Il settore del solare è cresciuto negli ultimi anni a ritmi altissimi, soprattutto nell’export verso l’Occidente. Con il 60 di questo diretto verso la sola Europa. Ora che il mercato è saturo, Ue e Usa frenano sulle importazioni. E l’intero settore in Cina è in crisi. Per molte aziende non rimane che licenziare. È un momento critico per le industrie di pannelli solari cinesi. Saranno più di mille gli esuberi alla Suntech Power Holdings, il più grande produttore mondiale di pannelli e cellule solari. Duecento alla Trina Solar, tutti a livello manageriale. LDK Solar arriverà a licenziare il 22 per cento dei suoi dipendenti, oltre 5500 persone.
Suntech, Trina e LDK Solar sono tutti colossi cinesi del solare, interessati da un’indagine avviata all’inizio di settembre dall’Unione europea con l’accusa di "dumping", cioè di avere esportato prodotti a prezzi di troppo inferiori rispetto a quelli esercitati dai produttori europei – in particolare tedeschi – e ingiustificabili rispetto ai prezzi delle materie prime, della forza lavoro e dei costi di trasporto. In poche parole, si tratterebbe di concorrenza sleale.
Secondo il quotidiano di Pechino in lingua inglese China Daily, i tagli al personale sarebbero un tentativo di rispondere alla crisi del settore, che traeva profitto soprattutto dall‘export.
Nel solo 2011 il volume di esportazioni a di componenti e pannelli solari dalla Cina verso Usa e Unione europea ha superato i 35 miliardi di dollari, il 60 per cento dei quali (circa 21 miliardi di dollari) è stato assorbito dalla sola Europa. "Molti clienti hanno smesso di comprare i nostri prodotti" dice al China Daily Zhang Hanbin di Canadian Solar, altra azienda leader del settore e quotata nell’indice americano Nasdaq.
L‘iniziativa anti-dumping europea è senza dubbio la più importante nella storia della relazioni commerciali tra Cina e vecchio continente. Pechino aveva infatti manifestato il proprio rammarico per la decisione il 6 settembre scorso: "introdurre limitazioni nel campo dei pannelli solari può compromettere il sano sviluppo del settore globale dell’energia solare e pulita". Pochi mesi prima, a maggio, era arrivata la decisione americana di introdurre tariffe speciali (tra il 2,9 e il 4,73 per cento) sulle importazioni del 31 per cento di pannelli "made in China".
Vista la difficoltà di riguadagnare la fetta di mercato europea, la Cina ora non può che sperare nel mercato interno. Ma non sarebbe tutta colpa delle misure anti-dumping adottate da europei e americani.
Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, un fattore cruciale nella crisi del settore sarebbe il rapporto tra domanda e offerta a livello mondiale. Il mercato dei pannelli solari è ormai più che saturo: si calcola che l’attuale capacità produttiva sarebbe il doppio della reale domanda mondiale. I prezzi, di conseguenza, sono in continua discesa.
Nel primo trimestre del 2012, segnala Solarbuzz, sito di monitoraggio dei prezzi legati al settore del solare, il costo è sceso ulteriormente fino a toccare 1,48 euro per watt. Non è certo un dato confortante per il settore, basti pensare che nel 2001 il prezzo era a oltre 5 euro per watt.
Nonostante il notevole calo dei prezzi di listino di celle e pannelli solari, i produttori cinesi hanno continuato a produrre a ritmi sostenuti. Prendiamo ad esempio la Suntech, una delle aziende che licenzierà di più nei prossimi mesi: nel 2011 sono stati consegnati pannelli per il valore di 2100 megawatt (pari alla potenza di una grande centrale a combustione) con l’obiettivo di arrivare a consegnarne 2500 entro la fine di quest’anno. Ora i piani andranno rivisti.
Suntech ha annunciato, oltre ai 1500 esuberi di personale, la riduzione della propria capacità produttiva da 2,4 a 1,8 gigawatt. Un taglio di quasi la metà dell’output dell’azienda, che rimane comunque più alto di quello di una centrale idroelettrica medio-grande, almeno in termini di potenza.
Allo stesso tempo, si legge nel report annuale dell’azienda, l’ azienda non potrà fare a meno di fare cassa, liquidando alcuni asset non strategici e aumentando la quota di finanziamenti dalle banche.
In particolare una: Bank of China, che, riporta sempre il WSJ, aveva esteso ancora nel luglio 2011 la sua linea di credito di 436 milioni di dollari a un tasso di interesse del 6,56 per cento con scadenza a un anno e mezzo. Insomma, Suntech continua a produrre e a fare affari sul debito e ora si trova a dover adottare misure di emergenza se vuole continuare ad attingere dalle casse della Bank of China, il principale istituto bancario statale cinese.
Una situazione inaccettabile per i concorrenti europei, tedeschi in particolare, che hanno spinto perché la commissione europea avviasse un’indagine anti-dumping contro la Cina. "Speriamo che l’Ue adotti un atteggiamento cauto", aveva detto un funzionario del Ministero del commercio cinese sui rapporti commerciali tra Rpc e Eurozona. E aveva aggiunto: "il dialogo è il miglior modo per risolvere questo tipo di dispute".
Dialogo che il premier cinese Wen Jiabao sta cercando in questi giorni con i vertici dell’Unione, Van Rompuy e Barroso per raggiungere un nuovo accordo sul commercio e sugli investimenti "al più presto". Se l’ Europa in crisi vuole ancora gli investimenti cinesi, non potrà arroccarsi sulle sue posizioni.
[foto credits: forbes.com]*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.