile” nei confronti del Nord. Servono “imparzialità e rispetto reciproco”, ha detto Kim, per promuovere la comprensione tra le due Coree e trovare soluzioni a una serie di questioni rilevanti: una tra tutte, la risoluzione della guerra di Corea (1950-1953), tecnicamente ancora in corso, attraverso l’emanazione di una dichiarazione ufficiale.

Una prospettiva accolta favorevolmente dal Ministero dell’unificazione sudcoreano, che ha dichiarato che si impegnerà a breve in nuovi colloqui con Pyongyang. Durante un discorso tenuto martedì scorso all’assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ha esortato Cina e Stati Uniti ad intercedere per la dichiarazione di cessazione, la quale incoraggerebbe la Corea del Nord a rinunciare alla denuclearizzazione. Ma la situazione è complessa. Intanto, secondo gli analisti i colloqui tra i quattro paesi potrebbero aver luogo in occasione dei Giochi invernali di Pechino, ma Pyongyang è stata bandita dalla manifestazione sportiva dopo aver saltato le Olimpiadi di Tokyo per paura che i suoi atleti potessero contrarre il Covid-19. Inoltre, proprio per i programmi nucleari e missilistici di Kim Jong Un, gli Usa continuano a dichiararsi reticenti a intercedere per la cessazione formale della guerra. E Pyongyang non sembra intenzionata a sospendere le provocazioni. Proprio ieri il Regno eremita ha effettuato un altro test missilistico che ha coinvolto un nuovo razzo ipersonico planante. I missili ipersonici sono considerati armi di prossima generazione in grado di anticipare una possibile reazione degli avversari. Per quanto lo sviluppo del vettore sia ancora in fase inziale, il test pone la Corea del Nord nella lista dei pochi paesi ad aver centrato l’obiettivo, insieme a Stati Uniti, Russia e Cina [fonte SCMP, Reuters]

A cura di Alessandra Colarizi; ha collaborato Vittoria Mazzieri