Ancora una volta è il presidente Xi Jinping a far parlare di sé. Prima di diventare presidente, Xi avrebbe preso il taxi come un normale cittadino, rivela un quotidiano di Hong Kong. Tutti a celebrare la frugalità del presidente, fino alla smentita ufficiale. Ma per qualcuno, la notizia sarebbe stata diffusa per ridicolizzare Xi. La vicenda si è già meritata su Twitter l’hashtag #taxigate. Protagonista è il presidente cinese Xi Jinping che, secondo il giornale di Hong Kong fedele a Pechino Ta Kung Pao, avrebbe preso il taxi come un cittadino qualunque e parlato a lungo con l’autista dei problemi sociali della Paese.
Il 18 aprile la testata ha pubblicato un rapporto dettagliato del fatto, avvenuto il primo marzo, riportando le chiacchiere di Xi con l’autista, Guo Lixin, sull’inquinamento e altri problemi della capitale. Media e siti ufficiali hanno immediatamente celebrato la storia come un esempio di stile fresco, "da uomo del popolo" di quello che sarebbe diventato presidente da lì a poco.
Il percorso di Xi è stato addirittura definito weifu sifang ("viaggio in incognito"), nome con cui venivano chiamate le escursioni sotto mentite spoglie di alcuni imperatori per le strade di Pechino: fuori dall’isolamento dorato della Città Proibita per comprendere le condizioni e gli umori del popolo.
La notizia è arrivata per altro dopo una settimana da un’altra improvvisa mossa "dal volto umano" del presidente: la visita al villaggio di Tanmen, nell’isola meridionale di Hainan, dove Xi si era interessato alle vite dei pescatori locali e aveva rivolto loro parole di incoraggiamento per il lavoro e le condizioni in cui si svolge.
Tuttavia, nel giro di un giorno, la corsa in taxi è stata smentita sia dal Ta Kung Pao, che ha chiesto scusa ai lettori, sia dai media del continente, come per esempio l’agenzia ufficiale Xinhua.
Che cosa è successo nel frattempo? Difficile fare ipotesi, ma l’impressione è che comunque l’operazione di propaganda – vera o falsa che sia la corsa in taxi di Xi – si sia trasformata in un autogol mediatico.
In Rete, i commenti positivi sullo stile di Xi si erano alternati a scherzi e motteggi. Probabile che la propaganda cinese si sia resa conto di avere esagerato: "L’impatto dello scoop non è stato positivo come i funzionari volevano che fosse", ha per esempio detto il professor Zhang Ming, politologo dell’università Renmin, al South China Morning Post.
"Ci sono molti punti sospetti", ha invece dichiarato il professor Qiao Mu, dell’Università di Studi esteri di Pechino, aggiungendo quindi che "l’intera saga costituita dal tentativo di rafforzare la sua immagine, con successiva conferma e poi smentita, ottiene l’unico risultato di far perdere ulteriormente fiducia e speranza nei confronti della nuova leadership da parte del pubblico". La notizia è arrivata in piena campagna anticorruzione.
Xi Jinping ha imposto alla classe politica un giro di vite: basta con gli accessori alla moda, i buffet e le auto blu.
Bill Bishop, osservatore di questioni cinesi che vive a Pechino, ha commentato su internet di non avere idea di cosa stia succedendo, ma fa comunque tre ipotesi, che offrono uno spaccato del complesso funzionamento del sistema di propaganda e dei rapporti interni al potere cinese: Xi ha preso veramente il taxi, ma quando la notizia è uscita si è reso conto che sembrava troppo una messa in scena e quindi ha ordinato alla propaganda di smentirla; Xi non ha preso il taxi e la notizia è un’ iniziativa "sopra le righe" delle autorità di propaganda, quindi il presidente l’ha fatta cancellare in quanto eccessiva (il che rivelerebbe l’esistenza qualche problema tra Xi e la macchina mediatica cinese); infine, forse, "qualcuno sta usando il Ta Kung Pao per mettere in imbarazzo le autorità di propaganda e/o Xi Jinping".
Ipotesi suggestiva, la terza, che rivelerebbe continue schermaglie dietro le quinte della leadership. Siamo in piena campagna anticorruzione, per una nuova frugalità del potere, contro i comportamenti eccessivi dei funzionari e la notizia/non notizia della corsa in taxi del presidente giunge proprio nel giorno in cui vengono annunciati nuovi tagli alle spese dei funzionari.
Xinhua ha riportato l’annuncio del ministero delle Finanze secondo cui "quest’anno il governo centrale spenderà meno nelle visite all’estero, nelle automobili e nei ricevimenti, nell’ambito del tentativo di promuovere la frugalità. […] Per tali spese, nel 2013 l’esecutivo avrà a disposizione 7,97 miliardi di yuan (1,28 miliardi di dollari Usa), con una riduzione di 126 milioni rispetto al 2012".
L’annuncio è arrivato dopo che Cctv, la tivù di Stato, ha rivelato che nonostante la campagna promossa dallo stesso Xi Jinping, file di Audi nere dai vetri oscurati (la macchina del funzionario per definizione) continuano a essere parcheggiate di fronte a ristoranti, locali e karaoke di lusso. Forse qualcuno ha voluto ridicolizzare il «frugale Xi». E magari la storia del taxi è il colpo proibito di chi si sente minacciato dalla campagna per la frugalità.
[Scritto per Lettera43; foto credits: offbeatchina.com]