I titoli della rassegna di oggi:
– La Cina prevede taglio di 1,8 milioni di posti di lavoro nelle «imprese zombie»
– I tagli nell’esercito cinese obbligheranno Pechino a spendere di più per la difesa
– Confessione di gruppo in tv per quattro dei librai scomparsi di Hong Kong
– L’India si prepara a investire in infrastrutture e agricolturaLa Cina prevede taglio di 1,8 milioni di posti di lavoro nelle «imprese zombie»
La forbice dell’amministrazione cinese si prepara a tagliare drasticamente l’impiego nei settori del carbone e dell’acciaio, giudicati troppo onerosi e poco efficienti. Secondo i primi dati divulgati dal ministero delle risorse umane di Pechino, 1,8 milioni di lavoratori (pari al 15 per cento della forza lavoro impiegata nei due settori, in Cina) verranno «rilocati», usufurendo per due anni di un budget stanziato dal governo di 100 miliardi di yuan (14 miliardi di euro).
La previsione è stata fatta in base alla stima delle chiusure prossime delle cosiddette «imprese zombie», attività improduttive precedentemente tenute in vita attraverso l’iniezione di capitale a fondo perduto da parte del governo centrale e dei governi locali. Il ministero delle finanze cinesi ha precisato che i fondi per la rilocazione dei lavoratori saranno accessibili solo quando le aziende chiuse dichiareranno bancarotta e, assieme ai governi locali, ripagheranno alle banche il debito accumulato.
I tagli nell’esercito cinese obbligheranno Pechino a spendere di più per la difesa
Secondo diversi analisti consultati dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, la Cina per il prossimo anno fiscale aumenterà sensibilmente la spesa nel settore della «difesa», principalmente per pagare l’ottimizzazione delle risorse umane dell’Esercito popolare di liberazione. Fuori dai tecnicismi: Pechino ha annunciato un taglio di 300mila unità nel «personale non combattente» entro il 2017, un esercito di persone che ora – come per i lavoratori del carbone e acciaio – dovranno essere reimpiegati in altri settori.
Una fonte vicina all’Esercito cinese ha parlato di un possibile incremento del 20 per cento nelle spese militari, anche considerando le tensioni in corso nel Mar cinese meridionale. In questo caso, sarebbe il record di spesa bellica per la Cina dal 2007.
Confessione di gruppo in tv per quattro dei librai scomparsi di Hong Kong
Quattro dei cinque librai scomparsi di Hong Kong hanno rilasciato una confessione televisiva sul canale cinese Phoenix Tv, affermando di essere stati arrestati dalle autorità a causa della «vendita di libri illegali su internet». Crimine sul quale avrebbero «riflettuto molto».
I cinque – tra cui un cittadino britannico e uno svedese – avrebbero spedito libri «illegali» da Hong Kong all’interno della Cina continentale, aggirando i controlli delle poste. I libri sotto accusa sono generalmente compilazioni a metà tra il dossier e il gossip, con protagonisti esponenti del Partito comunista cinese o loro parenti stretti.
Lee Bo – cittadino britannico, l’unico a non comparire nella confessione tv – ha anche annunciato di aver intenzione di rinunciare alla sua residenza nel Regno Unito, chiarendo di essersi recato «volontariamente» in Cina per partecipare a «indagini legali» da parte delle autorità cinesi.
Attivisti per i diritti umani ritengono che le confessioni tv siano state «forzate» dalle autorità di polizia cinesi.
L’India si prepara a investire in infrastrutture e agricoltura
Alle prese col rilancio dell’economia indiana, il governo Modi questa settimana ha presentato la legge di stabilità per il prossimo anno fiscale. Una manovra, secondo il primo ministro, «pro poveri, pro villaggi e pro contadini», che vedrà un incremento del 20 nella spesa per le infrastrutture e un forte sostegno al settore dell’agricoltura, con 16 miliardi di dollari dedicati al sostegno dell’India rurale.
Rimane il problema della creazione di posti di lavoro, fondamentale per assorbire la sempre crescente offerta di forza lavoro non specializzata. A questo proposito verrano creati 1500 «centri di formazione» con l’obiettivo di specializzare 10 milioni di giovani indiani, rendendoli appetibili al mercato del lavoro.
La legge, giudicata «insufficiente» dalle opposizioni, pare affidarsi troppo all’intervento esterno di investitori stranieri e del settore privato, che dovrebbero creare posti di lavoro. Cosa che, ad oggi, ancora non hanno fatto in ordini di grandezza rilevanti.